BOVALINO Non indifese principesse, ma autentiche eroine, in grado di decidere del proprio destino e salvarsi senza l’aiuto del principe azzurro. Non è una rivisitazione 2.0, ma il contrario. In origine le fiabe erano ben diverse da come abbiamo imparato a conoscerle, a seguito di modifiche apportate negli anni. Lo spiega bene Paolo Battistel all’interno del suo ultimo libro “L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari” (Oligo Editore), che lo scrittore torinese, docente e profondo conoscitore del mito e del folklore europeo ha presentato a Bovalino nel corso di un evento organizzato dall’associazione 5D, in collaborazione con il Sistema bibliotecario territoriale ionico “Giovanni Ruffo” di Bovalino guidato da Antonio Bova e con il patrocinio del Comune di Bovalino.
Proprio per i temi trattati nel libro, con l’impegno di scardinare gli stereotipi che attanagliano la figura femminile, l’associazione guidata da Maria Alessandra Polimeno, attiva sul territorio in difesa dei diritti delle donne e in prima linea nel contrasto alla violenza di genere, ha promosso l’evento. «Siamo convinti – ha detto la presidente Polimeno – che sia necessario porre attenzione da un punto di vista culturale al ruolo della donna. Le fiabe così come le conosciamo oggi, come emerge dall’opera di Paolo Battistel, hanno portato a dare una certa immagine stereotipata della figura femminile, una figura dipinta come passiva. Ma con una analisi attenta abbiamo scoperto che anche attraverso di esse è possibile dare una connotazione diversa al genere: le donne hanno in realtà una certa dinamicità. Siamo convinti – ha concluso la presidente dell’associazione 5D – che anche attraverso una rilettura delle fiabe sia possibile dare una creare di rivalutazione della figura femminile nel suo ruolo attivo e partecipativo».
«Per riuscire a far rinascere le fiabe e far sì che possano essere uno strumento con cui gli esseri umani possono andare a vedere e a toccare le proprie radici, non è necessario censurarle, ma semplicemente scoprire cosa dicevano davvero, perché le fiabe dicono tutt’altro rispetto a quello che noi pensiamo», ha spiegato Paolo Battistel, la cui analisi, su un tema ancora poco conosciuto, ha ha suscitato grande interesse. L’arcolaio, un utensile domestico utilizzato (prevalentemente dalle donne) nel Medioevo e nel Rinascimento per disfare le matasse, viene “utilizzato” dunque da Battistel per dipanare la matassa costituita da tutte le versioni delle fiabe che dalla loro nascita sono arrivate fino a noi, con non poche modifiche. «Le fiabe non sono semplici “storie per bambini”», rimarca lo scrittore, che nel suo libro propone un’analisi in cui si concentra sulla figura della donna – nei suoi infiniti volti e funzioni – all’interno delle fiabe: dalla dolce Rosaspina dal sonno incantato, verso principesse viziate, in fuga da un brutto ranocchio, fino a giungere a oscure dee e streghe come Baba-Jaga. «È stato bellissimo essere qui – ha detto Battistel – per poter parlare del femminile in relazione alle fiabe. Se noi andiamo a leggerle per come sono nate, non attraverso i film o le modifiche apportate nel corso del tempo, notiamo che in realtà le fiabe sono molto diverse da come le conosciamo. All’interno di esse le donne sono figure dinamiche, autentiche eroine e non principesse passive».
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