COSENZA Sicurezza occupazionale e sui luoghi di lavoro e salario minimo. Sono questi i temi centrali e inseriti nell’agenda dei sindacati. «La sicurezza nei luoghi di lavoro rimane la vera emergenza nazionale, nella nostra regione ancor di più perché aggravata da un sistema di tutele previste dai Ccnl e dalle normative che non vengono applicate», racconta al Corriere della Calabria Umberto Calabrone, segretario della Fiom Calabria.
«Nessuno dovrà più morire per un pezzo di pane». Lo ripete come un mantra il segretario cosentino che auspica una «decisa inversione di rotta» perché «ogni morte sul lavoro è una sconfitta per tutti, nessuno escluso. Asp, Inps, Ispettorato, Inail e tutte le istituzioni insieme alle forze sociali devono attivare le giuste sinergie per contrastare questo fenomeno». Come? «Mi riferisco ai comitati per la sicurezza presso le prefetture – dice Calabrone – che devono coordinare e programmare le attività di controllo». Ci faccia un esempio. «Il governatore della Calabria Roberto Occhiuto ha recentemente emanato delle ordinanze per bloccare alcune attività lavorative in determinate ore del giorno, in caso di alte temperature. A tal proposito chiedo e mi chiedo: il Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal), il commissario alla sanità, ovvero il presidente Occhiuto, hanno effettuato le opportune verifiche?».
Dalla sicurezza sui luoghi di lavoro alla sicurezza occupazionale. Il nodo resta il rispetto e la garanzia del salario minimo. «La sicurezza occupazionale in Calabria è decisamente precaria – sostiene Calabrone – siamo dinanzi ad un tessuto occupazionale fatto da piccole e medie imprese che difficilmente riescono a fare un salto di qualità che permetterebbe anche una maggiore tutela per i lavoratori». Gli scioperi sono sufficienti? «Scioperare non è mai semplice perché farlo comporta enormi sacrifici, anche economici, da parte dei lavoratori, però è lo strumento per dare risposte al mondo del lavoro che in questo periodo storico soffre troppo». La sofferenza è dovuta agli stipendi non adeguati all’attuale costo della vita? «Parlo di bassi salari e di uno stato sociale sempre più debole, dove la sanità pubblica è sempre più un costo per i cittadini e per le famiglie. Ecco perché ritengo che il salario minimo sia uno strumento per dare dignità a tanti lavoratori».
Nei giorni scorsi, da una inchiesta del Corriere della Calabria sul “lavoro povero” (leggi qui) è emerso come due lavoratori su dieci percepiscano – in Calabria – un reddito inferiore a 9mila euro. E la regione è maglia nera per lavoro nero e precariato. «Il mercato del lavoro deve dare certezze anche in riferimento alla rappresentanza. Come Cgil, il 7 ottobre saremo a Roma e continueremo la nostra azione per rivendicare una nuova stagione di diritti, partendo dall’applicazione della nostra carta costituzionale che mai come oggi è il vero punto di riferimento contro le derive populiste e di divisione del nostro Paese».
(redazione@corrierecal.it)
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