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Sette giorni di calabresi pensieri

Il “colpaccio” sui Consorzi, la ritirata di Molinaro e il Pd dei Fassino

Come esce la politica dalla sfida sugli enti di bonifica. Franco Freda che diventa «brigatista». La cittadinanza calabrese per Susan Sarandon. Scale mobili come monumenti al non finito. I voti (e i…

Pubblicato il: 05/08/2023 – 6:58
di Paride Leporace
Il “colpaccio” sui Consorzi, la ritirata di Molinaro e il Pd dei Fassino

Consorzio. Un Unione di enti con un unico scopo – o fine – di bene comune. Quelli di bonifica hanno ascendenze unitarie di Stato che si formava per governare irrigazione e varie altre opere pubbliche. In Calabria sono diventati con gli anni carrozzoni elettorali di derivazione democristiana, tenuti in piedi da tutti quelli che sono venuti dopo, che in 40 anni hanno succhiato almeno un miliardo di euro di risorse ai calabresi senza concludere nulla. Dirigenti pagati diecimila euro al mese e dipendenti senza Tfr e contributi.

RIFORMA | Roberto Occhiuto

Il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, in pochi giorni e contro interessi poco nobili di esponenti di maggioranza e opposizione, con una mandrakata politica porta a casa un risultato da ricordare, accorpando sotto una sigla unica tutti i carrozzoni.
Una sequenza da manuale. Ve la riepiloghiamo. Un dipendente senza stipendio da mesi scrive sui social del presidente per lamentare la sua condizione. Occhiuto entra in scena come fa lui da decisionista postdemocristiano. Annuncia, un “nuntio vobis “ social, dice: la risolvo io, pongo la fiducia e se non la vota la maggioranza tutti a casa. Prendere o lasciare.

Il vescovo di Cassano Francesco Savino in piazza con i lavoratori dei Consorzi di bonifica

Pietro Molinaro, esponente della Lega ombrosa e statalista, è un falco che non vuole la riforma. Si confabula e si tratta. Il pentastellato Afflitto, solo di nome e non di fatto, si dice pronto a votare la fiducia. Giovedì si vota. Occhiuto va in aula a risolvere la questione. La maggioranza chiede di ritirare la fiducia e voterà il provvedimento. Avanzata francese e ritirata spagnola di Molinaro. Compromesso raggiunto. Afflitto continua a non affliggersi. Ferdinando Laghi, barricadero esponente di De Magistris, vota con la maggioranza. Politico al di sopra di ogni sospetto ha avuto le sue buone ragioni per votare la riforma. Resta però all’opposizione. Per Afflitto si profilano i probiviri pentastellati che chiederanno conto del suo operato. Il Pd vota contro e sembrano tanti Fassino che difendono i loro stipendi. Il capogruppo Bevacqua voleva continuare a far dissetare gli scialapopolo? La riforma passa con 23 voti, due in più della maggioranza. A Occhiuto più che un voto “chapeau”. Altri cinque colpi di questo tenore e forse vedremo un po’ di luce nel tunnel Calabria.

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Franco Freda

Lo sciopero dei penalisti, nella piattaforma di rivendicazione delle toghe, ha denunciato una pecca del giornalismo calabrese a riprova del ruolo di passacarte della prosa giudiziaria della magistratura inquirente. A quanto pare anche di quella giudicante. Ho letto resoconti (parola in verità esagerata) di una testata calabrese sulle motivazioni della sentenza Gotha, maxi processo che contempla le presunte nefandezze della massomafia locale in combutta con fascisti della peggior specie. In un passo giornalistico per tre volte, tra virgolette di chilometrico copia e incolla, mi ritrovo Franco Freda ideologo neofascista di enorme levatura appellato come “brigatista” ovvero aderente alle Brigate Rosse di Renato Curcio. Le tre volte escludono errori di distrazione. È evidente che chi ha scritto non ha coordinate storiche per capire l’errore. Anche chi ha eventualmente passato il pezzo non ha strumenti. Grazie al collega Pablo Petrasso setacciamo le circa ottomila pagine con le parole di ricerca per venire a capo dello sfondone. Troviamo il riscontro nel testo originale in cui Franco Freda è definito “brigatista”. Scrivere migliaia di pagine è complesso, probabilmente qualcuno che ha supportato l’estensore ha idea di quella confusa definizione che ogni terrorista, al netto di che teoria o linea segua, sia anche brigatista. Come autore di testi e di libri so bene che lo sbaglio sta sempre in agguato, e pur se rileggi decine di volte, la macchia può restare nelle tue amate carte. Scrivo questa notarella non per dare voti negativi al collega avaro di storia o al dattilografo distratto, ma per mettere in guardia il ricercatore storico del futuro che analizzerà i faldoni di “Gotha”. Franco Freda non ha nulla a che vedere con le Brigate Rosse. Egli era ed è orgogliosamente neofascista. Definizione in questi giorni evitata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non per Gotha, che pur ha visto coinvolti uomini calabresi della sua parte politica, ma per definire la strage di Bologna. Ma quella è vicenda più complessa del Freda arbitrariamente “brigatista”.

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«E’ giunto il tempo che Reggio Calabria diventi Rheggio e che si realizzi, come previsto dall’articolo 132 comma 1°della Costituzione, la ventunesima regione dell’Italia: la Regione dello Stretto formata dalle due città metropolitane di Reggio e Messina», così dichiara il consigliere Comunale Massimo Ripepi della destra meloniana che può soffiare anche sul fuoco della decaduta Reggina. Si annunciano raccolte di firme. Spero siano poche. La secessione non risolve nulla. Ripepi Calabria sei, Calabria resterai.

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Gianvito Casadonte per la ventesima edizione del Magna Grecia Film Festival ha portato a Catanzaro sul Red carpet Susan Sarandon. Lei vuole la cittadinanza italiana. Occhiuto ha promesso quella calabrese alla star liberal americana. Al netto delle battute il Magna Grecia è un festival cinematografico degno di questo nome. Al patron Casadonte voto “nove” spronandolo a far sempre meglio.

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A Tropea il gelato più costoso d’Europa.
Dal pezzo duro al tartufo d’oro.

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Leggo sul nostro Corriere della Calabria che nella splendida Roseto Capo Spulico sta sospesa immobile «sul costone della collina, a due passi dal meraviglioso castello federiciano, tra un resort e lo Jonio, che dista dalla struttura ricettiva circa 600 metri, quel che resta di una scala mobile che per sua essenza dovrebbe portare da qualche parte ed è invece senza capo né coda. Sta lì, buttata a ridosso del promontorio». Un tempo ne avrei chiesto la distruzione. Ora propongo di elevarla a monumento dell’eterno non finito calabrese.

Il "ritorno" (sui social) della scala mobile sospesa nel nulla a Roseto Capo Spulico

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Aeroporto di Lamezia. Volo da Milano Linate delle 12,30. Arriva con 15 minuti di ritardo. Passeggeri in attesa dei bagagli per un’ora.
Un’ora per 10 metri dalla stiva dell’aereo al nastro trasportatore.
Sant’Eufemia pensaci tu.

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A Soveria Mannelli si chiude oggi il Festival del Lamento. Tre giorni per aggregare lamentazioni private e trasformarle in pubbliche. Gli argomenti non mancano. Offro volentieri anche i miei ai creativi organizzatori. (redazione@corrierecal.it)

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