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“Noi Sud” e il fallimento nella «roccaforte di San Luca». La dimensione politica del parroco di Polsi

Il retroscena della candidatura del sindaco Giorgi alle Regionali 2010. Il risultato modesto e la reprimenda di Marra. La gioia del prete e dell’avvocato per le nomine di due sottosegretari di governo

Pubblicato il: 10/08/2023 – 7:38
di Pablo Petrasso
“Noi Sud” e il fallimento nella «roccaforte di San Luca». La dimensione politica del parroco di Polsi

REGGIO CALABRIA C’è un filmato agli atti dell’inchiesta “Crimine” che ha finito per segnare la storia recente del santuario di Polsi. Mostra il vecchio boss Domenico Oppedisano, appena eletto capo della Provincia, seduto per circa due giorni al tavolino del bar che sta nella piazza antistante il santuario. Un tempo lungo, necessario per dare modo ai vertici di tutti i clan presenti di sfilare in quel luogo e rendere omaggio al nuovo “capo dei capi”, ruolo più simbolico che operativo, come sveleranno le indagini. Ma tant’è, il rituale storico e il suo esito si consumano nei luoghi in cui don Pino Strangio è autorità riconosciuta, religiosa e no. A Polsi, ricordano i giudici della sentenza Gotha, «da oltre cinquant’anni si celebra con cadenza annuale, proprio in occasione delle festività religiose della Madonna della Montagna, il rituale della riunione della ‘ndrangheta del territorio dei tre mandamenti, con la presenza dei soggetti di vertice delle famiglie criminali raccolti non certamente in maniera occulta per la ratifica delle cariche di vertice». Quella del parroco di San Luca non è una figura monodimensionale. «Strangio – evidenziano i giudici – si prestava al condizionamento del consenso elettorale, su richiesta di Paolo Romeo e Antonio Marra nelle elezioni regionali del 2010, e veniva altresì indicato come un soggetto disponibile alla raccolta di voti dietro il pagamento di compensi in denaro, quindi come un collettore di voti né più né meno che un “capobastone”». 

Il retroscena delle Regionali 2010: la candidatura del sindaco di San Luca

Le conversazioni tra il sacerdote e Marra, peraltro, confermerebbero «che il primo traeva utilità per sé e per i soggetti dallo stesso sostenuti nel conseguimento di finanziamenti da Fincalabra o di vantaggi di varia natura, così traendo un potere personale e un’autorevolezza certamente ultronei e ben diversi da quelli connessi al suo ruolo di sacerdote e massimo referente del santuario della Madonna della Montagna di Polsi». È nell’esplorazione di questa dimensione ulteriore di don Pino Strangio che riaffiorano retroscena delle Regionali 2010 per le quali il prete avrebbe contribuito «alla formazione delle liste e al procacciamento dei voti», cioè alle «attività di Paolo Romeo e Antonio Marra» in favore del centrodestra che, all’epoca, appoggiava la candidatura di Giuseppe Scopelliti. I movimenti ruotano attorno a “Noi Sud” e alla designazione di Sebastiano Giorgi, allora sindaco di San Luca, come candidato «quantomeno dal trio Sarra, Romeo e Marra» per la tornata elettorale. La riunione si svolge chez Romeo, al circolo Posidonia. Appena termina, Giorgi contatta don Pino e gli rappresenta «l’esigenza di incontrarsi e parlare di persone di una cosa seria, per la quale doveva dare risposta entro la mattina successiva, precisando che potevano incontrarsi» al suo rientro a San Luca.

Giorgi e la paura di sfigurare: a San Luca solo 250 voti

Il primo cittadino inizia a muoversi per capire quale possa essere il suo effettivo peso elettorale: non ha grosse velleità ma non vuole neppure sfigurare. Si accorge presto – e ne parla con un amico – «che era stata fatta dagli altri candidati una campagna elettorale serrata, al punto che il 70% dei voti non era più disponibile». Tutti dicono a Giorgi che sul suo risultato influirà l’effettivo sostegno di Alberto Sarra. E il sindaco si rivolge al referente del movimento “Noi Sud” facendo professione di umiltà: pensa di «non essere nelle condizioni di raccogliere più di 250 voti a San Luca e 30-40 a Siderno». Sarra, da parte sua, mostra «di avere altre disponibilità di voti» e lo invita a Reggio Calabria.

Marra si lamenta: «Avete adottato l’annacamento massimo»

L’esito delle Regionali per il primo cittadino di San Luca è piuttosto imbarazzante: raccoglie 343 preferenze contro le 3.367 di Antonio Managò, il più votato di “Noi Sud”. Il risultato è oggetto di una telefonata in cui Antonio Marra, avvocato condannato a 17 anni in Gotha al centro di molte trame reggine, se la prende con don Pino Strangio. E il religioso ammette «di non essersi impegnato». Strangio e Marra fanno parte di quelli che i magistrati considerano «centri di potere» nel sistema disegnato da Paolo Romeo per muovere i fili della politica in riva allo Stretto. Non sono due estranei, dunque. Anche per questo Marra può dire al don «Una delusione siete, trecento voti! Duemila voti! Avete adottato l’annacamento al massimo…». Per i giudici il parroco ammetterebbe «che i 300 voti di Giorgi erano quelli che lui aveva procurato, segno che Strangio non era neutrale in occasione delle competizioni elettorali ma si impegnava a sostegno dei candidati procacciando i voti nella comunità di San Luca». In un’altra telefonata, il sacerdote rimarca «la cattiva figura» della lista e Marra replica «che era caduta quella che definiva “la roccaforte di San Luca”».

«Il parroco prende parte al progetto della lista “Noi Sud”»

I giudici concludono che «il parroco, come Marra, Romeo e Sarra aveva preso parte al progetto della lista “Noi Sud”». D’altra parte era proprio con lui che Sebastiano Giorgi aveva voluto parlare subito dopo che gli era stata fatta la proposta di candidatura nel circolo Posidonia e «nonostante le forti perplessità, poi rivelatesi giuste alla luce del modestissimo risultato elettorale, si era candidato, segno che il parroco lo aveva sostenuto, facendo proprio il progetto della candidatura». Emerge altresì che per tale schieramento di persone, e non già per il partito che per la prima volta si affacciava sul proscenio politico, San Luca era un luogo dal sicuro sostegno elettorale, al punto che il Marra la definiva una roccaforte». Delle ragioni di quella sconfitta elettorale tuttavia Strangio non voleva parlare per telefono («ma poi ne parliamo di persona, dai», dice a Marra), «segno che le ragioni sottese ai cambiamenti di San Luca implicavano argomenti delicati e pericolosi ove intercettati. Peraltro il troncone Fata Morgana e le emergenze del processo Meta, dimostrano che il parroco aveva stretti collegamenti con le famiglie criminali di San Luca».

La gioia per la nomina dei sottosegretari

Il sindaco Giorgi, indagato per scambio politico-mafioso, è stato assolto nel processo “Reale 6”. I giudici, tuttavia, si concentrano sul coinvolgimento di don Pino Strangio nel progetto politico di Marra e Romeo, quello di costituire «un movimento politico meridionalista che assicurasse di poter esprime rappresentanti fidelizzati e soprattutto infiltrarli nei ruoli istituzionali». In una conversazione intercettata nel luglio 2011, Strangio e Marra si rallegrano per la designazione di due politici a sottosegretari di Stato, considerandoli evidentemente vicini al “loro” movimento. Per i giudici, i due non si limitano «a una soddisfazione meramente politica, bensì alla conferma dello sviluppo del progetto di infiltrazioni di uomini compiacenti e disponibili ad assecondare le pretese particolari di Paolo Romeo e Antonio Marra». (3. Fine)

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