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In migliaia ai funerali del musicista ucciso da un baby killer

La sorella di Giovanbattista Cutolo: «Napoli sei tu, non è Gomorra o Mare fuori»

Pubblicato il: 06/09/2023 – 20:53
In migliaia ai funerali del musicista ucciso da un baby killer

NAPOLI Quando la bara bianca con sopra il corno di Giogiò entra nella Chiesa del Gesù Nuovo sono da poco passate le 14, all’inizio dei funerali manca ancora un’ora, ma sia la Basilica che la piazza all’esterno sono già gremite da migliaia di persone: la città di Napoli si veste a lutto e si stringe alla famiglia di Giovanbattista Cutolo, il musicista di 24 anni ucciso sei giorni fa a colpi di pistola da un baby killer di 17 anni in seguito a una banale lite per uno scooter parcheggiato male a piazza Municipio. Il commiato è straziante per chi ha amato un giovane pieno di vita e di speranza: «Napoli sei tu, non è Gomorra, non è Mare fuori o il Boss delle cerimonie» scrive in una lettera Ludovica Cutolo, sorella di Giogiò che affida alla voce di un’amica le sue parole lette sull’altare mentre in Chiesa giungono, oltre agli amici di sempre, personaggi noti e istituzioni. C’è il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ma anche il titolare dell’Interno, Matteo Piantedosi, che al suo arrivo saluta con un lungo abbraccio la madre di Giovanbattista, Daniela Di Maggio.
«Domani andrò dalla Premier Meloni che mi è molto vicina, la morte di mio figlio deve servire al riscatto dell’umanità» dirà la donna al termine della funzione che ha seguito accanto proprio a Piantedosi e al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. In prima fila anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e poi, tra gli altri, Sergio Costa, Pina Castiello, Roberto Speranza, Francesco Emilio Borrelli, Annarita Patriarca, Bruna Fiola e Loredana Raia. «Napoli ha bisogno di giustizia, di pace, di vita, di speranza, ha bisogno di voi» dice invece dal pulpito l’arcivescovo di Napoli, Mons. Domenico Battaglia, che presiede la cerimonia. Durante l’omelia don Mimmo si rivolge agli amici di Giogiò, fotografa la realtà e le debolezze di una città in cui «sono ancora troppi i silenzi che fanno male», ma poi invita i giovani a non scappare: «Restate e seminate tra le pietre aride dell’egoismo e della malavita il seme della solidarietà, il fiore della fraternità, la quercia della giustizia». Un incoraggiamento che viene accolto anche da Gaetano Manfredi, orgoglioso della vicinanza mostrata dalla sua città «che ha risposto con un grande popolo che ci dà grande speranza». «Dobbiamo fare di tutto per mobilitare le coscienze delle persone, ci vuole un grande impegno morale, ci vogliono fatti concreti – aggiunge il sindaco di Napoli parlando con i giornalisti a margine della funzione -. Ognuno nel suo ruolo deve assumersi sempre più responsabilità, io sono fiducioso che questo possa avvenire e oggi abbiamo avuto tanti segnali in questa direzione. I nostri giovani, per restare qui, devono avere anche delle opportunità. Il nostro impegno, l’impegno delle istituzioni, l’impegno di tutti, è di costruire le opportunità per fare in modo che i ragazzi restino nella nostra bellissima città». Una città che saluta per l’ultima volta il figlio che non ha saputo difendere: l’Inno alla Gioia, eseguito dai musicisti dell’Orchestra Scarlatti e del Conservatorio San Pietro a Majella, accompagna l’uscita del feretro dalla chiesa. Gli amici di Giogiò portano in spalla la bara bianca accolta dal lungo applauso di piazza del Gesù. Nei volti della gente, il dolore di una morte senza spiegazione, è accompagnato dalla voglia di riscatto e dalla speranza di un futuro diverso.

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