REGGIO CALABRIA Meno sedute ma un’attività e una produttività legislativa più intensa. Alla tradizionale pausa dei lavori per la fase ferragostana è tempo di bilanci – sia pure parziali – per il Consiglio regionale, un bilancio che sicuramente presenta alcuni aspetti positivi, almeno sul piano numerico. Mettendo a confronto lo stesso arco temporale tra l’anno scorso e quest’anno, si può notare che l’aula di Palazzo Campanella da gennaio ad agosto del 2023 si è riunita dieci volte, rispetto alle 15 dell’analogo periodo del 2022. Un calo che comunque va considerato abbastanza fisiologico, dopo l’inizio della legislatura, con una dinamica che comunque si è sempre verificata al Consiglio regionale: nel 2023 peraltro il “rallentamento” ha riguardato i primi tre mesi, perché da aprile in poi il Consiglio regionale è tornato a riunirsi con cadenza più sostenuta.
Ovviamente il dato numerico delle sedute di Consiglio regionale non necessariamente ha un significato politico particolare. In realtà, quello che davvero caratterizza l’attività di una istituzione è il suo “attivismo” sul piano legislativo, e sotto questo aspetto il 2023 ha confermato una certa frenesia normativa. Dall’inizio dell’anno sono infatti stati presentati ben 75 proposte di legge – 6 di iniziativa della Giunta regionale, e tra queste anche le riforme in tema di lavoro e di Consorzi di Bonifica – e una ventina di proposte di provvedimento amministrativo. Rispetto al 2022, che di fatto è stato il primo anno dell’attuale legislatura, nei primi 8 mesi del 2023 il Consiglio regionale è stato più prolifico sul piano della produzione legislativa: da gennaio a oggi infatti l’assemblea ha approvato 38 leggi, sei in più rispetto al corrispondente arco temporale del 2022. Ovviamente, è sempre da valutare anche la qualità della produzione legislativa, sulla quale c’è sempre da discutere, ma un elemento può essere rilevato: la spinta riformatrice che si era vista lo scorso anno sembra essersi ripresentata sostanzialmente anche quest’anno. Tra i provvedimenti più significativi diventati legge regionale infatti vanno annoverati soprattutto la riforma dei Consorzi di bonifica (con la messa in liquidazione degli attuali 11 enti e la creazione del Consorzio unico regionale articolato in comprensori territoriali), la riforma del mercato del lavoro e delle politiche attive (con la creazione della nuova Agenzia regionale Arpal in luogo dell’azienda Calabria Lavoro) e la riforma del sistema di Protezione civile regionale, testi la cui preesistente disciplina risaliva quasi alla notte dei tempi. Alcuni provvedimenti hanno poi ricevuto il disco verde dell’intera aula, maggioranza di centrodestra e opposizioni di centrosinistra, altri invece hanno profondamente diviso i due schieramenti, come nel caso di una contestata norma – contenuta nell’ultima Omnibus” – sulla fusione dei Comuni e nel caso della riforma dei Consorzi di bonifica: su quest’ultimo testo si è poi registrata la novità, nella storia del regionalismo calabrese, della fiducia posta dal presidente della Regione Occhiuto, fiducia poi ritirata da Occhiuto prima della votazione dopo aver registrato l’unanime condivisione della sua maggioranza e il sostegno anche di due esponenti delle minoranze. (c. a.) (Segue)
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