CATANZARO Sarà la Procura a chiarire le cause del decesso della ragazza di 23 anni avvenuto nei giorni scorsi a Montepaone in provincia di Catanzaro. L’associazione Codici ha predisposto un esposto alla magistratura affinché venga fatta piena luce su una vicenda che getta nuove ombre sulla sanità calabrese. Stando alle prime ricostruzioni, la giovane ha accusato un malore mentre si trovava nella sua abitazione. I familiari hanno chiamato il 118, ma l’ambulanza sarebbe arrivata dopo circa 20 minuti ed i tentativi di rianimare la giovane sono stati inutili.
«Da quanto emerso finora – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, non solo l’ambulanza sarebbe arrivata in ritardo, ma a bordo non c’era nemmeno il medico. Perché? E cosa avrebbero potuto fare gli operatori sanitari se l’ambulanza fosse giunta sul posto tempestivamente? Sono alcune domande a cui la magistratura dovrà fornire delle risposte. Bisogna fare chiarezza. Al tempo stesso riteniamo che questa nuova tragedia su cui incombe lo spettro della malasanità debba servire alle istituzioni ad intervenire con urgenza e decisione per migliorare una sanità ridotta ai minimi termini. I dati sullo stato di salute della sanità calabrese sono allarmanti. Il report 2021 pubblicato dal Ministero della Salute con i risultati del monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza ha registrato la bocciatura della Calabria in tutte le macroaree, ovvero prevenzione, distrettuale ed ospedaliera. E si tratta della terza bocciatura piena consecutiva, in quanto lo stesso triste primato era stato raggiunto nel 2020 e nel 2019. È vero che il 2020 è stato segnato dall’emergenza Covid, ma il trend negativo che emerge dal Monitoraggio dei Lea dimostra come la situazione critica si trascini ormai da tempo. Dal rapporto sul Monitoraggio della Spesa Sanitaria del Mef emerge inoltre che, per quanto riguarda la spesa sanitaria corrente di Contabilità Economica, la Calabria nel 2021 ha fatto registrare 3.615,7 milioni di euro. I maggiori costi connessi alla gestione dell’emergenza Covid hanno prodotto un incremento generale di circa il 4%, ma nell’ultima annualità la Calabria ha registrato una leggera diminuzione. I conti non tornano, soprattutto se pensiamo alle liste di attesa, uno dei problemi principali, ed anche cronici, del Servizio Sanitario Nazionale. I tempi a volte lunghissimi sono un ostacolo difficile per i cittadini, soprattutto in Calabria. Al riguardo è emblematico quanto emerge dalla recente analisi della Fondazione Gimbe sulle azioni avviate dalle Regioni per il recupero delle prestazioni sanitarie perse durante la pandemia. Nel 2022 è stato recuperato in media il 65% delle prestazioni, ma la Calabria ha fatto registrare solo il 18%, penultima davanti alla Campania con il 10%. Si spiega anche così il ricorso, per chi può permetterselo, alla sanità privata oppure a strutture di altre regioni. I dati in circolazione dicono ad esempio che bisogna attendere circa un anno per una visita specialistica, quasi due anni per una mammografia o una visita oculistica. Situazioni che variano a seconda dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ma il quadro generale è grave. Sono tempi inaccettabili. I cittadini calabresi hanno diritto ad una sanità migliore, ad una sanità efficiente».
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