SANTA SOFIA D’EPIRO Negli anni ‘70 a New York compaiono i primi murales. I graffittari riempiono le strade e i vicoli e con le loro bombolette spray, donando colori ai palazzi grigi della Grande Mela. Vere e proprie opere d’arte a cielo aperto. Anche il paese di Santa Sofia D’Epiro, in provincia di Cosenza, ha ceduto al fascino e al talento dei graffittari realizzando un Ylberi di colori. Il termine in albanese vuol dire arcobaleno, una infinità di sfumature cromatiche che rendono uniche le opere realizzate nel piccolo centro arebereshe. Il progetto avviato dal collettivo Gulìa Urbana è una vera meraviglia.
«Ci siamo resti conto che alcune zone del nostro territorio erano in qualche modo spente, penso ad alcune pareti di palazzi che affacciano sulle piazze, alle strade principali. Il primo esperimento è stato realizzato nel 2021, con i primi quattro murales a cura di artisti internazionali», racconta al Corriere della Calabria Daniele Sisca, sindaco di Santa Sofia d’Epiro.
Affidarsi ad artisti, seppur esperti, non è stato semplice. «Il primo esperimento ha avuto un successo straordinario, ma non le nascondo che abbiamo avuto un po’ di paura nel proporre un tipo di arte ancora non diffusa, nel nostro territorio». Una scommessa vinta? «Direi di si, tra l’altro siamo stati i pionieri e, dopo di noi, molte amministrazioni vicine hanno condiviso il nostro progetto». Tre anni dopo il primo intervento «abbiamo deciso di riqualificare altre aree, superfici, e siamo giunti quest’anno alla terza edizione». Oggi, sono 35 i murales che colorano il paese arbereshe. Che è diventato «un museo a cileo aperto».
Le opere si legano ai valori autentici della comunità. «Gli ultimi murales realizzati sono un inno alla cultura contadina, tipica del nostro territorio, un riferimento alla cultura arbereshe, e sono tanti i turisti e i viaggiatori che raggiungono Santa Sofia d’Epiro per ammirare da vicino queste straordinarie opere».
Sbaglia chi lega la cultura arebereshe al folklore. Le comunità arbereshe calabresi rivendicano la tutela e la valorizzazione delle tradizioni. «Queste comunità custodiscono un patrimonio. Per quanto riguarda Santa Sofia d’Epiro, mi preme citare il bellissimo museo del costume. Abbiamo il rito religioso greco-bizantino, un’altra particolarità. Le nostre chiese sono elegantissime, affrescate in maniera eccezionale, e poi ovviamente meritano una menzione i canti, gli usi, i costumi e le danze che ancora si conservano e si tramandano e che tanto attirano l’attenzione dei visitatori. Il primo cittadino cita le “Gjitonie”, un termine di origine greca che tradotto significa vicinato. «Una originale trama urbana inseriata armonicamente nel territorio». (f.b.)
(redazione@corrierecal.it)
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