CORIGLIANO ROSSANO Chi sono gli uomini ritenuti responsabili del tentato omicidio di Pasquale Inzitari, imprenditore reggino sfuggito nel luglio del 2017 ad un agguato mortale? La Dda di Catanzaro che ha coordinato l’attività di indagine che ha portato – a distanza di sei anni dal mancato delitto – i Carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano, ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Distrettuale diretta dal Procuratore Nicola Gratteri. In carcere sono finiti, Francesco Candiloro e Michelangelo Tripodi, mentre i domiciliari sono stati disposti nei confronti di Gianenrico Formosa e Antonio Domenico Scarcella. Formosa, ha deciso di collaborare con la giustizia, e grazie anche ai suoi racconti gli investigatori hanno ricostruito le fase precedenti il tentato omicidio.
Sul conto di Michelangelo Tripodi e sui suoi legami con Francesco Candiloro e la cosca Crea di Rizziconi, appare opportuno fare riferimento al decreto di fermo eseguito dalla Procura della Repubblica di Ancona e l’informativa datata 22 settembre 2021 della Sezione Anticrimine del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri di Ancona, riguardante le indagini svolte in relazione all’omicidio di Marcello Bruzzese, avvenuto il 25 dicembre 2018, a Pesaro. Nell’ambito di questo procedimento penale, Tripodi e Candeloro sono stati condannati alla pena dell’ergastolo dal gup di Ancona. Dalle indagini risulta «evidente il legame dei due con la cosca Crea». Gli stessi, infatti, sono stati ritenuti responsabili dell’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese. Il movente dell’omicidio è stato collegato alla volontà di Girolamo Biagio Bruzzese di attentare alla vita del capo cosca Teodoro Crea. Quale elemento collega questo episodio al tentato omicidio di Pasquale Inzitari? Per chi indaga, il movente che avrebbe caratterizzato l’azione criminosa dei due indagati è il medesimo. L’attentato all’imprenditore reggino Inzitari, infatti, è avvenuto proprio «a causa delle dichiarazioni dallo stesso rilasciate nei confronti degli esponenti della cosca Crea, nonostante avesse subito la morte del proprio figlio, ucciso in un agguato da parte di soggetti non ancora identificati».
Per quanto concerne i collegamenti di Francesco Candiloro con gli ambienti criminali, è emerso nel corso di indagini il suo ruolo nel procurare a Domenico Crea (classe ’82) «documenti falsi da utilizzare durante la latitanza, dopo l’arresto di quest’ultimo si metteva a disposizione dei familiari per ottenere la scarcerazione di Teodoro Crea per motivi di salute» e lo assisteva «in un contrasto con i suoi cugini al fine di mantenere l’unità della cosca». Insomma, Candiloro «si metteva a completa disposizione degli interessi del sodalizio, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo secondo le direttive di Domenico Crea». La cosca è stata giuridicamente riconosciuta con le sentenze emesse a seguito delle operazioni “Toro”, “Deus” e “Spazio di libertà”.
x
x