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Economia

Emorragia di artigiani: in un decennio svaniti 325mila imprenditori

In Calabria la flessione è stata “solo” del 13,2% contro la media del 17,4% nazionale

Pubblicato il: 26/08/2023 – 11:27
Emorragia di artigiani: in un decennio svaniti 325mila imprenditori

ROMA Continua a diminuire il numero degli artigiani presenti in Italia, che dal 2012 sono scesi di quasi 325mila unità (-17,4%); in questi ultimi 10 anni solo nel 2021 la platea complessiva è aumentata, seppur di poco, rispetto all’anno precedente.
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Inps, nel 2022 si contavano 1.542.299 artigiani. L’analisi è dell’ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia).
Nell’ultimo decennio sono state Vercelli e Teramo le province che, entrambe con il -27,2%, hanno registrato la variazione negativa più elevata d’Italia. Seguono Lucca con il -27%, Rovigo con il -26,3% e Massa-Carrara con il -25,3%. Flessioni più contenute a Trieste con -3,2%, Napoli (-2,7%) e Bolzano (-2,3%).
In termini assoluti le province che hanno registrato le “perdite” più importanti sono state Bergamo con -8.441, Brescia (-8.735), Verona (-8.891), Roma (-8.988), Milano (-15.991) e, in particolar modo, Torino con -18.075 artigiani.

L’andamento delle regioni

Per quanto riguarda le regioni, le flessioni più marcate in termini percentuali hanno interessato il Piemonte con il -21,4%, le Marche con il -21,6% e l’Abruzzo con il -24,3%. In valore assoluto, invece, le perdite più significative hanno interessato l’Emilia Romagna (-37.172), il Veneto (-37.507), il Piemonte (-38.150) e, soprattutto, la Lombardia (-60.412 unità).
La Calabria, viceversa, risulta tra le regioni in cui si è registrata una minore flessione.
Nel decennio la diminuzione del numero di imprenditori artigiani calabresi è stata pari al 13,2% al di sotto cioè della media nazionale (-17,4%) e del Mezzogiorno (-15,2%).
In termini assoluti in questo lasso di tempo sono “spariti” 5.303 artigiani.
Un dato che dimostra una sorta di “resilienza” dimostrata dalla categoria in Calabria.

Le motivazioni dell’emorragia

Il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna.
I consumatori, inoltre, hanno cambiato il modo di fare gli acquisti. Da qualche decennio hanno sposato la cultura dell’usa e getta, preferiscono il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio.
La calzatura, il vestito o il mobile fatti su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino.
Sono ormai ridotte al lumicino le botteghe artigiane che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri. Attività, nella stragrande maggioranza dei casi, a conduzione familiare, diventando dei punti di riferimento che davano una identità ai
luoghi in cui operavano.
Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione sono quelli del benessere e dell’informatica: si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori, e sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.
«Purtroppo – commenta la Cgia – l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico. Possiamo affermare che non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età anagrafica, o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente che, rispetto ad un artigiano, ha sicuramente meno preoccupazioni e più sicurezze».

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