COSENZA Opere ferroviarie e Mezzogiorno. L’impasse è vecchio ma oggi si aggiunge la notizia di una “rimodulazione” degli stanziamenti di denaro destinati alle infrastrutture del Sud. In parole povere: meno soldi per lavori di cui il meridione ha urgentemente bisogno.
Intervistato dal sito collettiva.it il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, parla di «accanimento contro il Sud da parte del governo, che non sta solamente definanziando le opere infrastrutturali del Pnrr, ma va oltre. Pensiamo alla cancellazione delle misure sui beni confiscati alle mafie, che in Calabria incide su una progettazione già avviata. In questo caso la motivazione è la carenza progettuale e la lentezza della burocrazia: non è vero, perché ci sono 60 progetti poi definanziati per dare copertura alla Zes (Zona economica speciale), che però è un progetto senza un’idea di investimenti, di sviluppo, di piani industriali nazionali, quindi per il Mezzogiorno significa non fare niente».
A pagare le spese delle decisioni del governo c’è anche «la 106, la linea Sibari-Porto Salvo, inserita come opera strategica nella vertenza Calabria che abbiamo aperto in accordo con la Regione. Si tratta, quindi, anche di un atto ostile contro il lavoro del governo della Calabria, non avendo alcuna idea delle carenze infrastrutturali calabresi».
La Calabria, spiega in sintesi Sposato, rischia di ritrovarsi con gravi carenze infrastrutturali davanti a un’opera imponente come il ponte sullo Stretto: «Si rischia di avere un ponte sospeso sul niente, significa definanziare tutti gli altri progetti come la 106 e l’alta velocità e, se si aggiunge che non c’è nulla sulla ferrovia ionica a binario unico non elettrificato, si constata che di fatto stanno isolando la Calabria. Anche la Sicilia ha gli stessi problemi». Il segretario generale della Cgil sottende anche il sospetto che i finanziamenti vengano dirottati in favore del ponte per «pagare la società Stretto anche se cantieri non se ne vedono».
A farne le spese è una regione nella quale «i giovani se ne vanno, dove non vengono sbloccate le assunzioni nella amministrazione pubblica e non se ne fanno nella sanità, lasciando la regione all’abbandono, a un inverno demografico che prosegue da anni e a una condanna per il prossimo trentennio».
Tutti argomenti che verranno trattati nel corso della manifestazione del prossimo sette ottobre, “La via maestra”: «Ci vuole una levata di scudi da parte delle regioni del Mezzogiorno che paga il prezzo delle scelte scellerate del governo, andando incontro a una morte meno lenta di quello che si possa pensare».
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