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il progetto innovativo

Il modello “Dada” per il Morelli-Colao di Vibo. Suppa: «Ripensare la modalità di fruizione degli spazi educativi»

L’intento è di porre le basi per una nuova pedagogia dell’insegnamento attraverso «la didattica per ambienti di apprendimento»

Pubblicato il: 12/08/2023 – 10:26
Il modello “Dada” per il Morelli-Colao di Vibo. Suppa: «Ripensare la modalità di fruizione degli spazi educativi»

La scuola del benessere e della felicità, “senza” interrogazioni, “senza” voti e possibilmente con pochi compiti per casa. È una rivoluzione senza precedenti, quantomeno sul territorio regionale, quella che l’Istituto d’Istruzione superiore “Morelli-Colao”, guidato da Raffaele Suppa, neanche a dirlo, un ingegnere, è pronto a mettere in campo a partire dal mese di settembre. Il “cambiamento”, per certi aspetti epocale, prende le mosse da un principio fondamentale: «I nostri figli – spiega il dirigente scolastico – devono poter stare bene tra i corridoi dell’istituto, socializzare nel modo adeguato, armonizzare la serenità e il benessere psico-fisico con l’acquisizione di conoscenze da tradurre poi in competenze». Le direttrici lungo le quali si muoveranno il liceo classico ed il liceo artistico saranno sostanzialmente due: la prima risponderà al cosiddetto modello “Dada”, l’altra punterà a fare in modo “che ragazzi di appena 14 anni non siano ridotti a un numero – ribadisce il capo d’istituto – ma vengano descritti e raccontati nella maniera più adeguata dai relativi docenti». La rotta lungo la quale si muoverà tutto ciò, sarà quella dell’Autonomia scolastica, con l’intento di porre le basi per una nuova pedagogia dell’insegnamento attraverso «la didattica per ambienti di apprendimento» e il progetto INNOVA-SCUOLA Osservare per valutare. Il modello Dada «ha lo scopo di ripensare la modalità di fruizione degli spazi educativi attraverso un approccio “dinamico e fluido” – evidenzia Raffaele Suppa – che consideri gli spostamenti degli studenti occasione di attivazione di stimoli che, come testimoniato da accreditati studi neuro scientifici, migliora la capacità di concentrazione». Gli ambienti di apprendimento, in una siffatta situazione, «diventano presupposto pedagogico didattico per transitare da un modello trasmissivo, del fare scuola, centrato sull’insegnamento, ad uno totalmente nuovo e diverso, focalizzato sullo studente e basato su apprendimenti che siano attivi, co-costruiti e perseguiti attraverso approcci didattici collaborativi e laboratori ali». Chiaro l’intento: «Valorizzare gli aspetti del nostro sistema educativo, colmare il gap tra i risultati conseguiti dai nostri studenti che risultano statisticamente inferiori alla media dei paesi OCSE, nell’ambito dell’indagine PISA, nella competenza di lettura e comprensione, nella ma-tematica e nelle scienze, migliorare ed incrementare il successo scolastico di ciascuno studente favorendone dinamiche motivazionali e di apprendimento».

Nei nuovi ambienti di lavoro scolastico, ci sarà spazio per esercitazione, per la costante verifica e il potenzia-mento degli apprendimenti. Ovviamente, per realizzare la modalità DADA è stato necessario ripensare integralmente gli spazi educativi a partire dalla loro fisicità (l’aula dell’insegnante e non della classe), e grazie ai fondi PNRR sono state collocate sui diversi piani dell’edificio scolastico dipartimenti disciplinari e nuovi laboratori (STEM – realtà aumentata, Metaverso, Robotica). I laboratori saranno integrati nell’orario scolastico in modo da essere, di fatto, parte integrante delle attività curricolari, mentre le restanti aule sono corredate da tecnologie 3.0, dotazioni informatiche, multimodali, iPad per gli alunni ed arredi modulari per la creazione di un ambiente di apprendimento funzionale a favorire didattiche basate sulla logica costruttivistica, collaborativa ed inclusiva.
Simbolo del cambiamento “è l’arredo dell’aula, che, con il progetto “DADA”, è pensato in maniera flessibile, versatile e concepito in modo tale da prestarsi a rapide trasformazioni, per adattarsi alla lezione che il docente intende offrire di volta in volta; l’aula, personalizzata dagli stessi docenti viene resa da loro stessi confortevole ed ospitale”.
Essa diventa il luogo elettivo dell’apprendimento in grado di rispondere in maniera efficace ed esauriente ai bisogni formativi ed informativi degli alunni del terzo millennio, abituati ad usare diversi codici di comunica-zione, ed apprendere attraverso canali formali, non formali ed informali, che favoriscono un apprendimento visivo e ”liquido” e privilegiano i lavori di gruppo.

Nel corso degli anni “una consistente mole di interventi, ha già visto il cablaggio wifi di entrambi i plessi scolasti-ci (Liceo Classico ed Artistico), la dotazione di dashboard e la dotazione integrale di computer di ultima genera-zione, fruibili sia per la didattica che per il registro elettronico. «Grazie a quest’ultimo – ribadisce il ds – le famiglie potranno ricevere un costante aggiornamento, in tempo reale, della vita scolastica dei propri figli». Tuttavia, «è la “persona educante” la vera chiave del cambiamento in quanto rende possibile e abilita l’adattabilità continua dei setting didattici, in cui giocano un ruolo fondamentale non tanto la disponibilità delle ICT e gli arredi flessibili e versatili quanto la visione didattico-pedagogica del docente». DADA è un modello «che deve partire proprio dalla disponibilità a mettersi in discussione delle comunità professionali dei docenti, creando fin dalla sua progettazione, le condizioni per occasioni di ripensamento professionale, favorendo un clima più aperto e collaborativo, incentivando ricerca e riflessioni collegiali, stimolare creatività ed iniziativa professionali”. Il tutto deve poi legarsi all’idea di una scuola senza numeri, nella quale “la valutazione sia osserva-zione del processo formativo e di crescita». D’altronde, «valutazioni negative che si ripetono spesso, comunicano la criticità di un percorso e le ragioni di un insuccesso formativo da rimuovere: aspetti specifici sui quali gli attori del sistema scolastico dovrebbero concentrare la loro attenzione».
Gli studenti, in sostanza, verranno accompagnati verso una forma sempre più consapevole di autovalutazione, elemento indispensabile per la crescita delle giovani menti, e accompagnati in un percorso che faccia emergere al massimo le potenzialità dei singoli, considerati in tutta la loro diversità.
Per ciò che concerne la valutazione, inoltre, si prediligerà l’intero processo formativo che, attraverso l’osservazione (e non l’interrogazione), prende in considerazione i progressi ed il lavoro complessivamente svolto durante i periodi didattici, al fine di evitare che gli studenti siano preoccupati solo dalle medie aritmetiche tra i voti delle singole osservazioni, di diminuire lo “stress da prestazione” e di evitare, infine, che la performance e l’applicazione globali dei ragazzi possano essere inficiate dallo sconforto dovuto ad una singola prova negativa, o da sporadici momenti di difficoltà dello studente stesso e che non dovrà/potrà più pregiudicare la valutazione finale. L’intero processo formativo «deve trovare anche la partecipazione da parte dei geni-tori, in quanto le finalità di educazione e di istruzione ed i corrispondenti traguardi possono trovare piena attuazione solo attraverso la condivisione ed il confronto continuo per accompagnare il processo di crescita: scuola e famiglia veri compagni di viaggio!» I genitori non devono limitarsi a chiedere ai propri figli “quanto hai preso?”. Piuttosto chiedere: “Cosa hai fatto? Cos’hai appreso? Come stai a scuola?”. La valutazione deve orientare lo studente, facendogli percorrere un’esperienza di apprendimento che, se costellata da esiti negativi, rischia di influire sulla disponibilità emotiva verso lo studio. I docenti, dal canto loro, assumono piena consapevolezza che modalità e finalità del giudizio valutativo sono essenziali per orientare le scelte delle strategie didattiche e degli strumenti da impiegare per la verifica degli apprendimenti, ma anche per orientare atteggiamenti e la disponibilità all’impegno da parte degli allievi. In tal modo la valutazione diventa un processo di attribuzione di “valore” al lavoro svolto, da promuovere in relazione agli scopi che chi valuta deve perseguire». «Gli interventi, infine, di insegnamento/apprendimento costituiscono sempre la condivisione di un’azione didattica finalizzata a promuovere le singole individualità, le modalità e gli stili di apprendimento soggettivi, in un contesto si predefinito, ma sempre in vista di traguardi coerenti con il profilo degli studenti in uscita».

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