CROTONE Parte l’attività concertativa con i sindaci della provincia di Crotone per definire il nuovo sistema sanitario territoriale. Il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale pitagorica, Simona Carbone, ha inviato al sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, presidente della conferenza provinciale, «la proposta di organizzazione della rete assistenziale territoriale-Assistenza primaria» ed ha chiesto «di convocare un apposito incontro con i sindaci». L’obiettivo è quello di avviare un confronto costruttivo con i primi cittadini per definire, di comune accordo, la riorganizzazione della continuità assistenziale. Quella inviata a Voce è una bozza di proposte che, se dovesse trovare la condivisione dei sindaci, sarà inserita in un modello di governo sanitario del territorio, che dovrà essere integrato con le attività che saranno realizzate all’interno del contesto ospedaliero del “San Giovanni di Dio”.
Nella lettera di trasmissione della proposta al sindaco di Crotone, il commissario Carbone ha evidenziato che «il razionale del modello proposto è orientato a migliorare e riqualificare le prestazioni sanitarie da erogare alla popolazione, correlando le esigenze assistenziali del territorio al numero dei residenti». L’accordo del confronto con i sindaci era stato preso nel corso della Conferenza provinciale tenutasi il 3 agosto scorso. Il dibattito sulle proposte rappresenta una novità nella provincia di Crotone. Negli ultimi anni, infatti, nessun direttore generale o commissario, prima di redigere qualsiasi atto sanitario o aziendale, aveva avviato un confronto con i sindaci o chiesto il loro parere. Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma Carbone intende costruire la futura sanità da erogare agli utenti della provincia di Crotone. L’ipotesi progettuale contenuta nel documento inviato al sindaco della città pitagorica parte dall’analisi del contesto socio-sanitario attuale e della composizione geografica particolarmente complessa del territorio, che «condiziona il trasferimento e della mobilità». Questa situazione si ripercuote negativamente sull’erogazione dei servizi sanitari. Attualmente l’erogazione sanitaria consiste nella presenza del medico di base, della guardia medica (non in tutti i Comuni per carenza di personale); mentre la medicina specialistica che l’Asp eroga è presente solo a Crotone, Cirò Marina e Mesoraca. Gran parte dell’utenza, circa 170mila anime, fa riferimento all’unico ospedale presente (“San Giovanni di Dio”). Nel territorio dell’Asp è quasi totalmente assente l’assistenza domiciliare, in particolare nei comuni dell’entroterra.
L’idea di Carbone per ribaltare l’attuale situazione di criticità è quella di «creare una rete di presidi territoriali sociosanitari, che comprenda al suo interno il sistema delle cure domiciliari, ambulatoriali ed altri servizi che possano fornire cure in maniera integrata; creare un sistema informatico integrato che permetta l’interoperabilità dei vari sistemi in dotazione alle figure professionali; attuare la telemedicina». Il piano riorganizzativo dell’assistenza primaria, che fa riferimento al Dm regionale 70/2022 prevede di mettere in rete due centrali operative territoriali, sei case di comunità, una casa della salute e un ospedale di comunità. L’idea è quella di mettere in campo un modello organizzativo che crei un raccordo tra i diversi soggetti che operano nel territorio (centrali operative territoriali). L’attuale, poca, disponibilità di medici potrebbe essere superata con le aggregazioni funzionali territoriali. All’Asp di Crotone si cercano le soluzioni per superare la situazione di carenza e stallo. Si intende, insomma, mandare in soffitta il vecchio modello figlio di quel sistema emerso dall’indagine Glicine-Akeronte della Dda di Catanzaro. Ora spetta ai sindaci valutare la proposta ed eventualmente emendarla, sperando che i primi cittadini, nelle loro valutazioni, non facciano prevalere la logica del campanile che molto spesso non si coniuga con l’interesse generale dell’utenza.
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