ROMA «In Italia dall’inizio del 2023 al 27 luglio sono andati in fumo 51.386 ettari percorsi dal fuoco equivalenti a oltre 73.408 campi da calcio. Impressionati i dati degli ultimi tre giorni: dal 25 al 27 luglio, sono bruciati ben 31.078 ettari di vegetazione». È quanto denuncia Legambiente che oggi diffonde i dati che ha elaborato analizzando quelli satellitari Effis (European Forest Fire Information System), che monitorano solo gli incendi superiori ai 30 ettari. In fumo 41.365 ettari (pari all’80%) in Sicilia, seguita da Calabria con 7.390 ettari, Puglia (1.456) e Abruzzo (284 ettari).
Il più delle volte, sottolinea Legambiente, si tratta di incendi dolosi. Nel 2022 infatti, sono stati 5.207 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici. Calabria e Sicilia sono le regioni più colpite dalle azioni incendiarie, rispettivamente con 611 e 544 reati contestati. Segue il Lazio con 479, la Toscana con 441 e la Lombardia, che dal decimo passa al quinto con 415. Se si guarda indietro degli anni dal 2018 al 2022 in Sicilia sono stati 2.938 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici, 191.386 gli ettari di superficie boscata e non andati in fumo. Palermo (677), Messina (605) e Catania (444) le città con più illeciti. In Calabria dal 2018 al 2022 sono stati 2.709 i reati accertati di questo tipo, 63.196,30 gli ettari di superficie boscata e non percorsi dalle fiamme. Cosenza (1652), Catanzaro (454) e Crotone (412) le città dove si sono registrati più illeciti di questo tipo. Per contrastare il fenomeno, Legambiente individua 10 priorità che riguardano, in sintesi, prevenzione su più livelli e in maniera continuativa, gestione, rafforzamento delle attività investigative e norme più severe. In primis, tra le azioni da mettere in campo, occorre definire un soggetto unico come la Protezione Civile nazionale per gestire gli incendi boschivi in maniera integrata, garantire un maggiore coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti e vigilare sull’applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) e le sue modifiche introdotte con la legge 155/2021. Allo stesso tempo è fondamentale prevedere pene più severe estendendo quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafarani chiede di estendere, «quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. Infine – dice – non va dimenticato che è fondamentale responsabilizzare e coinvolgere cittadini, preziosa parte attiva nella lotta agli incendi ma anche e soprattutto nella partita della prevenzione e informazione».
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