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La commemorazione

Tragedia di Marcinelle, Nesci: «Il Governo rende onore alla memoria degli emigrati del Sud Italia»

L’eurodeputato (Fdi-Ecr): «Un incendio portò alla morte 262 persone. La metà erano abruzzesi, e buona parte erano calabresi»

Pubblicato il: 08/08/2023 – 11:35
Tragedia di Marcinelle, Nesci: «Il Governo rende onore alla memoria degli emigrati del Sud Italia»

«Da parte del Governo italiano, un forte segnale di attenzione e di rispetto per le tante vittime italiane che persero la vita nella tragedia di Marcinelle nel 1956», dichiara l’eurodeputato Denis Nesci (Fdi-Ecr) che aggiunge: «La presenza del Vicepremier Antonio Tajani alla, con la famiglia Reale del Belgio, alla commemorazione di un tragico evento dell’esplosione della miniera a pochi chilometri da Chaleroi, rende onore alla memoria degli emigrati del Sud Italia». «Nel 1956, nella miniera di carbone di Marcinelle, di Bois du Caizer, un cortocircuito causò un incendio che portò alla morte 262 persone. Solo in dieci si salvarono. I minatori rimasero senza via di scampo, soffocati dalle esalazioni di gas. Dei 262 operai morti ben 136 erano italiani. E di questi 136 emigrati italiani – ricorda Nesci – quasi tutti provenienti dal mezzogiorno d’Italia. La metà erano abruzzesi, e buona parte erano calabresi originari di Reggio Calabria, Cosenza, San Giovanni in Fiore, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, Santa Severina, Rocca Bernarda, Savelli, Scandale, di tutta la Sila e dell’intero Marchesato di Crotone». «Marcinelle, è ricordato come uno degli incidenti più sanguinosi sul lavoro, e rappresenta un simbolo di sofferenza e coraggio. Una tragedia, per la quale nessuno ha mai pagato, fu il vessillo dell’abnegazione dei nostri concittadini che lottavano, con ignobili condizioni di lavoro, per risollevare se stessi e le loro famiglie dalla devastazione del secondo conflitto mondiale. Quei calabresi, costretti a vivere in condizioni disumane, in catapecchie e senza acqua, in una tessitura sociale sporcata da un razzismo diffuso, indotti a lavorare senza diritti – conclude Nesci – sono l’emblema di una voglia di riscatto e di emancipazione che oggi il Governo della nostra nazione onora e ricorda».

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