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Ecco l’“Ospedale territoriale”, il modello sperimentale per una risposta più puntuale alla domanda di salute

La riorganizzazione della rete prevede un punto di incontro tra le strutture a elevata componente medicalizzata e quelle cosiddette di prossimità

Pubblicato il: 07/08/2023 – 14:53
Ecco l’“Ospedale territoriale”, il modello sperimentale per una risposta più puntuale alla domanda di salute

CATANZARO Avvicinare sempre di più la sanità ai cittadini e coprire sempre di più la domanda di salute, nell’ottica di un intreccio sempre più profondo tra ospedale e territorio. Nella riorganizzazione della rete ospedaliera disegnata dalla struttura commissariale guidata dal presidente Roberto Occhiuto si punta sul modello sperimentale dell’”Ospedale Territoriale”, un polo di riferimento che nasce dall’integrazione tra le strutture di prossimità e  le residenze sanitarie a elevata componente medicalizzata.

Il contesto

Nel piano allegato alla riorganizzazione della rete ospedaliera presentato nelle scorse settimane dalla struttura commissariale si riscontra in Calabria anzitutto «un fabbisogno traducibile nella necessità di assicurare regimi erogativi sanitari a minore intensità sanitaria e maggiore componente assistenziale, ma costanti e prolungati nel tempo. In risposta a questa modifica della domanda, diffusa in modo differenziato in tutte le realtà regionali, il Pnrr capovolge il paradigma sulla base del quale sono stati costruiti i sistemi sanitari attuali individuando il domicilio quale primo luogo nel quale intercettare il bisogno sorgente sanitario nonché quale luogo privilegiato di reinserimento della persona al termine del suo percorso diagnostico – terapeutico all’interno delle strutture sanitarie ospedaliere del sistema sanitario. Un percorso che nello schema ideale del Pnrr posiziona tra il domicilio della persona e l’ospedale, ovvero il punto del sistema chiamato a rispondere alle fasi acute del bisogno sanitario, esclusivamente l’Ospedale di Comunità ovvero strutture deputate a rispondere a bisogni a bassa intensità sanitaria ed elevato fabbisogno assistenziale affrontabili attraverso il presidio continuativo esclusivamente infermieristico coadiuvato dal supporto medico specialistico eventuale e condizionato al manifestarsi di esigenze specifiche. Uno schema coerente rispetto al suo disegno complessivo, ma che in presenza di quote crescenti di popolazione caratterizzata da età avanzata e quindi in condizioni di pluri-cronicità nonché collocata in contesti territoriali o socioeconomici tali da accrescere le difficoltà di un’adeguata gestione in remoto (domiciliare o in telemedicina), rischia di non rispondere agli obiettivi dando vita a due scenari prevalenti: nel primo, lo “scalino” eccessivo nel passaggio dall’ospedale per acuti all’ospedale di comunità a bassa intensità sanitaria determina un rallentamento nel processo di dimissione dalla struttura per acuti con ripercussioni sulla sua efficacia clinica a causa dei crescenti livelli di degenze inappropriate; nel secondo scenario, il rispetto degli obiettivi di appropriatezza da parte delle strutture per acuti obbliga ad affrontare lo “scalino” a quote crescenti di popolazione fragile per dato anagrafico e presenza di comorbilità per la quale il completamento del processo di guarigione dall’evento acuto non ha esaurito il recupero dell’equilibrio psico-fisico ponendo i presupposti per un nuovo accesso alla struttura ospedaliera prevalentemente attraverso i canali dell’emergenza – urgenza». Pertanto – osserva la struttura commissariale nel piano – «allo scopo di anticipare gli effetti attesi di spiazzamento della struttura di offerta rispetto all’evoluzione della domanda, è  intenzione arricchire in via sperimentale il modello di risposta del sistema sanitario calabrese integrando in modo strutturale e funzionale alcuni dei modelli di risposta presenti nel sistema, quali le residenze sanitarie a elevata componente medicalizzata, con le strutture di prossimità da realizzarsi nell’ambito del Pnrr, quali gli ospedali di comunità e soprattutto le case di comunità Hub, con l’obiettivo di creare poli di riferimento che in termini di funzioni sanitarie e assistenziali espresse siano in grado di coprire buona parte del fabbisogno della popolazione dell’ambito territoriale di riferimento».

Il modello

Per la struttura commissariale «gli Ospedali Territoriali (Ot) del modello sperimentale costituiscono contenitori strutturali composti nella loro configurazione ordinaria da: 1 modulo da 20 posti letto di Residenza Sanitaria Medicalizzata; 1 modulo da 20 posti letto di Ospedale di Comunità; 1 modulo da 20 posti letto di riabilitazione multidimensionale; 1 Casa di Comunità Hub con servizi: diagnostici, clinici e riabilitativi; o Punti Salute, Continuità assistenziale, postazione 118;  sede privilegiata di erogazione dei servizi di assistenza territoriale». Nell’insieme delle reti ospedaliere e territoriale regionale, l’Ospedale territoriale – si specifica – “è in grado di muoversi all’interno dei due universi potendosi identificare quale: sede funzionalmente dedicata delle strutture ospedaliere di riferimento per la gestione delle fasi diagnostiche e preparatorie all’accesso alle prestazioni a complessità medio alta e alta, per il completamento del percorso di guarigione (cure intermedie), per la gestione dell’intero percorso di follow-up e di monitoraggio di medio lungo periodo; sede funzionalmente collegata delle equipe mediche delle strutture ospedaliere di riferimento per le prestazioni diagnostiche, mediche e chirurgiche di elezione a complessità media e medio bassa (day hospital, day surgery, diagnostica invasiva, chirurgia ambulatoriale complessa); sede di riferimento per gli ospedali di comunità dell’area; sede di erogazione diretta di servizi sanitari (diagnostici, medico specialistici, chirurgici) e di programmazione e gestione dei percorsi clinici all’interno delle strutture ospedaliere di riferimento collegate». La sperimentazione del modello – conclude la struttura commissariale – «verrà sviluppata sulla base dell’analisi preventiva del fabbisogno in termini di ricovero, prestazioni ambulatoriali e accessi al sistema di emergenza urgenza espresso dalla popolazione dell’area di riferimento».

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