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Beni confiscati alla ‘Ndrangheta, da Limbadi a Nicotera e Lamezia i progetti persi in Calabria

Le ripercussioni dopo il definanziamento da 300 milioni. L’affondo di Libera: «Dal governo servono garanzie e impegno»

Pubblicato il: 12/08/2023 – 14:47
di Giorgio Curcio
Beni confiscati alla ‘Ndrangheta, da Limbadi a Nicotera e Lamezia i progetti persi in Calabria

LAMEZIA TERME Un lungo elenco di progetti ambiziosi, di quelli che avrebbero potuto ridisegnare la mappa di grandi Comuni e piccoli centri del Sud Italia e della Calabria. Ma anche lanciare un chiaro e fortissimo segnale, segnando il passo nella lotta contro la criminalità organizzata che non si può affidare esclusivamente alle Procure e all’impegno delle forze dell’ordine. Ma finora, quella che avrebbe potuto essere una grande occasione, rischia di trasformarsi in una occasione persa per regioni “complesse” come Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

Il definanziamento

Il governo ha, come è ormai noto, cancellato il fondo (enorme) di 300 milioni di euro preso dal Pnrr e da destinare al recupero e la riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata nelle regioni del Sud. Fondi garantiti ai progetti approvati che riguardavano stabili di varie dimensioni, magazzini e case da convertire, ristrutturare e trasformare, per poi restituirli alla società civile. Progetti che rischiano concretamente di non vedere mai la luce, con effetti inimmaginabili sul tessuto sociale ed economico di regioni già svantaggiate. Sono 254, in totale, i progetti già approvati che non si realizzeranno più.

I progetti in Calabria

In Calabria, terra devastata e trasfigurata dalla pervasività della ‘Ndrangheta, i progetti previsti, invece, erano 59 (a fronte dei 128 presentati) per un totale di 57.827.472,94 euro. Un lungo elenco quello del Decreto dell’Agenzia per la Coesione territoriale che, ora, assomiglia alla lista dei rimpianti. Anche perché la Calabria con un punteggio di 18.9 si era piazzata terza dietro solo a Campania e Puglia, rispettivamente con un punteggio di 35.9 e 28.0.  Partendo dalla Città metropolitana di Reggio Calabria, troviamo i quasi 2 milioni di euro per il centro sportivo e di prima accoglienza “Riparo” (1.999.500 euro) ma anche i 2,4 milioni per il recupero innovativo di un grande immobile confiscato a Pellaro e destinato a interventi di housing sociale. A Vibo Valentia, invece, il progetto da 1.350.000 euro per la Realizzazione della sede incubatore “Enti Terzo Settore” e gli 800mila euro per la realizzazione del centro a sostegno delle disabilità complesse.  

Lamezia, Nicotera e Limbadi

Tra i centri più importanti anche Lamezia Terme, città dal forte valore simbolico per la lotta ai clan di ‘Ndrangheta. Comune sciolto tre volte per infiltrazioni mafiose, è stato teatro per anni delle sanguinose lotte di potere tra i clan Cerra, Gualtieri, Torcasio e Giampà, oltre che lo sfondo di decine di omicidi, anche eccellenti. Il Comune era destinatario di fondi per due progetti: 599.900 euro per “Mamas Lucky Friends Center” e 570.000 euro per “Pensieri e Parole”, progetto della storica Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, entrambi all’interno di beni confiscati alla ‘ndrangheta lametina. Altro centro il cui peso delle cosche locali è tuttora ingombrante è Nicotera, nel Vibonese. Qui il Comune aveva ottenuto 2.484.335,50 per la realizzazione de “Il Giardino della Libertà”. A Limbadi, centro di potere della più potente cosca, quella dei Mancuso, era stato approvato il progetto “Dal letame nascono i Fiori: i semi della Rinascita” per 2,5 milioni di euro.

Ville e immobili confiscati

Niente fare, poi, per il “Centro dopo di noi” da realizzare a Cassano allo Ionio, in un luogo altamente simbolico: Villa Forastefano, stabile di oltre nove vani con il relativo terreno di pertinenza, confiscato nel 2010, con un provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza, divenuto definitivo nel 2013 con la sentenza emanata dalla Corte di Cassazione ai sensi delle leggi antimafia. E poi 1,9 milioni di euro per la ristrutturazione di un grande immobile confiscato alla mafia, su corso Giuseppe Mittica a Oppido Mamertina.

E che dire, poi, del progetto da 1,6 milioni di euro per la riconversione a centro socioculturale dell’immobile confiscato in via Fratelli Bandiera e del progetto da 1.530.000 di euro di un altro bene confiscato e destinato a sede della Protezione civile a Rizziconi? O dei 2 milioni di euro per la realizzazione di una foresteria a servizio del Centro cittadino antiviolenza “Mai più soli” in località Bombino a Cittanova e il progetto a Nocera Terinese da 1.935.000 di euro per realizzare un centro di aggregazione e inclusione generazionale e razziale? Tutti progetti fondamentali non solo per rilanciare alcuni dei piccoli centri della Calabria, ma anche per dare un segnale forte nella lotta serrata e interminabile alla ‘Ndrangheta.

borrello libera

Libera Calabria: «Lo Stato si schieri apertamente contro le mafie»

«Da parte del governo stiamo già assistendo al depotenziamento anziché al rafforzamento di alcuni pilastri della lotta alle mafie: abuso d’ufficio, concorso esterno, il codice degli appalti e il tema delle intercettazioni. Ora il definanziamento dei progetti di valorizzazione dei beni confiscati, sarebbe stato il finanziamento più importante dell’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre». Durissimo l’affondo di “Libera” attraverso le parole del responsabile regionale della Calabria, Giuseppe Borrello, contattato dal Corriere della Calabria. Borrello ha parlato di «una scelta sbagliata che va a penalizzare, soprattutto in  Calabria, quegli enti territoriali, 35, che erano riusciti, nonostante i limiti organizzativi e di organico, a presentare progetti considerati meritevoli di essere finanziati, risorse importanti e straordinarie che sarebbero state impiegate per realizzare progetti altrettanto straordinari su quei beni che prima erano simbolo della potenza e prepotenza della ‘Ndrangheta e che sarebbero diventati simbolo di impegno, corresponsabilità e cittadinanza attiva come centri antiviolenza, centri sportivi, asili nido, centri di aggregazione, insomma, presidi di legalità». «Una sfida importante che non deve avere rallentamenti o frenate, in particolare in Calabria, dove la confisca del bene e soprattutto il loro riutilizzo a fini sociali, rappresenta la migliore sintesi per l’attività di contrasto e quella di prevenzione alla ‘Ndrangheta attraverso l’elevato significato e il loro recupero assume dal punto di vista simbolico e soprattutto culturale».

Secondo il responsabile di Libera Calabria «ora si tratterà di trovare le risorse necessarie affinché non tramonti la possibilità di vedere cancellati realmente tali progetti. È necessario che il governo fornisca garanzie precise sulle eventuali nuove fonti di finanziamento di tali progetti, e che le risorse non siano sottratte ad altri progetti relativi a programmi di sviluppo e coesione, in particolare nelle regioni in condizioni socioeconomiche più critiche. Gli enti locali, insieme alle associazioni e le cooperative che gestiscono i beni confiscati, hanno bisogno di risposte rapide, chiare e sicure. Hanno bisogno di sentire la presenza autorevole di uno Stato schierato apertamente e in modo credibile contro le mafie e la corruzione». (g.curcio@corrierecal.it)

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