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la sentenza

‘Ndrangheta in Trentino, comminate otto condanne

Secondo l’accusa alcuni imputati erano propaggine delle cosche calabresi di Cardeto, Bagaladi, Melito Porto Salvo e Reggio Calabria

Pubblicato il: 27/07/2023 – 18:44
‘Ndrangheta in Trentino, comminate otto condanne

TRENTO La corte d’assise di Trento ha condannato a vario titolo, per un totale di 76 anni complessivi di carcere, a fronte degli 88 anni chiesti dalla Procura della Repubblica, gli otto gli imputati del filone principale del processo scaturito dall’indagine “Perfido”, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore del porfido in Trentino. La corte, con sentenza emessa nel pomeriggio di oggi, ha riconosciuto cinque degli imputati colpevoli del reato di associazione di tipo mafioso, mentre due sono stati dichiarati colpevoli di concorso esterno. Inoltre, tre dei cinque condannati per associazione di tipo mafioso e uno di quelli condannati per concorso esterno sono stati riconosciuti colpevoli anche del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. In particolare, per il reato di associazione di tipo mafioso – quale propaggine locale delle cosche calabresi di Cardeto, Bagaladi, Melito Porto Salvo e Reggio Calabria – Domenico Ambrogio è stato condannato a otto anni di reclusione, Mario Giuseppe Nania a 11 anni e 8 mesi, Giuseppe Battaglia a 12 anni, Pietro Battaglia a 9 anni e 8 mesi, Demetrio Constantino a 10 anni e Antonino Quattrone a 8 anni e 8 mesi. Per il reato di concorso esterno, sono stati condannati Giovanna Casagranda a 9 anni e 4 mesi e Federico Cipolloni a 6 mesi e 8 anni. Nania, Pietro Battaglia, Giuseppe Battaglia e Casagranda sono stati condannati anche per sfruttamento del lavoro.
Come rileva il giornale on line L’adige, «l’accusa ha ribadito la gravità delle condotte rilevate a partire dal dicembre 2014, quando il pestaggio di un operaio cinese (per cui tre macedoni vennero condannati per lesioni aggravate e sequestro di persona e tre carabinieri all’epoca in servizio ad Albiano sono accusati di omissione di soccorso del ferito, omessa denuncia per non aver segnalato all’autorità giudiziaria i responsabili e favoreggiamento) permise di fare luce su un quadro inquietante nella gestione di alcune cave cembrane». 
La corte ha inoltre condannato in solido gli imputati al risarcimento dei danni in favore delle parti civili. Alla Provincia di Trento, sono stati riconosciuti 100mila euro, 200mila euro al Comune di Lona Lases, e 30mila euro a ciascuna per Libera, Filca Cisl, Fillea Cgil del Trentino. Alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero della difesa, al Ministero dell’interno e ad Arci del Trentino sono riconosciute le spese di costituzione, mentre, in considerazione del momento in cui è stata effettuata la costituzione a parte civile, la corte ha stabilito che il riconoscimento dei danni è da liquidarsi in separato giudizio, mentre è stata rigettata la richiesta della società editrice Altrotrentino.

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