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Catanzaro, scossone nel Pd. Celia si dimette da segretario cittadino: «Nel mio congedo non solo “baci e carezze”»

Decisione ufficializzata con un «grazie di cuore» ai vertici del partito e con la replica alle critiche nella fase del rimpasto al Comune

Pubblicato il: 12/08/2023 – 12:57
Catanzaro, scossone nel Pd. Celia si dimette da segretario cittadino: «Nel mio congedo non solo “baci e carezze”»

CATANZARO Fabio Celia si è dimesso dalla carica di segretario cittadino del Pd di Catanzaro. Lo ha reso noto lo stesso Celia, che è anche capogruppo del Pd al Comune di Catanzaro, formalizzando la sua decisione in una nota nella quale ringrazia anche – «di cuore» – i vertici territoriali del partito, dal segretario regionale Nicola Irto al segretario provinciale Domenico Giampà al consigliere regionale Ernesto Alecci, dalla presidente Giusi Iemma alla componente dell’assemblea nazionale Jasmine Cristallo con il gruppo a lei vicino. Celia ha scritto: «Ho deciso di formalizzare le dimissioni da segretario democrat, peraltro avendole già ventilate. Una scelta autonoma, libera e  responsabile. Considerato come sia finalizzata a favorire l’apertura di una fase nel partito locale, caratterizzata dall’apporto di nuove energie e della linfa vitale portata dai tanti recenti ingressi. Fatto che mi ha spinto a un passo indietro affinché si ‘inauguri’ un periodo diverso. Quello, lontano da appuntamenti elettorali, in cui il Pd del territorio avrà tutto il tempo di lavorare per ottenere risultati persino migliori dei miei. Mentre io, che mi ritengo ancora a pieno titolo abitante della casa comune del Pd, remerò lealmente nella direzione indicata dai timonieri in futuro al comando di questa nostra grande e bellissima nave chiamata Pd. Certo, potrò magari contribuire al dibattito interno con un pizzico di esperienza confortata dalla circostanza che, dati alla mano, appena un anno fa circa sotto la mia guida il partito locale in una fase assai delicata ha conseguito quasi il 6% con due consiglieri eletti a fronte del poco più del 5% registrato invece nel 2017 e del solo consigliere portato in Comune. Senza contare la nomina di Giusy a vicesindaco in aggiunta al sostegno offertole all’importante appuntamento delle Politiche con la coalizione che ha superato la ragguardevole quota, alla luce dei chiari di luna visti nel Paese, del 23%. Che – ha sottolineato Celia – diventa un numero da cerchiare in rosso a fronte del 16% del 2018, quando c’era in lizza il deputato Antonio Viscomi. Comunque sia, non è tempo di tali considerazioni. Meglio, semmai, volgere lo sguardo a un riassetto, forte e prospettico, del Pd di Catanzaro». Poi da parte di Celia toni polemici , all’indirizzi di quanti nel Pd catanzarese nelle ultime settimane hanno contestato la sua guida del partito nella fase che ha portato al rimpasto della Giunta comunale targata Nicola Fiorita: i dem hanno perso un assessore – Aldo Casalinuovo – mentre non è chiaro se uno dei riconfermati – Marina Mongiardo – sia rimasta nell’esecutivo in quota Pd o in altra quota. Inoltre non sono mancate tensioni tra Celia e l’area dem espressioen della linea Schlein. «Nel mio congedo – ha sostenuto Celia –  non ci sono solo “carezze e baci” per tutti. Nossignori. Perché il mio pensiero critico si appunta sui grandi soloni del Pd dei Tre Colli. Mi riferisco a gente che ha un nome anche altisonante in città, ma da me non certo apprezzata. Compagni e amici come Lino Puzzonia, Aldo Casalinuovo, Lino Silipo e Nicola Ventura. Persone molto avvezze a lezioncine e predicozzi, fintamente bonari e costruttivi, dispensati dall’alto di millantate conoscenze politiche e dal basso dei risicati, in alcuni casi risicatissimi, consensi. Preferenze che, sia ben chiaro, non costituiscono gli unici elementi a legittimare appartenenza e militanza partitica. Sia ben chiaro. Ma che forse, e dico forse, servono per ambire a mandati e incarichi di prestigio. Dal momento che vanno benissimo spigolature, idee, dissertazioni, strategie perfette, però solo in astratto, dotti insegnamenti e via dicendo. Ma non se sono finalizzati a lucrare surrettiziamente incarichi, anche di alto livello e lautamente ricompensati, senza i voti».

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