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Interdittiva antimafia per l’agenzia di pompe funebri della ’ndrangheta a Milano

La decisione del prefetto Saccone basata sugli atti dell’inchiesta sui clan a Pioltello. «Il proprietario è un uomo di fiducia del boss Maiolo»

Pubblicato il: 05/08/2023 – 17:00
Interdittiva antimafia per l’agenzia di pompe funebri della ’ndrangheta a Milano

MILANO A sette mesi dall’operazione antimafia che ha messo nel mirino il proprietario Luca del Monaco, un’interdittiva antimafia firmata dal prefetto Renato Saccone – foto sopra – ha colpito la Del Monaco srlagenzia di pompe funebri con sede legale in zona Crescenzago e filiali a Pioltello e Cernusco sul Naviglio. Lo riporta “il Giorno”. Che ricorda un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare che, a fine 2022, ha ha smantellato la locale di ’ndrangheta di Pioltello. «“Emerge l’incondizionata fedeltà di Luca Del Monaco alla famiglia Maiolo e, in particolare, al suo dominus Cosimo», scriveva il gip Fabrizio Filice per raccontare il presunto patto tra il boss (già condannato nel processo Infinito) e l’imprenditore. Del Monaco, considerato dagli inquirenti “uomo di fiducia” di Maiolo, è stato accusato di aver messo a disposizione del boss i locali della D.M.N. Service «per gli incontri con gli altri sodali» e di aver creato le condizioni per un incontro con due candidati alle elezioni di Pioltello nel 2021.
Le quote della società – riporta ancora “Il Giorno – sono possedute dai genitori di Del Monaco; lui risulta dipendente dal marzo 1993 e in passato ne è stato pure socio di maggioranza. Gli accertamenti della Prefettura sono scattati proprio a seguito dell’inchiesta della Dda, che ha evidenziato il legame saldissimo tra Del Monaco e Maiolo: «È emerso – si legge nel provvedimento notificato il 24 luglio – un quadro circostanziato sui collegamenti e sui possibili rischi di tentativi di infiltrazione e di condizionamento della criminalità organizzata di stampo mafioso nelle scelte e negli indirizzi gestionali della società in questione». La misura ha passato il vaglio preliminare del Tar: i giudici del Tribunale amministrativo hanno respinto l’istanza, ritenendo «stringenti» gli elementi d’indagine elencati da corso Monforte e «prevalente l’interesse collettivo alla sicurezza legato ai provvedimenti interdittivi di contrasto alla criminalità organizzata».

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