CATANZARO La Corte dei Conti in un passato anche recente l’ha definito un fenomeno «patologico», potenzialmente esplosivo e comunque produttivo di effetti negativi sulle casse dell’ente, e la stessa Regione nell’ultimo Documento di Economia e Finanza ha parlato di «consistenze ragguardevoli» che hanno raggiunto cifre astronomiche. Tra le criticità che attanagliano e zavorrano i conti e il bilancio della Regione Calabria quella dei debiti fuori bilancio e dei pignoramenti è sicuramente una delle più gravi. È un dato ormai quasi storicizzato, al punto che in sei anni, dal 2016 al 2022, la stessa Regione, nell’ultimo Documento di Economia e Finanza, ha reso noto che l’importo dei pignoramenti ha superato i 240 milioni. Il fatto è che il trend sembra si stia ripresentando anche nel 2023: in una recente delibera della Giunta Occhiuto infatti si attesta una cifra pari a 6,232 milioni di atti di pignoramento pagati e quietanziati dal tesoriere della Regione, in qualità di terzo pignorato, nel periodo tra l’1 gennaio e il 30 aprile.
Il meccanismo è quello classico di spese sorte a causa del riconoscimento, da parte dei dipartimenti competenti per materia, di debiti fuori bilancio derivanti da sentenze di condanna dell’ente ma anche di procedure esecutive originate da situazioni debitorie di soggetti ed enti terzi a loro volta creditori della Regione Calabria, poste in essere nei confronti dell’ente. Dall’ultimo Documento di Economia e Finanza della Regione: «Tali procedure, che continuano a rappresentare il maggior numero di quelle subìte, in termini quantitativi, traggono, pertanto, origine non da un debito proprio dell’ente regionale, ma da un debito che l’ente subisce come terzo e che di sovente è condannato a pagare, nonostante non esistano rapporti economici con i soggetti debitori e vengano conseguentemente rese dichiarazioni negative in ordine all’esistenza di rapporti debitori». Nel dettaglio, la delibera di Giunta individua l’oggetto della spesa generata dai singoli Dipartimenti e qui l’elenco si arricchisce anche di voci estremamente significative, come il pignoramento per oltre 1,4 milioni subito all’Afor, la ormai ex azienda della forestazione della Regione che da oltre dieci anni è sparita dal portafoglio dell’ente ma che evidentemente ancora è oggetto di procedure esecutive che si ripercuotono sul bilancio della Regione, o ancora il pagamento di canoni di locazione per fitti occupati delle Ardis (Dipartimento Istruzione-oltre 400mila euro), e ci sono oltre 72mila euro di pignoramento alla voce Le Giare-settembre 2020, teatro della tragedia di Soverato (Dipartimento Lavori pubblici). La delibera di Giunta in definitiva accerta che le somme che hanno portato alla complessiva cifra di 6,232 milioni «sono state assegnate dall’autorità giudiziaria competente e quietanziate dal tesoriere regionale, in qualità di terzo pignorato», invitando i Dipartimenti che hanno dato luogo alle spese «per come ripetutamente indicato dalla Corte dei Conti» a «fornire gli elementi necessari al riconoscimento giuridico-amministrativo dei pignoramenti subiti dall’amministrazione regionale». Si ricorda infine che nel bilancio di previsione 2023-25 della Regione «l’organo legislativo ha disposto di destinare 15 milioni al fondo di riserva per fare fronte alla spesa derivante da atti giudiziali di pignoramento». È evidente che per gli uffici della Cittadella c’è ancora tantissimo dea fare, soprattutto c’è da cancellare la “fotografia” che sempre l’ultimo Defr ha scattato: «Nonostante tale situazione, gran parte delle strutture regionali continua a non individuare la spesa che ha dato l’origine al pignoramento, ad assumere pochissimi provvedimenti di riconoscimento amministrativo dei debiti connessi ai pignoramenti e a recuperare con estrema lentezza le somme anticipate in qualità di terzo pignorato». (c. a.)
x
x