COSENZA Nei primi sei mesi del 2023 il sistema produttivo cosentino regge all’incertezza dei mercati e all’aumento dell’inflazione, fattore sicuramente penalizzante, quest’ultimo, in una economia basata essenzialmente sul commercio e sul turismo. Lo stock delle localizzazioni produttive (81.485 unità) rimane sostanzialmente invariato rispetto a giugno 2022 (-0,03%) riducendosi di appena 26 unità mentre a livello nazionale lo stock si è ridotto dello 0,74%.
In questi primi sei mesi il saldo tra nuove aperture e chiusure è positivo con 300 sedi di impresa in più rispetto a inizio anno e un tasso di crescita semestrale pari a +0,43%. Lo stock delle sedi di impresa rispetto a giugno 2022 ha subito una leggera contrazione (-0,45%) ma inferiore al -0,75% registrato a fine anno. Il numero di occupati a fine 2022, inoltre, registra un +1% (circa 1.400 unità) rispetto al 2021 e circa +6% rispetto al 2018 grazie al contributo del settore agricoltura.
«Una tenuta che può e deve diventare crescita – dichiara Klaus Algieri, presidente della Camera di commercio di Cosenza – soprattutto grazie a settori trainanti come quelli del turismo e dei servizi e al rilancio delle aree interne, ad esempio attraverso l’istituzione di Zone economiche montane che diano impulso agli investimenti su transizione green e digitale. Gli strumenti ci sono e i fondi del Pnrr possono amplificarne la portata in modo significativo se si riesce ad intercettarli in modo intelligente. E non si tratta solo di un interesse locale – prosegue Algieri – ma di una priorità a livello nazionale, perché se non parte il Sud non ci sarà modo di far partire l’intero sistema Italia».
A “reggere” è essenzialmente il settore terziario, sia in termini demografici che occupazionali. In termini demografici il terziario in provincia è in crescita costante da dieci anni registrando un incremento dello stock delle “sedi attive” di quasi 9 punti percentuali, il doppio della media nazionale, nonostante la leggera flessione dell’anno in corso. Anche in termini occupazionali, nonostante una leggera flessione, gli ultimi dati forniti da Istat indicano una sostanziale tenuta con appena 300 unità lavorative in meno rispetto al 2021. Il terziario a fine 2022 occupava il 68% del totale dei lavoratori in provincia, ovvero circa 105.600 unità.
Il contingente di lavoratori del terziario cosentino (specie nel commercio e nel turismo) è aumentato del 6% rispetto al 2018 contrariamente a quanto registrato a livello nazionale (-0,60%). Note positive anche dal settore primario (agricoltura, caccia e pesca): mentre in Italia il settore ha perso negli ultimi 10 anni quasi il 12% delle imprese, la nostra provincia mostra una tenuta demografica importante, essendo lo stock delle sedi attive aumentato del +1,75% rispetto a giugno 2013. Inoltre, il settore nella nostra provincia registra anche un significativo incremento occupazionale rispetto al 2018 (+12,56%) recuperando il crollo registrato nel 2021.
Male industria, edilizia e infrastrutture (settore secondario) sia in termini demografici (-1% rispetto a giugno 2022 e -4,6% rispetto a giugno 2013) sia in termini occupazionali con 2.700 lavoratori in meno rispetto a fine 2021. Il livello di occupati nel settore è tornato sui livelli del 2018 perdendo tutto il 10% di incremento registrato nel 2021 dopo la pandemia. I dati ufficiali più aggiornati collocano il sistema economico provinciale, in termini di redditività, al 61mo (su 107 tra province e città metropolitane) posto nella graduatoria provinciale 2021 per valore aggiunto a prezzi base e correnti, con un valore prodotto di poco superiore a 9 miliardi e 771 milioni, in aumento rispetto al 2020 ma distante dai quasi 10 miliardi del 2019 (livelli pre-pandemici). Queste le principali evidenze sull’andamento della demografia delle imprese nel 2023 che emergono dai dati Registro imprese, Istat e Tagliacarne, elaborati dall’Ufficio studi e Centro progettazione fondi nazionali e comunitari della Camera di commercio di Cosenza. (Ansa)
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