COSENZA «Apprendiamo dalla stampa che i docenti universitari messi a dirigere le strutture ospedaliere dal 15 febbraio non sono stati ancora retribuititi dall’Università della Calabria, datore di lavoro formale, che dovrebbe assegnare l’importo del trattamento economico dovuto dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Nel caso, infatti, la Regione non sarebbe deputata all’erogazione del trattamento quale riconoscimento ai professori ed ai ricercatori universitari per lo svolgimento dell’attività assistenziale presso la struttura ospedaliera. Ebbene, è troppo facile dire che la Cisl Medici aveva visto giusto e denunciato le problematiche che i “primari” universitari, nominati dal Rettore Leone e dal commissario De Salazar, avrebbero vissuto nella gestione delle loro risorse retributive fatte proprie dall’una e dall’altra parte e l’insorgere delle incoerenze amministrativo-contabili». Lo afferma in una nota Nino Accorinti, segretario regionale della Cisl Medici. «L’Azienda Ospedaliera di Cosenza – aggiunge Accorinti – non è una Azienda Ospedaliero Universitaria ai sensi del D. Lgs. 517/99, il quale prevede per la sua costituzione il coinvolgimento del Ministero dell’Università e della Salute, e qualsiasi risorsa assegnata dalla Regione e/o dall’Azienda non può che considerarsi verosimile danno erariale. Una siffatta assurdità deriva dal protocollo firmato tra la Regione Calabria, l’Ao di Cosenza e l’Università della Calabria, di cui al Dca 117/2022 che ha portato alla costituzione di un “mostro” giuridico di dubbia legittimità e che include un sistema che lascia sgomenti. Per di più stupisce il fatto che sembrano esserci delle trattative intese a coprire tutte le strutture ospedaliere con accademici, tali da mettere i “primari” dipendenti dalla “Annunziata” a contare le mosche, con un profondo disagio per l’utenza alla quale viene sottratta una cotanta esperienza e professionalità. Tutto ciò in assenza del parere preventivo del Tavolo interministeriale “Adduce” che nel verbale dello scorso 21 marzo rammenta al commissario ad Acta che “l’individuazione specifica delle strutture sanitarie regionali presso cui svolgere attività integrata di assistenza, didattica e ricerca deve considerarsi oggetto dello specifico regime di cui al D.Lgs. 517/99” e che in ogni caso il “modello organizzativo di riferimento “è rappresentato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria”. Ignorare le disposizioni di un decreto legislativo come il 517 del 21 dicembre 1999, che disciplina i rapporti fra Ssn ed Università, operando una “clinicizzazione” di un reparto ospedaliero genera un sovvertimento delle regole che va ben oltre l’incoerenza amministrativa. Peraltro – osserva il segretario della Cisl Medici – il sistema messo in atto dal Rettore Leone, dal commissario De Salazar e dal presidente Occhiuto schiaccia la professionalità e la dignità dei medici ospedalieri. Offende le attese di questi ultimi nel maturare carriera e retribuzioni più adeguate. Offende il diritto del lavoro e le legittime aspettative di carriera. E’ ora di dire basta alle violazioni normative, occorre recuperare competenze e professionalità ed affermare i principi di legalità. Chi non è in grado di garantirli faccia un passo indietro! In questo caso è facile dire che tutti i nodi vengono al pettine: i medici universitari, in convenzione con il Ssr, non potranno mai essere retribuiti per l’attività assistenziale, in quanto il sistema promosso a livello regionale dal presidente Occhiuto ed aziendale dal manager De Salazar è in assoluto contrasto con la normativa nazionale».
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