LAMEZIA TERME Il “dermatologo dei vip” suona fatuo e non rende l’idea. Il professor Santo Mercuri, calabrese di Giffone, è, in Italia, il pioniere della medicina estetica rigenerativa, fra i primi a usare il Thermage, il laserfrazionale, gli ultrasuoni focalizzati, il plasma arricchito di piastrine e, oggi, la MetaCell Technology. L’ennesima eccellenza nella medicina “costretta” a esprimersi lontano dalla Calabria.
Il Corriere della Sera, che lo ha intervistato a tutta pagina qualche giorno fa, ricorda che ha lanciato slogan come «il lifting della pausa pranzo» e «il cocktail di giovinezza», ma soprattutto, dal 2002, è primario di Dermatologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, ha all’attivo diecimila interventi di chirurgia oncologica e ricerche su vitiligine, psoriasi e sulle nuove metodiche laser. Dal 2011, è l’esperto in Dermatologia del Consiglio Superiore di Sanità.
È (anche) un volto televisivo (Basta poco e Myr su La5) con clienti illustri. Il primo fu Silvio Berlusconi, che – ricorda il Corriere della Sera – lo aiutò a comprare le prime attrezzature all’avanguardia: «Lo conobbi intorno al 2002, era presidente del Consiglio e aveva un problema serio di dermatologia. Io ero in vacanza in Calabria, vengo chiamato dall’ospedale, mi dicono che devo andare a Roma a visitarlo. Rispondo che non posso: non ho con me giacca e cravatta. Però insistettero, mi dissero di partire lo stesso. Prendo il dermatoscopio e vado in maniche di camicia. Arrivo a Palazzo Grazioli, lo visito, lui accetta la terapia e lì inizia una bella e lunghissima amicizia. L’ho visto centinaia di volte». Berlusconi «amava il bello – ricorda e, quindi, apprezzava la medicina estetica», spiega Mercuri senza citare quali fossero gli interventi preferiti dal Cavaliere. Di cui nel 2014 il professore disse che aveva la pelle di un quindicenne. Quell’anno il medico venne candidato alle Europee: glielo aveva chiesto proprio Berlusconi. «E fu l’unica volta che riuscì a farmi tagliare i capelli. Ogni volta che mi vedeva, mi diceva di tagliarli. Me l’ha detto anche quando l’ho salutato per l’ultima volta al San Raffaele.
Tornando alla mia candidatura, sapevo che non sarei stato eletto, però a Giffone, il mio paesino in Calabria, mi hanno votato tutti. Fu un’occasione per tornare nel mio Sud: il legame coi genitori, con la terra è indissolubile. È stato papà a insegnarmi a non dimenticare le origini meridionali. C’è ancora, ha 93 anni e vado sempre a trovare lui e mamma».
Il padre di Mercuri «era l’idraulico del Comune, ma mi ha sempre vietato di mettere piede nella sua officina. Voleva che studiassi e basta: lui non aveva potuto perché era il più grande di cinque figli e, avendo perso presto suo padre, aveva dovuto lavorare. Stavamo in questo paesino dell’Aspromonte, lontano da tutto, anche dall’ospedale. Pensi che sono nato in casa, con la levatrice e il medico condotto, anche se era il 1964». Scelse di studiare medicina per via della nonna Ermelinda: «Mi diceva sempre: figliolo mio, devi fare il medico. Era il suo sogno. Lei e il marito erano i panettieri di Giffone. È morta sei mesi prima che mi laureassi in Medicina e Chirurgia a Messina con 110 e lode».
Anche la passione per la dermatologia arriva da un episodio familiare: «A 17 anni, mio fratello ebbe la sindrome di Lyell, una patologia che devasta lo strato superficiale della pelle. All’inizio, sbagliarono la diagnosi, poi, all’ospedale di Messina, dove rimase per un mese e mezzo, guarì e fu lì che mi innamorai della dermatologia». L’altro incontro della vita è con Don Luigi Verzé, il fondatore dell’Ospedale San Raffaele. «Lo conobbi dopo la specializzazione: un uomo eccezionale, che mi diede subito fiducia. Mi affidò il reparto di Dermatologia del San Raffaele e mi trasferii al nord. Quando arrivai, c’erano solo ambulatori che poi abbiamo strutturato per creare un reparto. Ai tempi, la parte estetica era marginale. Io andavo tantissimo in giro per il mondo per affinare le tecniche chirurgiche, vedere che facevano gli altri e provare i nuovi laser. All’inizio, fu Berlusconi ad aiutarmi nell’acquisto di alcune apparecchiature che via via trovavo e che cambiarono il volto del reparto». Il resto è storia: tanti clienti vip, tra cui Albano («gli ho fatto un trattamento per tutelare la chioma»), Emilio Fede, Brunello Cucinelli e Cristiano Malgioglio. Al quale Mercuri ha trovato «un melanoma che poteva farlo morire. Stava andando in Brasile e non l’ho fatto partire. Me ne sono accorto col dermatoscopio normale, non avevamo ancora il microscopio confocale, che mi è stato poi donato da Luisella Cassani Carozza, della Same trattori: sui nei, può dare risposte prima di fare il più invasivo esame istologico.Non sostituisce la biopsia, ma può evitare cicatrici non necessarie».
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