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Ambiente

Tokio rilascerà in mare l’acqua radioattiva di Fukushima

Le operazioni di sversamento inizieranno giovedì. I timori degli ambientalisti e della Cina

Pubblicato il: 22/08/2023 – 22:48
Tokio rilascerà in mare l’acqua radioattiva di Fukushima

TOKIO Giovedì cominceranno in Giappone le operazioni di sversamento dell’acqua di raffreddamento della centrale elettrica di Fukushima colpita nel 2011 da uno dei peggiori disastri nucleari del mondo. L’annuncio del premier Fumio Kishida è arrivato nonostante l’opposizione dei pescatori e le proteste della Cina, che ha già vietato le importazioni di cibo da diverse prefetture giapponesi.
Il Giappone insiste affinché il graduale rilascio in mare dell’acqua accumulatasi presso la centrale nucleare colpita, pari a più di 500 piscine olimpiche, sia sicuro, una visione sostenuta anche dall’agenzia atomica delle Nazioni Unite. La centrale nucleare di Fukushima-Daiichi è stata distrutta da un violento terremoto e tsunami che ha ucciso circa 18.000 persone nel marzo 2011, con tre dei suoi reattori danneggiati. Da allora, l’operatore TEPCO ha raccolto 1,34 milioni di tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare ciò che resta dei reattori ancora altamente radioattivi, mescolata con l’acqua sotterranea e la pioggia che vi è penetrata. La TEPCO afferma che l’acqua è stata diluita e filtrata per rimuovere tutte le sostanze radioattive tranne il trizio, i cui livelli sono tuttavia molto al di sotto di una soglia considerata pericolosa.

Hong Kong blocca le importazioni di cibo

Hong Kong attiverà «immediatamente» limitazioni sulle importazioni di alcuni cibi dal Giappone: lo hanno annunciato le autorità della città-stato dopo l’annuncio. Ad annunciare la misura è stato il capo dell’esecutivo di Hong kong, John Lee, che ha chiesto al governo di applicare «immediatamente» le riduzioni sulle importazioni di alcuni alimenti giapponesi dopo l’annuncio di Tokyo. «La sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong sono le priorità essenziali del nostro governo – ha commentato Lee sui social network – ho dato immediatamente indicazione ai ministri coinvolti di attivare delle misure di controllo delle importazioni per proteggere la sicurezza alimentare e la saluta pubblica a Hong Kong».

Greenpeace: «Decisione che non tiene conto della scienza»

La decisione del governo giapponese di rilasciare da giovedì l’acqua “radioattiva” dell’ex centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico «non tiene conto delle prove scientifiche, viola i diritti umani delle comunità in Giappone e nella regione del Pacifico e non è conforme al diritto marittimo internazionale». Lo scrive in una dura nota critica Greenpeace Giappone, aggiungendo che con questa scelta Tokyo «ignora soprattutto le preoccupazioni della popolazione, compresi i pescatori».
«Il governo giapponese e la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) – i gestori delle centrali nucleari – affermano falsamente che non ci sono alternative alla decisione di scaricare e che è necessario procedere verso lo smantellamento definitivo. Ciò evidenzia ulteriormente il fallimento del piano di smantellamento delle centrali nucleari distrutte dal terremoto del 2011, affermando che decine di migliaia di tonnellate di acqua contaminata continueranno ad aumentare senza alcuna soluzione efficace», scrive ancora l’ONG ambientalista. Come sottolinea il responsabile per il Giappone Hisayo Takada, «l’inquinamento deliberato dell’Oceano Pacifico attraverso lo scarico di scorie radioattive è una conseguenza del disastro nucleare del 2011 e del programma di energia nucleare giapponese che dura da decenni».

Cina: «Egoisti e irresponsabili”

La Cina ha protestato contro la decisione del Giappone, definito «egoista e irresponsabile», di procedere con lo scarico in mare delle acque contaminate della centrale nucleare di Fukushima a partire dal 24 agosto prossimo, e chiede a Tokyo di annullare il piano. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin.
«La Cina è seriamente preoccupata e fortemente contraria e ha presentato solenni rimostranze alla parte giapponese», ha aggiunto. La Cina, inoltre, “esorta fortemente la parte giapponese a correggere la decisione sbagliata, ad annullare il piano di scarico dell’acqua contaminata dal nucleare, a comunicare con i Paesi vicini in buona fede e con un atteggiamento sincero, a smaltire l’acqua contaminata dal nucleare in modo responsabile e ad accettare una rigorosa vigilanza internazionale». La Cina, ha concluso il portavoce, “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare l’ambiente marino, la sicurezza alimentare e la salute pubblica».

L’esperto: è l’opzione meno dannosa

Lo scarico in mare delle acque trattate della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata nel 2011, è «la meno dannosa» delle opzioni. Lo ha affermato l’esperto nucleare spagnolo Luis Echavarri, ex direttore generale dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’Ocse, ricordando che il piano è sostenuto da un «rapporto esaustivo e indipendente» dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Lo scarico controllato in mare «è l’unica misura che ha un effetto verificabile sulle persone e sull’ambiente e che è accettabile entro i livelli di sicurezza», ha affermato Echavarri, sottolineando che altre opzioni prese in considerazione – come l’iniezione dell’acqua contaminata nel sottosuolo o la vaporizzazione – «avevano i suoi rischi».
Inoltre, ha aggiunto l’esperto, il liquido trattato finirà nell’oceano, che per la sua grande estensione «permette un’enorme diluizione” e dove si potranno prelevare campioni per misurare i livelli di radioattività nell’acqua, nei sedimenti o negli organismi marini. In base ai limiti fissati dalle autorità giapponesi, ci saranno «livelli minimi di radiazioni” nello scarico in mare.

Tuttavia, «non esiste un sistema di depurazione efficace al 100%», è quindi fondamentale «continuare ad analizzare» lo stato delle acque trattate e «ognuno degli scarichi» in mare per verificare che rimangano entro limiti di sicurezza, ha sottolineato Echavarri.
Quanto infine alle critiche al piano giapponese arrivate principalmente da Cina e Corea del Sud, per l’esperto spagnolo ciò è dovuto in parte alle «cattive relazioni storiche» di questi paesi con Tokyo, ricordando il rapporto dell’Aiea «completo e indipendente» a sostegno dell’iniziativa.
Tra le cause dell’opposizione, in patria e all’estero, allo scarico in mare delle acque trattate ci sono anche «le difficoltà dell’opinione pubblica nel comprendere la questione delle radiazioni». Per questo è importante il ruolo delle organizzazioni internazionali come l’Aiea «per fare una valutazione» della sicurezza e spiegarla al pubblico.

Seul, non ci sono problemi scientifici o tecnici

Per la Corea del Sud, non ci sono problemi scientifici o tecnici nel piano del Giappone. Lo ha affermato il portavoce presidenziale Park Ku-yeon, assicurando tuttavia che Seul chiederà a Tokyo di fermare immediatamente l’operazione se nelle acque vicine verranno rilevate concentrazioni di materiale radioattivo superiori agli standard internazionali.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che ha dato il via libera al piano, ha aperto un ufficio nelle vicinanze dell’impianto nel nord-est del Giappone per monitorare gli scarichi, che dureranno per decenni, e il loro impatto.

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