REGGIO CALABRIA «Sono preoccupato per come stanno andando le cose dopo la cessione, i presupposti erano completamente diversi. Ho ceduto il club a un fondo che mi aveva dato ampie garanzie di impegno e di risorse concrete. Da quel momento il mio ruolo si è concluso. Bisogna rimanere uniti per giocare la partita del 29 agosto». A parlare è ancora Felice Saladini, imprenditore lametino ex patron della Reggina in una intervista rilasciata dalla Gazzetta del Sud. In riva allo Stretto le acque sono ancora molto agitate e non solo per l’attesa sentenza del Consiglio di Stato, ma anche perché il nuovo proprietario, Manuele Ilari, ha deciso di fare un passo indietro e cedere le quote della società amaranto. «Il primo punto – ha spiegato alla Gazzetta del Sud Saladini – è che quando c’è la sentenza di un tribunale si dà per certo che costituisca il riferimento giuridico di qualsiasi atto successivo. Il secondo è che si parla di milioni di euro come fossero valori astratti. Per quella scadenza abbiamo pagato quasi 5 milioni e mezzo di euro. Non sono soldi virtuali». Alla domanda sull’investimento di 15 milioni, Saladini risponde: «Tra settembre e novembre subivano azioni giudiziarie di creditori che non conoscevamo, anche di gestioni di anni precedenti. Avevamo due strade: far fallire la società per la mole debitoria che continuava a salire o ricorrere ad uno strumento di ristrutturazione del debito messo a disposizione dalla legge italiana». Sulla questione legata alle pendenze dei lavoratori del Sant’Agata, Saladini chiarisce: «Fin quando la società era da noi amministrata, tutte le spettanze sono state pagate secondo le loro scadenze. La Reggina è stata poi ceduta dal 5 luglio con un accordo preliminare che si è poi concluso il 20 luglio». «Era evidente – spiega ancora l’imprenditore – la necessità di un nuovo assetto societario, soprattutto per le scelte della giustizia sportiva che è sembrata voler punire le nostre legittime scelte imprenditoriali. Per il bene della Reggina e la sua continuità, mio malgrado, ho dovuto prendere atto di quello che stava accadendo, lasciando il club. Ho vissuto emozioni straordinarie in questo anno e comprendo la delusione dei tifosi». Felice Saladini, infine, si dice pronto ad andare fino alla Corte Europea perché «servirebbe a far valere le nostre ragioni e dimostrare che abbiamo operato rispettando la legge. Ecco a cosa servirebbe, a mettere in chiaro che le regole sono state rigorosamente rispettate come dico da mesi, ma spero davvero che non dovremo arrivare fin lì».
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