CATANZARO Il provvedimento con il quale la Giunta regionale della Calabria ha proceduto alla nomina dei commissari ad acta di 30 Comuni responsabili di non avere esercitato la necessaria vigilanza sull’attività urbanistico edilizia in tema di controllo del territorio e repressione dell’abusivismo, è un primo e significativo passo per ripristinare la legalità e frenare il dilagante consumo di suolo che interessa la nostra Regione. Il provvedimento adottato si riferisce ad abusivi denunciati dalle autorità tra il 2018 e il 2020 e mette in luce la rilevanza del fenomeno, considerati anche i pericoli connessi alla violazione di norme e disposizioni legate alla sicurezza come nel caso di aree soprastanti zone a rischio frana o alluvione o ad elevato rischio sismico, e segue all’invio di diverse diffide inoltrate dagli uffici regionali competenti ai Comuni inadempienti.
Era stato lo stesso presidente Occhiuto nel dicembre 2022 ad annunciare la linea dura contro l’abusivismo edilizio con l’intenzione di accelerare per procedere alla demolizione di 400 edifici abusivi avvalendosi anche di commissari ad acta e l’istituzione di un apposito Fondo di rotazione per supportare i Comuni sotto il profilo finanziario.
E’ un cambio di passo importante rispetto al passato rispetto al quale ribadiamo il “meglio tardi che mai”, sottolineato lo scorso dicembre all’annuncio di un provvedimento atteso e necessario poiché la Calabria, per come reiteratamente segnalato da Legambiente nei propri dossier, è interessata da un persistente e grave fenomeno di abusivismo edilizio a cui non sono estranei interessi riconducibili alla criminalità organizzata.
L’Istat, nel suo ultimo “Rapporto Bes 2022” sul benessere equo e sostenibile definisce come “insostenibile” l’abusivismo edilizio nel Mezzogiorno, con un’incidenza di 42,1 case illegali ogni 100 costruite nel rispetto della legge (la media nazionale è di 15) e segnala una crescita netta dell’abusivismo del 9,1%, come non si riscontrava dal 2004.
Dall’ultimo report pubblicato nel 2021 nell’ambito della campagna di Legambiente “Abbatti l’abuso”, che monitora le ordinanze di demolizione emesse dai Comuni per verificare quante ne siano state effettivamente eseguite, emerge, sulla scorta dei dati comunicati dalle amministrazioni, che le demolizioni in Calabria sono state pari solo all’11,2% delle ordinanze emesse.
Per superare queste situazioni, l’art. 10 bis della legge 120/2020, ha delegato ai Prefetti il compito di intervenire di fronte all’inerzia dei Comuni relativa alle ordinanze emesse e non eseguite, così da avviare l’iter dell’abbattimento, ma la norma che non ha avuto gli effetti sperati anche a causa di una sua interpretazione restrittiva.
E proprio per superare questi limiti, lo scorso luglio, in seguito ad un incontro tra il Presidente della Regione Occhiuto ed i vertici nazionali e regionali di Legambiente Ciafani e Parretta, è stata condivisa un’azione comune per la lotta all’abusivismo edilizio in Calabria nell’interesse dei cittadini calabresi che rispettano la legge.
«La Calabria – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – è una delle regioni con il più alto tasso di reati nel ciclo del cemento, come dimostrano i dati delle attività svolte dalle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto, pubblicati nel Rapporto Ecomafia 2023, con 871 illeciti penali e 1.083 illeciti amministrativi, alle media di 5,3 violazioni di legge ogni giorno. L’abusivismo edilizio è un fenomeno grave che molto spesso compromette luoghi di straordinaria bellezza e pregio ambientale e contro il quale servono, anche in funzione di deterrenza e prevenzione degli abusi, azioni efficaci di rispristino della cultura della legalità, con l’abbattimento degli immobili non sanabili. Si tratta di interventi essenziali non solo per tutelare l’ambiente ma anche per porre in sicurezza il territorio, frenare il consumo di suolo, affermare economie locali trasparenti e salvaguardare l’incolumità delle persone».
«La Calabria deve fare molto sia per contrastare l’abusivismo edilizio – continua Parretta – sia per la concreta riduzione del rischio idrogeologico considerati gli effetti negativi che la crisi climatica può generare in un territorio dove esistono intere zone edificate su aree considerate franose o soggette ad alluvioni. Per questa ragione desta sconcerto la proposta di rimodulazione dei finanziamenti del PNRR formulata dal Governo che toglierebbe alla Calabria oltre il 46% delle risorse, quasi 905 milioni di euro con un taglio lineare che colpirebbe anche misure come i fondi per la riduzione del rischio idrogeologico e per la rigenerazione urbana. Da parte della Regione Calabria ci sono segnali positivi che attendiamo, però, vengano concretizzati e portati realmente sino in fondo con determinazione e capacità di visione programmatica».
In Calabria, nel corso degli anni, si è costruito troppo e troppo spesso in maniera abusiva ed in zone pericolose ed inadatte: una cementificazione selvaggia del territorio che non è assolutamente sopportabile così come non sono giustificabili i ritardi e le inadempienze da parte di tanti comuni che, a nostro avviso, dovrebbero essere maggiormente coinvolti in questo percorso che per essere realmente efficace oltre al decisionismo del Presidente Occhiuto deve coinvolgere tutti gli attori territoriali e le comunità locali. Legambiente Calabria chiede da molto tempo che si proceda, con decisione, alla demolizione degli immobili abusivi posti in aree a rischio idrogeologico, sismico, nelle aree di pregio o lungo le coste e si coinvolgano i cittadini in un processo di ripristino della legalità e di rigenerazione dei territori.
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