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l’intervista

Cammariere e l’amore per Crotone. «Che bello vedere la mia città che cresce»

L’artista all’HuffPost riflette sulle sue radici e spiega le dediche ai migranti: «Lo siamo stati anche noi, apriamo le braccia a chi fugge»

Pubblicato il: 30/08/2023 – 12:09
Cammariere e l’amore per Crotone. «Che bello vedere la mia città che cresce»

CROTONE Quello di Sergio Cammariere con Crotone è un rapporto «intimo, profondo, ci torno ogni estate: le mie radici sono lì. Sono nato in una famiglia medio borghese, da mamma casalinga e papà imprenditore agricolo. In casa si pregava prima dei pasti e la domenica si andava a messa». Nelle realtà parrocchiali ha incontrato la musica («entrai a far parte del coro di voci bianche a 8 anni e poi cominciai a suonare l’organo a canne nella chiesa di San Giuseppe, nel centro storico del paese»), poi è arrivato l’amore per il pianoforte («a quattordici anni già componevo musiche per opere teatrali locali») e quello per «gruppi come i Pink Floyd e i Genesis». Due anime da far convivere all’inizio di un percorso che ha portato al successo il cantautore crotonese che si racconta in un’intervista all’Huffington Post. Emergere è stato difficile: «Sono arrivato al successo a quarant’anni. La musica e la fede mia hanno aiutato a superare i momenti più difficili, quelli più bui, quando ero ormai lontano da casa e la nostalgia rischiava di prendere il sopravvento. Con la famiglia ci sentivamo al telefono o per via epistolare: mia madre, soprattutto, preferiva le lettere. Anche perché all’epoca – erano gli anni Settanta – non c’erano i telefonini e fare un interurbana significava comprare i gettoni e uscire di casa alla ricerca di una cabina».
È un viaggio tra ieri e oggi, tra la Crotone che era e quella, diversa, che Cammariere ritrova ogni anno. «Vedo la mia città crescere, evolvere e sono felice. È stato inaugurato un nuovo lungomare e presto ci sarà anche un nuovo teatro, con un palcoscenico immenso dove si potrà finalmente portare l’opera». Inevitabile un passaggio sul tema dei migranti e sulla tragedia di Steccato di Cutro, a cui l’artista – ricorda l’HuffPost – ha dedicato dal palco “Dalla pace del mare lontano”. «La dedica – spiega Cammariere – rappresenta un doveroso appello affinché il nostro Paese possa accogliere chi ha bisogno, coloro che fuggono da conflitti e da condizione di vita disastrose. Non dimentichiamo che anche noi italiani siamo stati emigranti, e oggi siamo discendenti di chi ha cercato un futuro migliore altrove. All’inizio del Novecento, tanti partivano da Crotone, intraprendendo lunghe traversate via nave per raggiungere l’ America. Per non parlare, poi, dei nostri conterranei che da sempre emigrano in Nord Europa».

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