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Un fiume di contante cinese alimenta gli affari della ‘Ndrangheta

Il denaro cash viene ceduto ai clan che lo usano per pagare la coca. Ecco come funziona il sistema scoperto dalle Procure antimafia

Pubblicato il: 22/08/2023 – 6:55
Un fiume di contante cinese alimenta gli affari della ‘Ndrangheta

Lo schema è apparso chiaro, per la prima volta, in alcune tra le più recenti inchieste antimafia. E come al solito è stato scoperto quasi per caso, per via di un cittadino cinese fermato a un posto di blocco in periferia con centinaia di migliaia di euro nel bagagliaio. Le verifiche hanno mostrato le relazioni con la ‘ndrangheta e dopo gli approfondimenti investigativi è apparso lo schema. In cambio del cash – ricostruisce un’inchiesta di Repubblica –, gli uomini del clan bonificano lo stesso importo, con l’aggiunta di una percentuale di commissione, ad aziende di Hong Kong o a Shanghai. Il tutto giustificato da fatture false per importazioni di beni. 


L’INCHIESTA


Questo canale occulto funziona anche all’inverso, cioè per inviare le somme ai cartelli sudamericani e garantire il pagamento espresso per i carichi di droga approdati nei porti europei. La ‘ndrangheta, di solito pronta a “sposare” le innovazioni per fare business, questa volta si serve di un sistema antico, che torna utile proprio perché basato sul contante. È il “fei ch’ien” ossia il “denaro volante”, unica maniera di mandare i soldi a casa per gli emigrati senza documenti. Ora serve a saldare i conti tra trafficanti di cocaina. Il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo lo ha spiegato così: «In questa dimensione, un potente sistema bancario parallelo e clandestino gestisce dalla rete il volume degli scambi commerciali, il che consente a ogni attore di manovrare le proprie scelte finanziarie, superando le difficoltà e i costi del trasferimento transfrontaliero del denaro». 

«I cinesi non prendono più di un milione alla volta»

La tradizione si sposa con le nuove tecnologie. Il sistema per lo scambio del contante è semplice: alla consegna si esibisce una banconota con un determinato numero di serie, poi si contano i soldi e si scrive il totale sulla stessa banconota. A quel punto la si fotografa con il cellulare e si invia l’immagine al committente per chiudere la trattative. La tecnologia compare nelle comunicazioni che avvengono attraverso telefonini criptati. Le polizie europee sono riuscite a bucare i server SkyEcc, aprendo alle Procure un mondo. Repubblica cita le chat tra Francesco Giorgi di San Luca e il suo compaesano Paolo Pellicano su come trasferire i guadagni del narcotraffico: i due rivelano che la commissione è soltanto dell’1 per cento. Giorgi però avverte che a Roma «i cinesi non prendono più di un milione alla volta»
Lucio Aquino, invece, avrebbe organizzato la consegna di un milione a Roma per conto degli ‘ndraghetisti e fornisce il numero del “token”, la banconota di riconoscimento. Ma il suo emissario lo avverte: «Il cinese si è avvicinato con i cinque euro ma non combaciano». È solo un equivoco, chiarito via chat: nello stesso posto c’era l’appuntamento anche con un gruppo di riciclatori napoletani, rimasti bloccati nel traffico. «Arrivano cinesi da tutte le parti…», è il commento di Aquino. 

Le segnalazioni di Bankitalia

C’è un altro aspetto degli scambi che contribuiscono ad alimentare questo magma di contante. La Guardia di finanzia in Emilia Romagna ha individuato una catena di “cartiere”: ditte intestate o riconducibili a cittadini cinesi che emettono fatture false e smistano cash. «Due soli di questi gruppi – ricostruisce Repubblica – hanno sfornato documentazione per 127 milioni di euro, bonificando all’estero 45 milioni. Altri invece si lanciano su aziende in crisi: sottraggono i beni, le fanno fallire e cedono i crediti d’imposta». L’ultimo rapporto dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia ha analizzato 62 operazioni sospette e fatto emergere una rete composta da 1.600 soggetti con un’operatività per 270 milioni di euro che mandano fondi verso le banche della Repubblica popolare. Poi entrano in scena i collettori: «In genere imprese di recente costituzione, nonostante ciò già cessate o in procinto di esserlo – scrivono i detective di via Nazionale – che talvolta rappresentano l’ultimo anello della catena dei trasferimenti, essendo beneficiarie del rientro in Italia delle somme fatte espatriare». Il cerchio si chiude così: «Le evidenze acquisite dimostrano frequenti scambi finanziari con nomi inclusi nella banca dati della procura antimafia».

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