COSENZA Cosenza al sesto posto in Italia con 5.234 sospensioni del Reddito di cittadinanza, Reggio Calabria al decimo posto con 3.714 sospensioni, Catanzaro al sedicesimo con 2.814. La Calabria è tra le regioni più “toccate” dall’intervento del governo Meloni. Quell’sms che ha liquidato 169mila beneficiari della misura ha avuto già una prima conseguenza: quella di far salire l’allarme per possibili tensioni sociali. I sindaci delle principali città calabresi si sono già schierati pubblicamente. Franz Caruso, sentito questa mattina da La Stampa, ha dovuto fare un passo in più, rafforzando le misure di sicurezza intorno agli uffici del Comune. «Abbiamo mandato la polizia municipale», racconta il sindaco. «Per fortuna non ci sono state reazioni violente: i cittadini hanno capito che il Comune non ha responsabilità, anzi a sua volta è una vittima».
La stop, evidenzia il primo cittadino «è arrivato per circa 1.500 persone su un totale di 5mila percettori. Nell’sms dell’Inps gli veniva detto di “iscriversi” ai servizi sociali del comune. Ma che vuol dire? Queste persone si aggiungeranno agli oltre 3mila soggetti fragili già in carico a quegli uffici. E noi già non abbiamo nemmeno il personale per svolgere la normale attività quotidiana».
Gli uffici ora dovranno se i “sospesi” siano davvero occupabili oppure siano soggetti fragili. «Andrà fatto entro ottobre – spiega Caruso –. Il problema è che per tre mesi questi poveri cittadini non ricevono niente e non riceveranno nemmeno il pregresso dovuto». Per di più nessuno aveva preparato le amministrazioni locali allo “shock”. «Come sindaco non ho ricevuto nessuna comunicazione. Mi sembra un modo bizzarro di rispettare i ruoli delle singole istituzioni che sanno già essere in affanno». Le prime reazioni? «Calca per chiedere informazioni. Abbiamo previsto la polizia municipale come presidio di sicurezza. Questa gente è esasperata. Si trovano a vedersi togliere quel poco che lo Stato gli dava, mentre sono in condizione di assoluto bisogno. Peraltro gli è stato comunicato con un messaggio burocratico e freddo». Il sindaco spera che il governo riveda la sua posizione. «Non siamo la Francia, ma di fronte alla disperazione non è improbabile che la gente scenda in piazza».
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