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«Un elicottero volava sul barcone ore prima della tragedia». Il racconto negli atti dell’inchiesta di Crotone

Le testimonianze di tre sopravvissuti raccolte nei campi profughi. Per loro il mezzo era simile a quelli della Guardia costiera

Pubblicato il: 30/07/2023 – 14:30
«Un elicottero volava sul barcone ore prima della tragedia». Il racconto negli atti dell’inchiesta di Crotone

CROTONE Tre sopravvissuti della tragedia di Cutro – 94 morti di cui 35 bambini – parlano di un elicottero bianco che alle 19 del 25 febbraio, cioè nove ore prima dello schianto dei caicco “Summer Love”, avrebbe sorvolato l’imbarcazione. Le testimonianze, in persiano e inglese, sono state tradotte e depositate in Procura a Crotone da tre legali torinesi, Marco Bona, Enrico Calabrese e Stefano Bertone. Indagini difensive – i tre rappresentano i parenti dei sopravvissuti – che potrebbero gettare nuove luce su quella notte e su quanto (non) è stato fatto per evitare il naufragio. Il Corriere della Sera e La Stampa raccontano i dettagli di quelle testimonianze racconte nei campi profughi che saranno analizzate ora nell’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Capoccia. 

«Ho visto un elicottero bianco»

Uno dei testimoni indica l’elicottero della Guardia costiera (foto dal Corriere della Sera)

«Ho visto un elicottero bianco», dice una donna sentita dai legali. Che la incalzano ottenendo conferme. «Ce ne sono molti in Afghanistan, so distinguerlo da un aeroplano. (…) Non so l’ora esatta (del sorvolo, ndr). L’ho visto quando la luce del giorno era ancora lì e non era completamente buio. L’ho visto per 3-5 secondi, poi lo scafista ci ha mandato di sotto». La donna racconta che l’elicottero «era bianco e la sua coda era rossa, c’era qualcosa come una bandiera. Guardavo la facciata bianca ma poi lo scafista ci ha mandato di sotto». Poi indica un tipo di mezzo che sarebbe quello della Guardia costiera. È questo il colpo di scena: la donna e altri due scampati alla strage di Cutro (una ragazza di 23 anni e un uomo) parlano per la prima volta di un dettaglio inedito.

«Il governo italiano non ci ha aiutato affatto»

Uno dei sopravvissuti aggiunge un’accusa: «Il governo italiano non ci ha aiutato affatto, quei due elicotteri sapevano della nostra nave, nonostante ciò, non si sono presi cura di noi e non ci hanno salvato. Abbiamo navigato in acque italiane per dieci ore. Nessuna polizia nessuna guardia di frontiera sono venuti a salvarci e ci hanno lasciato affondare».  In un altro verbale, una dei sopravvissuti racconta: «Verso le 22-22.30 mentre mi trovavo sotto coperta ho sentito il rumore di un elicottero, ne sono certa». Serviranno ora approfondimenti per capire se davvero quell’elicottero appartenesse alla Guardia costiera e se si trattasse di quella italiana o greca. Di certo, però, il particolare non era mai emerso. La superstite 23enne spiega perché soltanto alcuni abbiano notato quella presenza: «Gli scafisti ci facevano salire a gruppi di 5/10 persone – ha raccontato la testimone che nel naufragio ha perso il marito di 23 anni –. Io pativo molto. Dentro c’era poca aria, la mia pressione sanguigna scendeva, era troppo affollata. Troppo».

«Hanno parlato spontaneamente del transito di un elicottero»

I racconti, a questo punto, hanno bisogno di conferme. E delle conseguenti valutazioni. L’elicottero avrebbe intercettato il caicco prima ancora dell’avvistamento di Frontex che non segnalava pericoli imminenti e parlava di navigazione regolare ma segnalava la presenza di un cellulare turco a bordo. I legali, d’altra parte, raccontano a La Stampa: «Del transito di un elicottero hanno parlato spontaneamente introducendo loro quella presenza. E quando abbiamo chiesto loro come potessero essere sicuri che si trattasse di quel tipo di mezzo e non di un bimotore ad elica come quello di Frontex ci hanno risposto che come afghani hanno una considerevole esperienza di sorvoli di ogni genere di velivoli anche militari». Ora tocca all’inchiesta della Procura di Crotone. 

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