CATANZARO Fiorita «ha preferito cedere immediatamente alle richieste dell’area di centrodestra rappresentata da Talerico, che ovviamente va a rafforzarsi per ogni prossima e successiva scadenza elettorale, divenendo quell’area stessa di fatto l’azionista di maggioranza del governo comunale». Lo afferma Aldo Casalinuovo, ex assessore all’Ambiente del Comune di Catanzaro, con riferimento alla nuova Giunta ufficializzata dal sindaco Nicola Fiorita. «Ho seguito ieri la presentazione della nuova giunta comunale e ascoltato il discorso introduttivo del sindaco Fiorita. Mi ha colpito innanzitutto – esordisce Casalinuovo – l’aria molto dimessa che aleggiava nella sala concerti del Comune, con il sindaco stesso che dopo il suo intervento quasi “dimenticava” la presentazione del nuovo esecutivo cittadino (ben diverso il clima gioioso e carico di aspettative dello scorso anno). Ma, al di là di questo, mi ha davvero sconcertato un passaggio del suo intervento, laddove egli ha affermato che non vi è alcuno snaturamento del profilo politico della nuova giunta, essendo quest’ultimo sempre uguale a quello del 27 giugno del 2022, data del ballottaggio e della sua vittoria sul candidato competitor. Credo che il sindaco abbia omesso un passaggio fondamentale. Egli, infatti, non ha detto che la rimodulazione della giunta è stata determinata dalla circostanza che, nel frattempo e dopo le “opportune” trattative, alcuni consiglieri comunali eletti nelle file del centrodestra sono passati nella compagine di maggioranza, uno dei quali, addirittura, transitando direttamente dallo scranno di consigliere di opposizione alla postazione di assessore. Accade, dunque, che la nuova maggioranza di cui la giunta è espressione, è frutto di un’operazione consiliare di puro trasformismo, con alcuni consiglieri (uno di questi eletto con la lista “Prima l’Italia”, cioè la Lega) che hanno fatto il salto della quaglia da uno schieramento all’altro. Aggiunge il sindaco: così l’anatra non è più zoppa e avremo maggiore stabilità. Anche questa è una valutazione che non può essere condivisa per due motivi. Il primo è che fino ad oggi non vi sono mai state avvisaglie di possibili crisi. L’ho detto e lo ripeto, ben difficile che il consiglio comunale si sciolga perché nessuno vuole rinunciare al seggio conquistato dopo una impegnativa campagna elettorale, e casi di governo cittadino minoritario ve ne sono stati anche vicino a noi. Mi riferisco a Lamezia Terme, ma voglio ricordare anche il caso di Soverato, dove il sindaco Alecci, sfiduciato, tornò a ricandidarsi subito dopo, eletto più forte di prima. Si tratta di situazioni non nuove che possono essere certamente governate con accortezza ed equilibrio e, diciamolo pure, con “carattere” politico».
Casalinuovo poi osserva: «Secondo motivo, in stretta connessione con il primo. Fiorita avrebbe dovuto anteporre a tutto il dato politico qualificante uscito dalle elezioni dello scorso anno con la sua affermazione, e cioè tutelare il profilo della coalizione di centrosinistra di cui egli è (è stato) espressione. Qui non si tratta di rigidità “ideologiche” (lungi da me), si trattava e si tratta invece di mantenere inalterato il progetto politico di partenza, per rispetto della volontà elettorale, innanzitutto, ma anche, razionalmente, per consolidare lo schieramento di centrosinistra in città in prospettiva futura. Egli, invece, ha preferito cedere immediatamente alle richieste dell’area di centrodestra rappresentata da Talerico, che ovviamente va a rafforzarsi per ogni prossima e successiva scadenza elettorale, divenendo quell’area stessa di fatto l’azionista di maggioranza del governo comunale. Aggiungo, anche pensando ai due cari amici e prestigiosi professionisti forzatamente dimissionari, Nino Cosentino e Venturino Lazzaro, che esiste anche un profilo etico e di logica politica: escono dalla giunta (e ovviamente qui mi ci metto anch’io) coloro i quali hanno sostenuto e votato Fiorita, entrano altri che non lo hanno né sostenuto né votato. Bene così?! Ne dubito. In tutto questo il Pd è un puntino nello spazio. Ricorda il gioco delle ombre cinesi, dove appare ciò che non è: un segretario cittadino dimissionario, ma non dimessosi; un assessore politico o tecnico a seconda delle convenienze; una linea politica imperscrutabile ma che comunque produce posti a sedere per alcuni. Relegato in un angolino, zitto-zitto, il Pd terrà da qui in futuro, a Palazzo De Nobili, il moccolo ad altri, in attesa di bruciarsi definitivamente le mani. Chi ha deciso che questa fosse la giusta posizione rispetto all’operazione Fiorita-Talerico? Mistero. Ma sono certo – per quello che ho ascoltato in questi giorni – che se si facesse un sondaggio tra iscritti e simpatizzanti in molti boccerebbero l’operazione “tagliando”, come l’ha definita il sindaco che evidentemente la ritiene soltanto un escamotage tecnico. La verità – conclude Casalinuovo . è che, allo stato, il Pd in città è totalmente evanescente, senza dirigenza, subalterno per la convenienza di pochi, tutto incentrato su dinamiche e traiettorie personalistiche che hanno finanche portato alla indicazione in una società partecipata di persona non iscritta, non di area, e addirittura di diverso orientamento politico. C’è da lavorare molto fin dalle fondamenta, se davvero si vuole invertire la rotta e dare ai militanti appassionati e scevri da interessi personali la giusta dimensione e soddisfazione politica, evitando il loro definitivo disimpegno per manifesta impossibilità di cambiare le cose».
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