REGGIO CALABRIA «La proposta del presidente Occhiuto di far ospitare i minori stranieri non accompagnati alle famiglie calabresi ha scatenato, nel dibattito politico regionale e in qualche associazione, reazioni oggettivamente sconcertanti e che possiamo definire intrise di superficialità e populismo. Alla base della proposta del presidente Occhiuto c’è un solidale e concreto ragionamento che dovrebbe caratterizzare tutte le politiche di integrazione, le stesse che da tempo immemore vengono declamante a parole nel nostro Paese e soprattutto da certa sinistra». Lo dice in una nota il consigliere regionale di Azione Francesco De Nisi. «Dovremmo – continua De Nisi – chiederci per quale motivo una famiglia calabrese, residente in un paese dell’entroterra, caratterizzato da gravi fenomeni di spopolamento e desertificazione economica, non possa ospitare un minore non accompagnato? È infatti singolare e per molti versi sorprendente che le condizioni economiche di una famiglia sembrino essere diventate per qualcuno requisiti morali per poter dare ospitalità e formare dei minori».
Il ragionamento del consigliere regionale continua: «Personalmente ritengo che i calabresi, soprattutto se residenti nei piccoli e straordinari centri della nostra regione, qualunque sia la condizione economica e lo stato sociale, sono in condizione di ospitare minori stranieri e di fornire quel clima di serenità e familiarità di cui questi ragazzi hanno urgentemente bisogno. E dunque perché non partire con un progetto pilota elaborato di concerto con le Prefetture, i Comuni della Calabria, le associazioni di volontariato e selezionare un primo nucleo di famiglie ospitanti, scelte su base volontaria. Potremmo sperimentare e fare da apripista per un modello che rivoluzionerebbe il sistema nazionale dell’accoglienza. Senza sprechi, senza lucro per nessuno e con il solo fine di offrire ricchezza umana e sociale».
«Il piccolo beneficio economico riservato alle famiglie – conclude De Nisi – sarebbe il minimo essenziale a fronte invece di un sistema che, come è noto, in passato ha visto vere e proprie filiere dell’accoglienza trasformarsi in business».
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