COSENZA Hanno deciso di rivolgersi alla Soprintendenza per i beni archeologici e culturali, Valeria Lucchino e Fabrizio Basciano, una coppia di giovani professionisti di Lamezia Terme che nel giorno di Ferragosto ha pensato di visitare i Giganti di Campana, detti anche pietre dell’Incavallicata, nella Sila cosentina.
«Con mio marito – scrive la dottoressa Lucchino – abbiamo deciso di trascorrere la giornata di Ferragosto visitando le Pietre dell’Incavallicata, dunque l’elefante di pietra di Campana. Tralasciando la più totale assenza di turisti, che chiunque si aspetterebbe di trovare considerata la natura straordinaria e l’eccezionale storia di tali strutture, quello che più sconcerta è il totale stato di abbandono in cui le stesse versano». I megaliti preistorici, infatti, che altrove farebbero la fortuna di un luogo, (come la roccia dell’elefante in Sardegna, per esempio) in Calabria vengono pressoché ignorati. Eppure il loro fascino, una storia antica e misteriosa, non manca: sono formazioni rocciose sulle cui origini antichissime non è stata ancora fatta piena luce. Una rappresenta chiaramente un elefante ed è altra cinque metri e mezzo e l’altra è detta il “Ciclope” o il “Guerriero” (alta sette metri e mezzo).
«Non un cartello esplicativo – scrivono i due visitatori –, non un punto informazioni, non recinzioni atte a proteggerle da qualsivoglia atto di vandalismo. Ci si chiede quindi come tutto ciò sia possibile, come, in sintesi, strutture talmente importanti, affascinanti e imponenti, che ovunque sarebbero adeguatamente tutelate e studiate, possano versare in un tale stato di abbandono. È un vero peccato constatare come reperti del genere, potenzialmente in grado di attrarre turisti da tutto il mondo, non siano minimamente valorizzati».
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