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l’emergenza

A otto anni dall’alluvione a Corigliano Rossano nessuna cura per i corsi d’acqua

Allarmante la situazione del torrente Fellino. Un tappo di cespugli e sterpaglie desta preoccupazione, segnalazioni e diffide

Pubblicato il: 12/08/2023 – 18:51
di Marco Lefosse
A otto anni dall’alluvione a Corigliano Rossano nessuna cura per i corsi d’acqua

CORIGLIANO ROSSANO Sono trascorsi otto anni da quella terribile alluvione che il 12 agosto 2015 si abbatté sul territorio di Corigliano Rossano. Una violentissima bomba d’acqua che portò dal cielo in terra milioni di metri cubi d’acqua nell’arco di pochissime ore facendo esondare torrenti e mettendo a soqquadro l’intera area marina di Sant’Angelo. Una catastrofe ambientale, dove la mano dell’uomo non fu sicuramente esente da colpe, di proporzioni gigantesche per il microcosmo rossanese che generò danni per diversi milioni di euro ma che, per fortuna, non provocò alcuna vittima. Otto anni, dicevamo, durante i quali quell’evento atmosferico così violento, funesto e terribile avrebbe dovuto insegnare qualcosa, quantomeno sotto il profilo della prevenzione. E invece nulla, molti di quei torrenti esondati in quel grigio agosto 2015 gridano ancora vendetta e sono pronti a creare nuovi danni.
È il caso del torrente Fellino e dei suoi affluenti. Un corso d’acqua che dalla sorgente alla foce ha vissuto vicende contrastanti in questi anni, con interventi già finanziati e ancora in attesa di essere realizzati e che nel batti e ribatti di competenze e responsabilità, oggi, nella zona che sbocca a mare, proprio lì dove in quel 12 agosto esondò inondando il quartiere residenziale di via Lussemburgo, la situazione del torrente è a dir poco allarmante.
Nell’ultimo tratto, quello che divide il corso d’acqua dalla foce, lungo appena 50 metri, all’interno del greto si è formato un tappo di cespugli e sterpaglie che va ad impattare con il sovrastante ponte stradale. Una bomba d’acqua, nelle medesime condizioni del 2015, provocherebbe ancora una volta gravissimi danni. E tutto questo, pur tra mille segnalazioni e diffide protocollate dai residenti, che evidentemente non hanno sortito alcun effetto.
Intanto, c’è chi ricorda ancora quei momenti di paura e dolore, di sofferenza e solidarietà in cui si trovarono catapultate le comunità di Corigliano e Rossano. A tenere vivo il ricordo è l’ex sindaco Giuseppe Antoniotti, alla guida di Rossano in quei giorni drammatici. Il ricordo di Antoniotti è vivido. «Erano le 5:45 del mattino, esattamente di 8 anni fa, quando iniziò la terribile alluvione che credo abbia segnato la storia personale di ogni singolo cittadino rossanese e di quanti in quelle ore, in quel giorno, si trovavano nella nostra Città. Un ricordo terribile di un evento spaventoso ma che per fortuna non ha mietuto vittime. Allora ero sindaco eppur nella paura umana di dover affrontare in prima persona un’emergenza mai vissuta prima nella mia Rossano, mi diedi forza e profusi tutte le mie energie, personali ed istituzionali, per tamponare gli effetti di quella catastrofe naturale». È quanto scrive lo stesso Antoniotti ricordando sul suo profilo social quei momenti e ringraziando, ancora una volta, la Vergine Achiropita, protettrice della città, per aver steso il suo manto protettivo sui suoi figli. 
«Tutto intorno a noi era fango e macerie – racconta Antoniotti – dalle case, alle strade, dagli uffici agli impianti pubblici, dal mare alla montagna tutto era stato capovolto dalla furia di quell’acqua inaspettata, inimmaginabile e violenta. Mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato notte e giorno per far fronte alla crisi. Per 13 giorni ho presidiato h24 le postazioni del Centro Com, ho coordinato le operazioni, ho chiesto l’intervento dell’Esercito, ho cercato di portare sostegno alle famiglie che avevano perso tutto, sono stato il parafulmine (come giusto che fosse) della disperazione della gente. Ancora grazie ai volontari, alla Chiesa, alle forze dell’ordine, ai cittadini tutti, ma principalmente Grazie sempre alla Santissima Maria dell’Achiropita che ci salvò». 
Ne è passata d’acqua sotto i ponti da allora ad oggi ma l’uomo è testardo, poco incline ad osservare la dura legge della natura. Purtroppo non è cambiato nulla. Siamo come prima, forse anche un po’ peggio. 

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