COSENZA «Il punto di rottura è il cambiamento culturale che invochiamo da anni come l’osservatorio privilegiato del fenomeno della violenza alle donne e quindi degli stereotipi che sono introiettati fin dalla tenera età». Risponde così Antonella Veltri presidente di Di.Re. la rete nazionale dei centri antiviolenza, che in una intervista al Corriere della Calabria commenta quanto accaduto a Palermo, lo stupro perpetrato da sei giovani nei confronti di una 19enne.
Chi fa prevenzione deve necessariamente assumersi maggiori responsabilità. «Stiamo parlando di giovani, alcuni adolescenti che non hanno ancora raggiunto la maggior età e che seguono modelli introiettati da un sistema patriarcale e di prevaricazione del genere maschile sul genere femminile. Io credo che questi modelli così radicati dimostrino come si tratti di un problema culturale, va affrontato a 360 gradi». Quali le soluzioni? «Ho sentito parlare di castrazione chimica, ho sentito parlare di misure cautelari più stringenti da parte del Governo, ma il fenomeno si previene, non si contrasta con misure che buttano nell’immaginario collettivo strumenti di pari livello della violenza», dice Veltri. Che aggiunge: «Si parta dal cambiamento culturale, dalla formazione delle istituzioni scolastiche ma serve anche una grande campagna di comunicazione che il governo potrebbe lanciare su questo tema. Non basta far scorrere sui monitor delle nostre televisioni il numero di utilità per le donne che subiscono violenza». I centri antiviolenza rappresentano dei presidi fondamentali e in grado di incidere sulla formazione. «Certo, a livello nazionale lavoriamo su tanti territori, nelle scuole, ma anche su questo tema l’Italia si mostra divisa e notiamo differenze sostanziali tra regione e regione».
«E’ chiaro che casi come quello di Palermo non si esauriscono, non si possono risolvere solo con una legge anche la migliore – dice la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella citata da Askanews – Bisogna intervenire sul piano educativo e forse bisogna intervenire anche sulla fruizione del porno per i minori». Sul punto, Veltri si mostra particolarmente scettica. «I problemi si affrontano alla radice, si leggono bene i fenomeni e si interviene. A cosa serve chiudere i siti porno? Si favorirebbe il proliferare di siti pirata favorendo le solite manovre per aggirare queste restrizioni. E’ questo il modo con cui si vuole affrontare il problema? Credo sia sbagliato». (redazione@corrierecal.it)
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