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Lidi calabresi tra caro prezzi e rivoluzione, Giannotti: «Non temiamo la sfida»

Bilancio del responsabile regionale del Sindacato dei balneari sulla stagione 2023. E sul futuro: «Sia una riforma equa»

Pubblicato il: 01/09/2023 – 13:31
di Roberto De Santo
Lidi calabresi tra caro prezzi e rivoluzione, Giannotti: «Non temiamo la sfida»

LAMEZIA TERME Con la chiusura della stagione estiva alle porte è tempo di bilanci anche per uno dei settori che maggiormente subirà profonde trasformazioni a partire dall’anno prossimo. Si tratta del comparto balneari. Infatti, dopo che la Corte europea si è espressa negativamente sul rinnovo automatico delle concessioni demaniali ai gestori degli stabilimenti sulle spiagge, il 31 dicembre prossimo scadranno tutte le “licenze” e dal nuovo anno entrerà in vigore la disciplina prevista della Direttiva europea per l’attuazione del mercato libero. Una decisione in linea con la “direttiva Bolkestein” che vieta, tra l’altro appunto, il rinnovo automatico delle concessioni balneari.
Così le aree demaniali finora concesse per decenni agli stessi gestori, con un meccanismo di fatto automatico, andranno all’asta. Un meccanismo che permetterà ai vincitori eventualmente di subentrare ad esempio agli “storici” gestori degli stabilimenti balneari. Dunque una vera e propria rivoluzione per il settore e che metterà per questo a dura prova gli imprenditori impegnati in un comparto “strategico” del turismo con ripercussioni inevitabili anche in Calabria e sull’economia complessiva.
Gran parte degli stabilimenti anche nella regione sono a conduzione familiare. Stando ai dati, il 43% del totale ha come tipologia legale la società di persone a cui si sommano il 25% di ditte individuali. Solo il 29% ha come gestore una società di capitali ed il 3% è condotto da cooperative.
Da qui l’impatto elevato che la riforma del sistema di concessioni avrà sulla tenuta economica di una miriade di famiglie.
Ma l’estate che si avvia a concludersi è stata anche carica di polemiche per l’impennata dei costi che hanno colpito il turismo. A farne le spese gli ospiti di strutture turistiche, gli avventori di attività commerciali così come coloro i quali hanno usufruito di servizi dedicati. Ed anche la Calabria, seppure in maniera ridotta rispetto ad altre località più blasonate, ha risentito di questi aumenti che non hanno risparmiato i costi che hanno dovuto sostenere i turisti per ottenere un posto al sole in un lido.
Polemiche rispedite «al mittente» da Antonio Giannotti, responsabile calabrese del Sindacato italiani balneari (Sib) che al Corriere della Calabria sottolinea come viceversa gli imprenditori del settore subiscano «ingiustizie» per il pagamento di tasse e balzelli troppo elevati. Ma l’esponete del Sib traccia anche lo stato dell’arte del segmento produttivo che dovrà fare i conti con la rivoluzione del sistema delle concessioni demaniali.

Antonio Giannotti, responsabile calabrese del Sindacato italiani balneari

Presidente, l’estate 2023 è agli sgoccioli. Che bilancio potete fare della stagione?
«Questa estate, sebbene non ancora conclusa e di cui non abbiamo ancora i dati definitivi, non è stata sicuramente la stagione che ci aspettavamo. Alla base diversi motivi. Molte famiglie hanno dovuto fare i conti con la crisi economica ed hanno tagliato su alcune voci di spesa tra cui quelle legate alle vacanze. D’altronde l’aumento del costo della vita con l’impennata dei prezzi di beni di prima necessità e l’incremento dei tassi di mutui e prestiti hanno colpito particolarmente la fascia medio-bassa contraendo la domanda di servizi balneari. A questo si aggiunge il dato che i weekend del mese di giugno sono stati compromessi dal maltempo».

I prezzi per fittare un ombrellone e lettini sono aumentati anche in Calabria

Questa è stata l’estate della polemica sul “caro ombrelloni” e sull’impennata dei costi per usufruire dei servizi ai lidi anche in Calabria. Qualcuno ha parlato di speculazione, cosa replica?
«Il “caro ombrelloni”, soprattutto in Calabria, è una polemica che rispediamo al mittente. Non si può attaccare gratuitamente un’intera categoria laboriosa che con grandi sacrifici ha creato le proprie attività con cui sostiene le proprie famiglie. Ricordo che la stragrande maggioranza delle attività balneari in Calabria sono condotte da imprese familiari che hanno fatto crescere, non solo le proprie aziende, ma anche l’intero territorio, creando ottimi servizi, qualità ed un indotto. Oltre a garantire la pulizia dei litorali e la sicurezza dei bagnanti lungo le nostre spiagge. Per questo motivo, penso che la polemica del “caro prezzi” sia semplicemente un ingiustificato attacco ad un settore che in Calabria ha prezzi bassi e servizi variegati. Il turista può scegliere le strutture più idonee alle proprie esigenze ed anche al proprio portafoglio. Non credo sia corretto, prendere ad esempio i prezzi praticati in strutture turistiche come quella gestita da Flavio Briatore per attaccare l’intera categoria. Occorre tenere presente, infatti, che esistono centinaia di imprenditori balneari che, pur offrendo servizi eccellenti, praticano prezzi diversificati. La scelta è esclusivamente del turista».

I canoni demaniali cambieranno con l’avvio della “rivoluzione” del sistema di concessioni


Si parla anche che i canoni delle concessioni demaniali risultano bassi rispetto alle medie europee. Cioè che gli esercenti pagano somme relativamente contenute a fronte dell’incremento dei prezzi. È così?
«Sul tema premetto un aspetto fondamentale da non trascurare: i concessionari demaniali hanno sempre pagato quello che lo Stato ha richiesto. Detto questo, sottolineo che la mia categoria ed il mio sindacato non si sono mai sottratti ad un confronto serio anche per una revisione dei canoni. Partendo però da un dato oggettivo: un metro quadro di litorale da dare in concessione a Scalea non può essere paragonato – sotto il profilo della redditività – a Forte dei Marmi o ad altre località sicuramente più remunerative. Quindi siamo da sempre aperti ad un confronto per la revisione dei canoni più equi e più giusti. Però voglio anche sottolineare che le imprese balneari, a differenza di altre, corrispondono l’aliquota IVA al 22%. Ritengo che anche questa sia una grave ingiustizia visto che nel comparto turistico siamo gli unici a pagare una percentuale così alta. Alberghi e gestori di altre attività hanno un’aliquota fissata al 10%. Inoltre su di noi gravano tassazioni come Imu (pur non essendo proprietari del suolo), Tari, che ormai sono diventate spese spesso insostenibili per attività che di per sé non hanno grandi produzioni di rifiuti e sono attive per pochissimi mesi all’anno. Su questi aspetti noi non chiediamo di essere esonerati, ma che semplicemente venga applicata un’equa e giusta tassazione. Ad esempio, per quanto riguarda la Tari, occorrerebbe non utilizzare le tariffe “tabellari” ma quella “puntuale” così come ha stabilito più volte l’UE con le proprie direttive. Nell’ottica del principio che “chi più produce più paga”».

Quello che si prospetta per il prossimo anno sarà una vera e propria rivoluzione nel campo delle assegnazioni delle concessioni. Anche le aree calabresi saranno sottoposte a gara d’appalto. Ritiene che per gli imprenditori calabresi sarà una sfida o registra tra i suoi colleghi timori per il futuro?
«Queste novità a noi certamente non fanno paura, ma devono seguire le norme, il legittimo affidamento, riconoscendo le professionalità acquisite e rispettando la proprietà di impresa. Inoltre occorrerà rispettare le direttive europee e la stessa Bolkestein, dal momento che in Calabria non c’è scarsità di risorsa. Su questo punto mi piacerebbe approfondire, come spesso facciamo, in un dibattito serio, produttivo e scevro da bassa speculazione populistica, perché oltre a parlare del futuro di migliaia di imprese calabresi, si mette in gioco il futuro dell’offerta turistica di un’intera regione».

Il governo Meloni dovrà mettere mano ad una riforma complessiva del sistema di concessioni

Ed in particolare cosa chiedete alle istituzioni?
«Quello che noi chiediamo al governo e a tutti i portatori di interesse, è serietà nell’affrontare questa delicata materia. Certamente le imprese balneari calabresi, anzi tutte le attività turistiche sul Demanio marittimo, non possono più sopportare uno stallo ed una totale incertezza sul futuro che in questo momento stanno bloccando le innovazioni e gli investimenti. Per questo motivo stiamo aspettando dal governo questa legge di riforma. Siamo fiduciosi che il tavolo tecnico attivato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che si è riunito ormai tre volte, contribuisca ad una legge che finalmente garantisca e faccia sviluppare questo strategico ed importante settore per l’economia della nostra regione. Gli imprenditori calabresi sono pronti per una nuova stagione di investimenti, di sviluppo e di certezza per le proprie imprese. Siamo certi che una nuova legge debba essere equa e giusta. Lo si deve anche nei confronti di famiglie ed imprenditori che hanno sempre lavorato con onestà e sacrificio». (r.desanto@corrierecal.it)

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