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Ferragosto in corsia a Soverato tra sos tracine e colpi di calore. Un pediatra racconta la sua estate

Il super lavoro nell’ospedale di una località Bandiera verde. Tuccio: «accessi raddoppiano ma quest’anno no teenager in coma etilico»

Pubblicato il: 10/08/2023 – 7:46
Ferragosto in corsia a Soverato tra sos tracine e colpi di calore. Un pediatra racconta la sua estate

SOVERATO A Ferragosto saranno super impegnati in corsia. Come tutti i giorni di questo mese, che a Soverato – località turistica della Calabria, cuore anche di un’intensa movida – è un mese di lavoro a pieno ritmo per i pediatri. «Gli accessi giornalieri di pazienti al reparto sono praticamente raddoppiati in queste settimane rispetto alla media del resto dell’anno». Motore degli Sos estivi dei bimbi? Piccoli incidenti come «punture di tracine o meduse e quest’anno, nei giorni di grande afa che abbiamo vissuto da luglio, un numero particolarmente significativo di casi di febbri da calore». A raccontare l’estate dei pediatri nelle località marine più frequentate, come quelle su cui sventola la Bandiera verde delle spiagge a misura di piccoli, è Giuseppe Tuccio, dirigente responsabile dell’Unità operativa di Pediatria del presidio ospedaliero di Soverato, comune calabrese che la bandiera verde se l’è guadagnata nel lontano 2009, e conserva da un quindicennio il vessillo assegnato proprio dai pediatri. In tanti anni di vita in corsia, dice il camice bianco all’Adnkronos Salute, ne ha viste tante. Soverato nelle sere d’estate viene invasa da ragazzi che arrivano da tutta la regione. Ma di questo agosto 2023 Tuccio può riportare anche una «nota positiva: non abbiamo fortunatamente ancora avuto accessi» di teenager «per intossicazione alcolica o coma etilico, rispetto ai dati preoccupanti che avevamo invece lo scorso anno e due anni prima. Anni in cui avevamo osservato un’età media sempre più bassa: pazienti di 13-14 anni, più ragazze che ragazzi. E’ stato pesante dover chiamare i genitori di notte per dire che i loro figli erano ricoverati per intossicazione alcolica. E non è una bella cosa quando si precipitano in reparto e trovano i ragazzi attaccati a flebo e cateteri». Tanto che «l’anno scorso abbiamo provato a sensibilizzare su questo tema le famiglie e i gestori dei locali, invitandoli a stare attenti, e quest’anno devo dire che con sommo piacere e sorpresa non abbiamo avuto casi. I sabato sera qui in Pediatria erano tremendi, nessuno voleva quasi più farli, perché rischiava di trovarsi anche 2 o 3 giovanissimi in queste condizioni». Ad agosto 2022 «i ricoveri per intossicazione alcolica erano stati una decina, concentrati in particolare il fine settimana». Quest’anno, invece, meno “mal di movida”, ma un numero più elevato di problematiche legate al grande caldo: «A luglio tanti bambini disidratati, arrivati in ospedale con febbre alta e i segni tipici dei colpi di calore».
L’attività in Pediatria comincia a intensificarsi già da giugno a Soverato. «Appena chiudono le scuole, scatta il turismo interno, la migrazione estiva verso le seconde case. Grandi città come Catanzaro e Lamezia si svuotano piano piano, e la popolazione residente di cittadine come Soverato cresce», spiega Tuccio. Ci sono poi i turisti da fuori regione. «Noi vediamo anche bambini che essendo in vacanza non hanno giustamente il riferimento della pediatria di famiglia del loro territorio e quindi per ogni problematica, dalla più importante a quella più banale, vengono in ospedale».
«Abbiamo avuto famiglie che, appena arrivate, si sono ritrovate il bimbo con la febbre alta – racconta Tuccio – In alcuni casi i problemi possono essere più significativi e rischiano di rovinare la vacanza, per via della necessità di trascorrere diversi giorni entrando e uscendo dall’ospedale, o affrontare brevi degenze, o ancora fare una terapia antibiotica che non permette magari per 4-5 giorni di andare in spiaggia. Questo spiace. Arrivano poi le patologie e i casi più disparati: bambini che vanno a pescare e incappano nella tracina, che è un pesciolino innocuo ma ha degli aculei velenosi, per cui la mano e il braccio si gonfiano e finiscono in pronto soccorso». E completa questa casistica «l’attacco delle meduse, e patologie dermatologiche di livello meno importante».
Sempre nei giorni di picco delle temperature, è stato registrato anche «un afflusso più considerevole per diarree e gastroenteriti legate a contaminazione di alimenti, che con il grande caldo diventano più probabili». Tuccio negli anni ha potuto vedere dal vivo anche malattie che a queste latitudini non si vedono più. Nel presidio di Soverato vengono assistiti anche un numero significativo di bambini migranti. «Storicamente – approfondisce il pediatra – Riace, che è stata negli anni esempio» di accoglienza di stranieri, «orbita sul nostro ospedale. Così Badolato, Monasterace. Soverato stessa ha inaugurato la sua lunga tradizione di accoglienza con lo storico episodio della nave Ararat che nel 1997 si arenò sulle nostre spiagge, carica di 600-800 persone. Oggi ci capita dunque spesso di vedere bimbi migranti in residenza provvisoria qui da noi».
«E così – continua – ho potuto diagnosticare patologie che fino ad allora avevamo studiato solo sui libri: casi di scorbuto frutto di carenze gravi e croniche di vitamina C, rosario rachitico da carenza di vitamina D, malnutrizione, delle carie distruttive che non vediamo ormai più nei nostri bambini, e tante patologie legate a precarie condizioni igieniche come la scabbia, l’impetigine grave», elenca. I baby-pazienti migranti «arrivano a ‘ondate’ legate agli arrivi, li vediamo in reparto nei periodi in cui dopo gli sbarchi vengono ospitati nei centri di permanenza breve delle vicinanze. I piccoli che arrivano via mare a Roccella Jonica vengono visitati sul posto e chi lo necessita è subito indirizzato all’ospedale di Locri, gli altri vanno nei centri di accoglienza e, se si presenta una problematica di salute, si rivolgono alla struttura sanitaria più vicina. Nella fascia jonica abbiamo il grosso di questi bambini». E tanta umanità passa dal reparto dove lavora Tuccio. Ci sono anche «piccole soddisfazioni – ammette – Mi ha fatto piacere per esempio che qualche mamma mi abbia ricontattato, tornata a casa nella sua città di residenza, per chiedermi dei consigli. E’ stato bello capire così che si era trovata bene con noi».

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