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«Una dose di eroina per attirarlo nella trappola mortale». Chi sono gli assassini di Castiglione – NOMI

Tre arresti per il delitto di 23 anni fa. Fondamentali le parole del pentito all’ergastolo per il delitto di Dodò Gabriele

Pubblicato il: 30/08/2023 – 15:18
«Una dose di eroina per attirarlo nella trappola mortale». Chi sono gli assassini di Castiglione – NOMI

CROTONE Giuseppe Castiglione era scomparso nel nulla il 29 gennaio del 2000. Si era allontanato dalla sua casa di Strongoli, nel Crotonese, a bordo di un ciclomotore che venne poi ritrovato abbandonato, ma nessuna traccia dell’uomo che all’epoca aveva 35 anni. Il sospetto degli inquirenti, fin da subito, era che si trattasse di un caso di lupara bianca, considerato che la vittima risultava affiliata ad un clan di ‘Ndrangheta e che dunque poteva essere stata vittima di una faida.
Oggi, a distanza di 23 anni, i carabinieri hanno arrestato tre persone accusate di quel delitto. Si tratta di Salvatore Giglio, 58 anni, ritenuto il capo dell’omonima cosca dominante a Strongoli e mandante del delitto; di Mario Giuseppe Fazio, di 53 anni, e di Luigi Lidonnici, 60 anni, che avrebbero partecipato materialmente all’omicidio esplodendo un colpo di pistola alla nuca della vittima e facendo poi sparire il cadavere sotterrato in un campo.

Il pentito condannato all’ergastolo per la morte di Dodò Gabriele

Il provvedimento cautelare, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, Filippo Aragona, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha recepito integralmente gli esiti investigativi ottenuti dai militari al termine di una indagine, condotta dal giugno del 2021 al novembre del 2022, nel corso della quale sono state determinanti le dichiarazioni rese da tre collaboratori di giustizia, uno dei quali – Francesco Tornicchio – compare tra gli esecutori materiali dell’omicidio. Tornicchio è stato condannato all’ergastolo per la cosiddetta strage dei campetti nella quale venne ucciso per sbaglio il piccolo Dodò Gabriele, di 11 anni.

Castiglione ucciso per una lotta interna alla cosca Giglio

L’omicidio di Castiglione – ha raccontato il pentito – sarebbe maturato nel contesto di una lotta interna alla cosca Giglio, il cui controllo si estendeva dal Comune di Strongoli alle frazioni nord di Crotone. Fazio, che era tornato in libertà da alcune settimane dopo aver scontato dieci anni di reclusione per un altro omicidio avvenuto nella zona, quello di Michele Masucci, è stato arrestato questa mattina a Strongoli. Salvatore Giglio, invece, ha ricevuto la notifica dell’ordinanza cautelare nel carcere di Nuoro dove è recluso, mentre Lidonnici è stato arrestato in Germania, dove attualmente dimorava.

Attirato in una trappola e freddato con un colpo in testa

«Castiglione fu attirato in una trappola poiché gli fu detto che a casa di Peppe Fazio avrebbe avuto a disposizione droga che io avevo procurato. E quindi fu invitato». Così il collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio racconta, davanti ai pm della Dda di Catanzaro, le fasi dell’omicidio di Giuseppe Castiglione. Tornicchio – che si è autoaccusato del delitto – spiega che Castiglione «fu accompagnato da Luigi Lidonnici, prese la moto e si portò a casa sua; nel tragitto fu chiamato da Peppe Fazio che lo invitò a casa per le ragioni sopra descritte, quindi arrivato a casa, fu invitato nel retro dove era ubicato un piccolo magazzino. Ricordo che Castiglione – prosegue il collaboratore – fu invitato dietro casa del Fazio e io gli diedi una dose di eroina; mentre questi era intento a squagliare la dose, da dietro Fazio Peppe gli puntò la pistola alla testa e lo uccise. Poi caricammo il cadavere su una Fiat Ritmo bianca rubata (io feci una staffetta con la mia Renault Twingo per bonificare il percorso). Il cadavere fu trasportato e seppellito in un terreno tra Strongoli e Rocca di Neto. Nel 2002/2003 il cadavere fu spostato dal Fazio nei pressi del fiume Neto». (Agi)

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