REGGIO CALABRIA Un patrimonio naturale andato letteralmente in fumo. Con danni all’ecosistema e alla fisionomia del territorio con ripercussioni immediate anche sul turismo soprattutto delle zone interne. Gli incendi che hanno devastato le aree boschive italiane anche quest’anno hanno interessato soprattutto la Calabria che risulta seconda nel Paese per superficie devastata dalle fiamme.
Ad segnalarlo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che, nel suo ultimissimo report sugli ecosistemi forestali, fa emergere che dal 1 gennaio al 23 agosto scorso l’estensione delle aree percorse da grandi incendi è aumentata. Quasi 64mila ettari di cui oltre diecimila di ecosistemi forestali.
Si tratta in particolare, di ecosistemi forestali costituiti in gran parte da porzioni di macchia mediterranea, boschi di leccio (63%) e superfici ricoperte da boschi e rimboschimento di conifere (20%).
Ebbene di questo enorme patrimonio andato distrutto, emerge che l’89% riguarda due regioni: la Sicilia e la Calabria. Ben il 72% interessa il territorio siciliano e il 17% la Calabria.
Ed è la provincia di Reggio Calabria, il territorio che si è visto maggiormente devastato dalle fiamme nella regione. Stando ai dati dell’Ispra, 8.500 ettari di cui il 18% di foreste è andato distrutto. Un dato che pone la provincia reggina al secondo posto assoluto in Italia per aree devastate dai roghi subito dopo quella palermitana: oltre 15800 ha, di cui il 20% foreste.
Ed è sempre l’Ispra a segnalare che la Calabria è tra le quattro regioni tutte nel Mezzogiorno (Campania, Puglia, Sicilia e appunto Calabria) in cui si sono registrate le maggiori anomalie termiche dall’8 al 24 agosto. Un dato rilevato attraverso l’osservazione da satellite su diverse lunghezze d’onda in infrarosso (tipicamente osservabili da radiometri come Modis o Viirs della Nasa o anche Seviri Meteosat).
Attraverso quella osservazione sono emerse le presenze di aree bruciate di grandi dimensioni e la Calabria è tra le regioni marchiate in rosso con decine zone colpite.
Stando alla tabella del report Ispra, in particolare, sarebbero 22 gli eventi devastanti annotati nella regione in questo lasso di tempo.
Numeri e dati che fanno il paio con quanto denunciato da Legambiente nel rapporto sugli incendi.
L’associazione ambientalista, in quell’occasione, aveva indicato Calabria e Sicilia come le regioni saldamente in testa per aree di più colpite dalle azioni incendiarie nel 2022: rispettivamente con 611 e 544 reati contestati.
Secondo il focus di Legambiente dall’inizio dell’anno fino al 27 luglio scorso, in provincia di Reggio Calabria sono andati in fumo 6.388 ettari e nella provincia di Cosenza 591 ettari.
Da qui l’iniziativa che l’associazione aveva lanciato inviando al Governo Meloni dieci proposte di intervento. «Chiedendo – ha detto in quell’occasione il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – tra l’altro, anche un inasprimento delle pene estendendo quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. Infine, non va dimenticato che è fondamentale responsabilizzare e coinvolgere cittadini, preziosa parte attiva nella lotta agli incendi ma anche e soprattutto nella partita della prevenzione e informazione».
Ora, dopo la diffusione dei dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, arriva la conferma che la Calabria ha dovuto anche quest’anno pagare un prezzo altissimo in termini di patrimonio boschivo distrutto. (r.desanto@corrierecal.it)
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