MASSACHUSETTS Si è laureato all’Unical e oggi è Direttore dell’Intelligenza Artificiale e Data Science nel dipartimento di Informatica & Analisi del Dana-Farber Cancer Institute, il prestigioso ospedale oncologico della Harvard Medical School.
In pratica Renato Umeton, 39 anni, mette l’intelligenza artificiale al servizio della medicina. Lo spiega al giornalista del Fatto Quotidiano, Raffaele Nappi: «Aiutiamo medici e pazienti tramite l’introduzione dell’AI nei reparti dell’ospedale, nelle nostre cliniche e in tutti i nostri laboratori di ricerca».
In un articolo recentemente pubblicato su Nature Medicine, Renato e altri colleghi hanno mostrato come l’Intelligenza Artificiale possa predire con tre anni di anticipo la comparsa del tumore al pancreas, uno dei più letali.
Grandi soddisfazioni per un professionista non ancora quarantenne. Cose che accadono altrove ma non in Italia.
Lui spiega che in America vieni «costantemente promosso, premiato, incoraggiato, viene riconosciuto quando lavori di più o porti risultati migliori. Non è un caso che sia io che mia moglie, che è medico specialista in neurologia e direttore del centro cefalee dell’Università del Massachusetts, ricopriamo ruoli dirigenziali prima dei 40 anni».
Nonostante Umeton lamenti la carenza di meritocrazia – la sensazione è che vadano avanti «i furbetti e non necessariamente chi era più preparato o lavorava di più» – ha provato a restare in Italia dopo un primo periodo di 18 mesi al Mit di Boston: «Ho fatto oltre 20 concorsi per un posto da ricercatore universitario. Ci dovevo provare: l’Italia è il Paese dove sono cresciuto e che mi ha dato tutta la formazione scolastica». Ma appena si è ripresentata l’occasione è tornato in America: «Non ci ho pensato due volte. Questa volta non partivo per me, ma per dare una chance migliore della mia ai miei figli».
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