STRONGOLI (KR) Un ristorante a Padova, lontano dalla terra di origine, per lasciarsi andare a nuova linfa e vitalità, in un’oasi verde, ma anche per festeggiare il mezzo secolo dell’azienda fondata da papà Roberto a Strongoli e che con la figlia Caterina ha ottenuto la Stella Michelin.
Il Golf Club Padova, fondato nel 1962, è il più antico della città veneta e con le sue 27 buche è immerso nel parco regionale dei Colli Euganei, a due passi dalla seicentesca Villa Barbarigo non lontano dal bacino termale di Abano e Montegrotto: è il posto ideale per chi ama coniugare sport, arte, benessere e soprattutto natura. E, tra un mese, anche la cucina stellata con le radici in Calabria.
Il ristorante si chiamerà “Graya” che in arbëreshë (Roberto è originario di San Nicola dell’Alto, uno dei centri dell’enclave albanofona del Crotonese) significa donna, una parola dialettale da cui ha preso il nome anche uno dei vini di punta dell’azienda, il Grayasusi: un rosato da uve Gaglioppo molto amato e premiato dalla critica enologica.
Perché questa nuova avventura? «Ceraudo da tempo diversifica le proprie attività – spiegano dall’azienda – e la gestione del ristorante del Golf Club Padova rientra nella più ampia strategia aziendale attraverso la quale il know-how acquisito viene messo a sistema a beneficio di ulteriori iniziative imprenditoriali. Questa nuova avventura non nasce, quindi, per caso ma è il frutto di un’attenta valutazione effettuata rispetto a diverse opportunità avute; certo è che la possibilità di valorizzare il contesto con lo sport e il cibo sano, hanno rappresentato le ragioni per le quali dal 6 ottobre 2023 il ristorante aprirà le sue porte al pubblico».
Il Golf Club aprirà per l’occasione anche il suo relais, situato al secondo piano della club-house. Sette camere con vista sui fairways e green di uno dei più bei percorsi del nord d’Italia.
Caterina Ceraudo, alla guida della cucina di Dattilo a Strongoli, stella verde Michelin, ha già ideato le proposte culinarie per il “Graya” che avranno come filo conduttore i capisaldi della sua cucina: semplicità, stagionalità, territorialità ed ecosostenibilità; idee che saranno eseguite da Sante Longo e Cristian Vuono, gli executive chef.
«Dopo anni di consolidamento delle attività di Ceraudo e Dattilo, abbiamo deciso che era arrivato il momento di diversificare – afferma Caterina –. Da qualche anno infatti abbiamo ampliato il nostro business dando vita a nuovi progetti come la linea “Naturalmente” composta da succhi di frutta e marmellate, tutti provenienti dall’azienda agricola della famiglia, e il nuovo Vermouth Giacobini. L’apertura di Graya all’interno del Golf Club di Padova nasce con la stessa ottica di crescita e di sviluppo delle nostre competenze e della nostra storia».
Caterina Ceraudo, classe 1987 è dal 2012 alla guida della cucina di Dattilo, sito all’interno dell’azienda agricola Ceraudo, di proprietà della famiglia dal 1973. La grande passione di Caterina per la cucina si concretizza nel 2006 al ritorno dalle vacanze scolastiche, quando da Dattilo inizia ad occuparsi della carta vini, prestando inoltre servizio in sala. Un esercizio grazie al quale impara a conoscere i gusti del cliente e con cui inizia ad interagire, proponendo anche i vini dell’azienda del padre. Nel 2011 si laurea in enologia presso l’Università degli studi di Pisa. Grazie al suo background nel mondo vinicolo è in grado di studiare perfetti abbinamenti con i vini dell’azienda di famiglia, fondata dal pioniere del bio in Calabria, papà Roberto.
Caterina è una ragazza silenziosa, con una volontà di ferro: nel 2012, prima di indossare definitivamente la giacca da cuoca, frequenta la Scuola di Alta Formazione di Niko Romito a Castel di Sangro in Abruzzo. È da Niko che impara il rispetto per il cibo e per la sua naturale provenienza, dalla nascita e crescita di ogni ingrediente fino alla sua trasformazione nel piatto. Una cucina di pochi elementi quella di Caterina che esalta i sapori semplici, equilibrata e leggera, con tecniche di cottura che mantengono inalterate le proprietà della materia prima, dall’antipasto al dolce. Una cucina tradizionale, ma al passo coi tempi, dove sperimentazione di consistenze, temperature e abbinamenti, legano perfettamente con ricette e ingredienti tipici.
Una cucina che in Calabria potrebbe essere considerata controcorrente, ma non è certo il coraggio che manca a Caterina che è divenuta anche mamma di Alice e Anita, alternandosi così, tra i fornelli e la vita professionale, con un costante impegno verso la qualità e la ricerca dei sapori della Calabria più vera ed autentica.
È Donna chef dell’anno per ben due volte, la prima nel 2016 secondo Identità Golose, la seconda nel 2017, per la guida Michelin e sempre la Michelin, nel 2021, le attribuisce la stella green, colore che evidenza gli chef impegnati in una gastronomia più sostenibile. (euf)
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