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«Il taglio di un miliardo al Pnrr è un colpo durissimo per la Calabria. Negarlo non serve a nulla»

di Alberto Cisterna*

Pubblicato il: 12/08/2023 – 16:31
«Il taglio di un miliardo al Pnrr è un colpo durissimo per la Calabria. Negarlo non serve a nulla»

Il taglio di circa un miliardo di euro dei fondi del Pnrr destinati alla Calabria rischia di restare incomprensibile agli occhi della maggioranza dei calabresi i quali – tra una selva di numeri e un nugolo di dichiarazioni avvampate – possono finire per perdere di vista la sostanza di quanto è accaduto. 

Primo punto. Il taglio, è vero, ha riguardato anche altre regioni, ma la Calabria è la più arretrata e svantaggiata delle regioni italiane, per cui portare via mille euro a un contadino non ha lo stesso impatto del portar via mille euro a un proprietario terriero. Detta così è facile facile e mettiamo subito da parte paragoni improponibili con il Veneto o l’Umbria o la stessa Puglia. I tagli lineari tagliano le gambe sia ai nani che ai mitici vatussi di un’antica canzone popolare con intuibili differenze.

Secondo punto. La Calabria, proprio perché territorio da aiutare e sostenere nella sua precaria economia e nel suo disagio sociale, paga il taglio più di altre parti del paese in termini assoluti. Versare un bicchiere d’acqua in una caraffa da un litro ha una piccola, ma comunque apprezzabile incidenza, versarlo in una botte da cento litri, come dire, è evidentemente un’altra cosa. Questo vuol dire che un miliardo di euro su un territorio come la Calabria produce effetti benefici superiori che altrove e di gran lunga superiori per l’incidenza che assume in una zona economicamente desertificata, o quasi, come la nostra regione.

Terzo punto. Si dice che i progetti che sono stati tagliati dal ministro Fitto saranno finanziati con i prossimi fondi europei destinati alla coesione sociale. Per intenderci quelli che la Calabria è all’ultimo posto in Europa per la capacità di spendere e che da sempre sono in buona parte restituiti per le difficoltà di programmazione e gestione degli enti calabresi. Naturalmente l’argomento non ha senso, posto che sempre un miliardo manca alla fine, visto che i fondi europei sarebbero stati da destinare al finanziamento di altri progetti.

Quarto punto. Una piccola chiosa tecnica al punto precedente, purtroppo necessaria altrimenti non si capisce di cosa si sta discutendo. Nel ciclo 2014-2020 le risorse originariamente stanziate per FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e FSE (Fondo Sociale Europeo) «sono state integrate per gli anni 2021-2022 dalle risorse provenienti dal ciclo 2021-2027 legate all’iniziativa Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe (REACT-EU)allo scopo di promuovere il superamento degli effetti negativi della crisi sanitaria sull’economia, sull’occupazione e sui sistemi sociali nelle regioni colpite dalla pandemia di COVID-19 a e favorire, al contempo, la transizione verde, digitale e resiliente di economia e società» (fonte https://politichecoesione.governo.it/it/); insomma una parte sostanziosa dei fondi 2021-2027 sono già state impiegate e si vedrà cosa ne verrà effettivamente fuori.

Quinto punto. La beffa oltre il danno. Buona parte dei fondi del Pnrr sono prestiti da restituire all’Unione europea nel medio e lungo periodo. Per carità, nulla di cui scandalizzarsi, è così. Se nessuno dei progetti tagliati per la Calabria rientrerà tra quelli di interesse strategico nazionale (comunque da finanziare con altre risorse statali) e il miliardo di euro del Pnrr finisce altrove, la somma dovrà – pro quota in base al reddito – essere restituita alla UE anche dai calabresi, prima o poi.

Ultimo punto. A prescindere dalle opinioni politiche di ciascuno e dalle appartenenze di partito, se neppure questa volta ci si trova d’accordo su quanto accaduto la questione è seria. I numeri sono numeri e la matematica, come dire, poco si presta a manipolazioni. Il colpo inferto alle speranze della Calabria di avviare interventi e progetti che possano aiutarla in settori vitali della sua economia (si pensi anche solo al ripristino ambientale delle coste o al dissesto idrogeologico dei territori montani) è stato duro e nasconderlo non giova a trovare una soluzione. Soluzione che, paradossalmente, passa proprio attraverso l’apparato regionale e locale che ha il dovere di attrezzarsi per tempo affinché non un euro di denaro pubblico vada sprecato nei prossimi mesi e anni e men che meno restituito. Per farlo sono necessarie professionalità adeguate e ben retribuite, come proprio il governo Meloni ci ha spiegato con il decreto legge che consente pagamenti extra per la Società del ponte sullo Stretto. 

* magistrato

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