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Susan Sarandon e la Calabria: «Sorpresa dalla bellezza della Sila e dalla gentilezza delle persone»

L’attrice ospite del Magna Graecia Film Festival: l’amore per il cinema italiano del passato e l’impegno per i diritti civili negli Usa

Pubblicato il: 03/08/2023 – 7:10
Susan Sarandon e la Calabria: «Sorpresa dalla bellezza della Sila e dalla gentilezza delle persone»

CATANZARO L’eleganza della figura e la potenza delle azioni e dei pensieri. Il fascino di Susan Sarandon è una nuvola bianca che attraversa e accarezza la Calabria con la sua bellezza sobria e con l’eco del suo impegno civile e sociale, impreziosendo il Magna Graecia Film Festival di Catanzaro, che la onora con la Colonna d’Oro alla carriera. L’attrice iconica di “Thelma e Louise” ma anche di tanti altri film e paladina dei diritti degli ultimi si confida in una intensa masterclass nell’arena del festival diretto da Gianvito Casadonte parlando della “sorpresa” per la bellezza della Calabria, del suo amore per l’Italia e per il cinema italiano, soprattutto di quello del passato, ma anche dello sciopero che da settimane sta animando Hollywood, sciopero le cui ragioni la Sarandon condivide con estrema forza, quella che le fa scagliare accuse pesanti alle grandi major che stanno disumanizzando il cinema.

La bellezza della Calabria e l’amore per l’Italia

Intervistata dalla giornalista Silvia Bizio, Sarandon definisce quella in Calabria «una esperienza bellissima, non ero mai stata qui e le bellezze della natura sono fantastiche, il mare è meraviglioso e sono stati tutti molto gentili». In particolare l’attrice sottolinea «la grandissima sorpresa, in Sila, non immaginavo che in questa zona potessero esserci questi boschi e queste foreste così belle, anche la passeggiata che ho fatto è stata meravigliosa, sicuramente la sorpresa più grande e più bella finora. Per non parlare del cibo: ho già mangiato fin troppo». E’ uno dei fil rouge che unisce  la Sarandon all’Italia, terra a cui è fortemente legata avendo origini italiane (il nonno era di Ragusa e lei ha una figlia avuta da un italiano, Franco Amurri): «Mi sento profondamente italiana , e dopo New York – spiega l’attrice americana – l’Italia è l’unico altro posto dove potrei vivere. Per due anni di troppo non riesco a ottenere la cittadinanza italiana, nonostante tutta la documentazione disponibile. Se potete darmi una mano ad avere il passaporto italiano ve ne sarei molto grato. L’Italia è diversa, perché ha davvero grande fascino e un grande storia.  Quando sono venuta qui a lavorare per la prima volta – ricorda l’attrice americana –  gli italiani si sono dimostrati molto pazienti mentre tu stai lottando per cercare di farti comprendere, cosa che invece non si può dire per la Francia e i francesi». L’Italia per Sarandon è anche il bel cinema, almeno di quello del passato:  «Quando ho visto per la prima volta “Il Conformista” in realtà non sono sicura di aver capito tutte le implicazioni politiche che aveva, l’ho rivisto di recente a New York a una proiezione a cui ho portato anche mio figlio e ti toglie il fiato, è bellissimo, ancora oggi è estremamente moderno. Ho avuto poi la fortuna di diventare amica di Bertolucci, persona squisita, il film ti porta a pensare che il cinema può essere qualcosa di bello, la maestria con cui è realizzato. Oggi purtroppo – rimarca con un pizzico di amarezza l’attrice americana – il cinema non è altro che una televisione un po’ più grande perché non ha quella capacità artistica, esempio nel posizionamento delle luci, che il cinema italiano di una volta riusciva a esprimere».

Lo sciopero a Hollywood

Inevitabile poi il passaggio sulla realtà di Hollywood e su quello sciopero che vede Susan Sarandon in prima linea: «C’è una rivolta che – spiega la Sarandon – non riguarda solo il cinema ma tante categorie, che scioperano perché stanno cercando di ottenere uno stipendio dignitoso. C’è un enorme divario tra quello che guadagnano i lavoratori e le multinazionali, questo succede anche nel settore degli attori: possiamo avere assicurazione sanitaria solo se raggiungi un guadagno minimo di 26mila dollari, il 92% degli attori però non riesce a raggiungere questo minimo. Lo streaming non dà più la possibilità di pagare le royalties e quindi gli attori non guadagnano a sufficienza: con questo modello gli studios, le multinazionali hanno anteposto gli utili alle persone.  Oggi è necessario che cambi il modello di business affinché gli attori guadagnino in modo dignitoso. Questo rispetto ai grandi capi delle multinazionali come Hbo e Disney che sono miliardari e continuano ad accumulare milioni e milioni. E poi c’è il grande problema dell’intelligenza artificiale. Gli studios – conclude l’attrice di “Thelma e Louise” – hanno praticamente proposto che gli attori che interpretano in particolare piccole parti si sottopongano a una scansione del proprio copro, in maniera tale che poi gli studios, tramite computer, diventino proprietari del corpo dell’attore e a quel punto non è necessario ingaggiare l’attore e quindi pagarlo per la prestazione. Questo non è assolutamente etico».  (c. a.)

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