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«Ponte sullo Stretto di Messina: quanto costano i manager?»

Ancora una volta non si tiene in conto che mantenere alti gli stipendi dei manager e degli amministratori della società “Stretto di Messina”, alla quale compete la realizzazione del Ponte che dovr…

Pubblicato il: 07/08/2023 – 8:34
di FRANCO SCRIMA
«Ponte sullo Stretto di Messina: quanto costano i manager?»

Ancora una volta non si tiene in conto che mantenere alti gli stipendi dei manager e degli amministratori della società “Stretto di Messina”, alla quale compete la realizzazione del Ponte che dovrebbe unire la Sicilia con la Calabria, può essere motivo di un ulteriore passo all’indietro e chissà per quanti anni ancora si parlerà della struttura. Si rischia, così come è accaduto in passato, di continuare a percorrere lo Stretto a bordo di navi traghetto. Ci siamo già passati per questa strada, ma a quanto pare in pochi se lo ricordano. Si insiste a non voler applicare il tetto di 240 mila euro alle retribuzioni degli amministratori e dei dirigenti della “Società Stretto di Messina”. Una condizione che non è nuova essendo stata applicata nei due precedenti tentativi di dotare lo Stretto di un collegamento stabile del quale si parla, peraltro, da circa settanta anni. Il Ponte sullo Stretto di Messina vedrà la luce? Anche se la maggioranza politica è cambiata rispetto a quella che ha gestito il Paese quando, per ben due volte, sono state spese centinaia di milioni per stipendi e consulenze, facendo credere che il Ponte sarebbe stato realizzato ,il progetto rimane incerto. Oggi il consiglio è di prendere con le pinze le promesse che danno per prossima la realizzazione dell’opera. Lo schieramento politico di maggioranza ne sta facendo un fatto personale. Matteo Salvini in particolare tanto che, con disinvoltura, ne parla come se lui l’avesse già percorso il ponte. Forse spera di poter “presentare il conto” agli elettori siciliani e calabresi, ai quali ha fissato la data del 2032 per attraversare lo Stretto di Messina in automobile o affacciati ai finestrini del treno. Intendendo dare, in tal modo, risposte a quanti pensano che si tratta dell’ennesima “bufala”, anche se il costo potrà essere di centinaia di milioni, come d’altronde è avvenuto in passato. Solo che allora i milioni sono stati bruciati tra progetti e appannaggi vari ai presidenti, ai consiglieri, ai progettisti e al personale della Società “Stretto di Messina”. Probabilmente si dimentica (o si finge di dimenticare) che sul “Ponte” c’è il parere contrario dei Sindacati i quali continuano a ribadire che la struttura non rappresenta una priorità, ma che, piuttosto, andrebbe “modificata” la rete ferroviaria sia in Calabria che in Sicilia per consentire l’”Alta Velocità”, sia sulla fascia tirrenica che su quella jonica ( quest’ultima aspetta da quel dì di essere elettrificata). A Messina si racconta che il “movimento no ponte” si stia nuovamente compattando per prepararsi ad osteggiare l’iniziativa, convinto che il progetto del Ponte abbia bisogno di nuovi studi di fattibilità. “Nel nostro No al Ponte – dicono – non c’è alcun pensiero politico di opposizione verso la struttura, semmai è la “storia” che suggerisce di procedere per tempi tecnici, dando priorità ai lavori per “omaggiare” la Calabria e la Sicilia dell’alta velocità”. Dopo si potrà pensare al Ponte sullo Stretto. Con la raccomandazione che quando sarà il momento di avviare i lavori, non si ripeta ciò che si racconta sia già accaduto: che il denaro per costruire l’importante struttura sia stato speso in gran parte prima che si sia dato corso alla struttura per unire la Sicilia all’Italia. L’esperienza insegna che, dopo tre tentativi in cui sono state spese ingenti somme di denaro per pagare gli stipendi dei presidenti, dei consiglieri e del personale delle società “Stretto di Messina”, questa volta si agisca nel rispetto delle norme che riguardano i compensi dei dirigenti (presidente compreso) e del personale. Senza deroghe ai vincoli che regolano la gestione del personale nelle società a partecipazione pubblica! Se non si vuole evitare di assistere all’ennesimo sperpero di denaro. Giusto perché nessun cittadino lo possa dimenticare, è da ricordare che finora l’idea di quella struttura ha pesato nelle casse dello Stato circa 900 milioni per studi, progetti e consulenze. Ma per attraversare lo Stretto di Messina bisogna ancora servirsi delle navi traghetto. Certo è che ipotizzare cifre di tale portata, in un momento difficile per il Paese, non depone bene per il Governo se le dovesse accogliere. Così come è accaduto nelle due precedenti occasioni nelle quali sembrava avviata la realizzazione del “Ponte sospeso” tra Sicilia e Calabria; per l’opinione pubblica fu “un’indecenza”. Prova ne sia che i risultati furono disastrosi e il “ponte” non c’è ancora. A gridare allo scandalo in un momento particolare per l’economia del Paese sono i cittadini costretti sia a pagare il carburante per le automobili ad un prezzo alto sia ad assistere alla cancellazione del “Reddito di cittadinanza” e del salario per mancanza di fondi.

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