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la riflessione

«I giorni di Lisbona per “allenarsi a camminare”»

“Cari fratelli e sorelle, buonanotte!” E’ il saluto che Papa Francesco ha rivolto ai giovani che hanno partecipato alla veglia di sabato notte radunati a Parque Tejio, il grande parco di Lisbona, …

Pubblicato il: 07/08/2023 – 15:41
di Fabio Liparoti*
«I giorni di Lisbona per “allenarsi a camminare”»

“Cari fratelli e sorelle, buonanotte!” E’ il saluto che Papa Francesco ha rivolto ai giovani che hanno partecipato alla veglia di sabato notte radunati a Parque Tejio, il grande parco di Lisbona, ultimo dei momenti comunitari prima della conclusione di domenica. Sembrava rivivere il momento nel quale il mondo interno ha conosciuto per la prima volta il nuovo Pontefice, quando affacciandosi dal Loggione di Piazza S. Pietro dopo la sua elezione ha commosso tutti con l’espressione semplice e diretta “cari fratelli e sorelle, buonasera!”. In queste giornate Papa Francesco è stato protagonista di tanti momenti comunitari vissuti con i giovani accorsi a Lisbona.
La GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) che si concluderà oggi rappresenta un momento molto importante per la vita della Chiesa e non solo. Esso è da sempre un avvenimento a cui si guarda con attenzione e molto atteso da parte delle giovani generazioni che consente loro di rinnovare l’incontro posto all’origine della propria esperienza cristiana. Soprattutto rappresenta un’occasione affinché il carisma nel quale si è imbattuti non sia vissuto in maniera intimistica o individualista, ma all’interno di una esperienza comunitaria come appunto quella della Chiesa. Ma è anche l’occasione per tanti giovani, che magari partecipano con la scusa di un viaggio o di una vacanza con gli amici, di incontrare per la prima volta testimoni autentici della fede cristiana che potrebbero loro cambiare la vita. I numeri certamente impressionano. Un milione e mezzo di giovani che hanno seguito la veglia con Papa Francesco, duplicando i numeri di Woodstock. Qualcuno potrebbe etichettarli “la meglio gioventù” per prendere in prestito il famoso titolo di un film di Marco Tullio Giordana.
Ma sbaglieremmo se come al nostro solito cercassimo di inquadrare ciò che si vive nella GMG all’interno di schemi astratti e preconcetti. Oppure se cercassimo di estrapolare dalle immagini che abbiamo visto nei telegiornali, riflessioni sociologiche sui giovani e sul futuro delle giovani generazioni. Di sicuro vi era un fatto. Una moltitudine di ragazze e ragazzi che si sono messi in cammino dai luoghi in cui vivono, dalle loro abitazioni, dalle loro parrocchie per vivere un momento di verifica della propria esperienza di fede e soprattutto incontrare Papa Francesco. Alcuni gruppi, soprattutto italiani, prima di arrivare a Lisbona si sono fermati a Lourdes per una visita alla grotta di Massabielle. Alcuni di loro quasi sicuramente si ritroveranno fra qualche settimana al Meeting dell’amicizia tra i popoli che, come di consueto si terrà a Rimini.
Ciò che colpisce ancora una volta è il carisma di Papa Francesco. Probabilmente la GMG rappresenta al meglio il volto della Chiesa tanto cara al Santo Padre. Una Chiesa in cammino, sinodale e soprattutto aperta a “Todos, todos, todos!” (tutti, tutti, tutti!) come ha fortemente rimarcato nel suo discorso introduttivo. E soprattutto una Chiesa, intesa come ospedale da campo, vicina all’umanità ferita anche e soprattutto delle giovani generazioni. Una Chiesa senza porte per consentire a chiunque di entrare, proprio come senza porte è la cappella delle apparizioni nel Santuario di Fatima da dove il Papa ha pronunciato queste parole.
Ciò che colpisce, infatti, e rende ancora più unica e autentica la GMG di Lisbona è aver affrontato alcune questioni legate all’umanità di ogni persona e soprattutto delle giovani generazioni. Fallimento, sconfitta, amarezza, inquietudine rappresentavano una costante che compariva in alcune testimonianze dei giovani presenti. Parole alle quali è stato dato un significato nuovo da parte di Papa Francesco. L’attuale pensiero dominante, frutto di una cultura iper – liberista che si è diffusa negli ultimi anni, ha imposto uno stereotipo (anche grazie all’uso eccessivo dei social network) che mira soltanto al successo, alla realizzazione di sé, al carrierismo. Sono soltanto alcuni dei riflessi di una visione capitalista che pone al vertice della propria scala di valori il mercato, il consumo, la produzione. E’ evidente come in tale contesto culturale il fallimento e la sconfitta rappresentino momenti da censurare e da scartare così da generare soltanto sconforto in chi li vive, soprattutto nei più giovani. Invece, come è stato ricordato, essi rappresentano circostanze di cui non aver paura, che si possono verificare nel corso della vita con le quali confrontarsi per maturare e crescere. Riecheggiano ancora le parole di Pasolini quando affermava che era necessario educare le giovani generazioni al valore della sconfitta, per cogliere l’umanità che da essa scaturisce.
Come ha ricordato Papa Francesco durante la veglia di sabato sera il fallimento non è la fine e come dice una canzone degli alpini citata dallo stesso Papa l’importante è “non rimanere caduti”.
Che questi giorni vissuti a Lisbona sia per chi era presente e anche per chi ha seguito tramite i mass media, siano l’occasione per “allenarsi a camminare” come indicato da Papa Francesco.

* Presidente Unione Giuristi Cattolici Cosenza

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