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“Maestrale Carthago”

La ‘ndrangheta e l’Asp di Vibo. Il medico che «si definisce uomo d’onore»

I presunti legami di Cesare Pasqua, ex capo dipartimento di prevenzione, con le cosche Mancuso e Fiarè. «Prendeva le mazzette»

Pubblicato il: 07/09/2023 – 15:58
di Fabio Benincasa
La ‘ndrangheta e l’Asp di Vibo. Il medico che «si definisce uomo d’onore»

VIBO VALENTIA Gli importanti risvolti su alcuni omicidi, Maria Chindamo e Angelo Corigliano, occupano una parte importante della inchiesta “Maestrale Carthago” coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta – questa mattina – dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia. Dalle indagini però emergono anche ipotesi relative agli «strettissimi collegamenti tra alcuni pubblici funzionari ed esponenti della ’ndrangheta». E’ quanto accaduto nell’Asp di Vibo Valentia ad attirare l’attenzione di chi indaga. Si tratterebbe di relazioni che avrebbero determinato il condizionamento delle attività dell’ente pubblico per perseguire interessi privati e mafiosi. L’accusa è pesante e non risparmia professionisti, come Cesare Pasqua (per il quale sono stati disposti gli arresti domicliari) «rispetto al quale è emerso che lo stesso fosse legato a Luigi Mancuso ed alla locale di Limbadi». Il nome dell’ex capo dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia era già finito al centro di una inchiesta delle Iene (leggi qui). Del manager parlano alcune persone intercettate, nel corso di una cena. I commensali discutono dello scioglimento dell’Asp vibonese «causato dalla presenza di Pasqua e dai suoi collegamenti con la criminalità organizzata» e sul punto l’ipotesi degli interlocutori è lapidaria: «La faranno sciogliere un’altra volta (…) all’indomani di quando sono arrivati i commissari antimafia i primi che hanno cacciato sono stati Pasqua e Massara».

La chiusura dei punti cottura

Nel corso di un’altra cena emergono altre conversazioni ritenute dall’accusa rilevanti «ai fini della dimostrazione dei collegamenti di Pasqua con la criminalità organizzata e della sua influenza all’interno dell’Asp in qualità di Dirigente del Servizio di Prevenzione». Un interlocutore informa i presenti dei problemi generati dalla chiusura dei punti cottura per i nosocomi di Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno, riferendo però di essere riuscito a garantire i pasti ai degenti, attraverso l’utilizzo dei punti cottura di un’altra società. La conversazione prosegue e si parla di uno scontro sorto in direzione sanitaria. «Il dissidio nasce da un esposto pervenuto sul conto di Pasqua» e trattato congiuntamente dagli altri due soggetti coinvolti nel presunto litigio. Dopo la segnalazione, Pasqua è stato sospeso con il blocco dello stipendio. L’ufficio del personale, tuttavia, a distanza di un mese darà un parere totalmente opposto, reintegrando il medico che «ben consapevole di arrecare un danno non indifferente all’azienda sanitaria, procedeva alla chiusura dei punti cottura, al fine di agevolare un altro soggetto che risulta imputato in un processo con l’accusa di associazione mafiosa quale partecipe del locale di ‘ndrangheta di Limbadi e sodale di fiducia di Luigi Mancuso».

La promessa di voti

Il castello accusatorio, con al centro il medico vibonese, si regge anche sulla presunta ricerca di sostegno elettorale dell’indagato a favore del proprio figlio. A tal proposito, vengono richiamate le conversazioni con Domenico Colloca «esponente dei clan mafiosi di Mileto» e i rapporti stretti con Gregorio Coscarella, «altro esponente della ‘ndrangheta di Mileto, aventi ad oggetto la promessa di voti per il figlio candidato per le elezioni regionali in cambio dell’omissione di controlli sulle aziende di Colloca, impegnate nelle mense ospedaliere». In tali dialoghi lo stesso Pasqua «si autodefinisce uomo d’onore». Il medico avrebbe consentito alla società riconducibile a Colloca «di inserirsi nel settore della gestione delle mense ospedaliere, assicurandole l’immunità da controlli e ispezioni». Per rendere concreto il presunto favore, l’ex manager dell’Asp vibonese avrebbe operato «la progressiva chiusura dei punti di cottura di Tropea e Vibo Valentia il 3 gennaio 2017 e il 26 febbraio 2016 e Serra San Bruno il 17 luglio 2018 affinché questa società si vedesse costretta a proseguire l’attività oggetto dell’appalto non più direttamente, ma tramite la società del Colloca» (ricorrendo allo strumento contrattuale del subappalto che però era vietato dal capitolato).

Le dichiarazioni dei pentiti

Sulle relazioni di Pasqua Cesare con la ‘ndrangheta, secondo l’accusa, sarebbero rilevanti le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Emanuele Mancuso e Bartolomeo Arena. Quest’ultimo indica la funzione svolta da Pasqua nell’azienda sanitaria vibonese e sostiene di essere a conoscenza che per rilasciare le autorizzazioni rientranti nelle sue competenze richiedeva delle tangenti. «Lavorava all’interno dell’Asl nell’ufficio che rilasciava le autorizzazioni per l’apertura di nuovi esercizi commerciali. So che per concedere queste autorizzazioni percepiva delle “mazzette”. E’ un soggetto che era molto legato a Pantaleone Mancuso detto “Vetrinetta ” e sono a conoscenza del fatto che era supportato da tutti i Mancuso in occasione delle consultazioni elettorali in cui si è candidato». Il collaboratore prosegue. «Anche il figlio, che io sappia, in più circostanze è stato notato con persone legate ai Mancuso ed in particolar modo con il figlio di “Vetrinetta”». I fatti narrati, il pentito dice di averli appresi dallo zio Domenico Camillò e da Enzo Barba. A proposito dell’impegno elettorale, nell’indagine finisce una intercettazione nella quale due soggetti discutono sul punto. «La campagna elettorale loro la fanno, la stanno facendo». «Chi i Mancuso?», «Eh la maggior parte…tu vedrai quanti voti prenderanno». Anche Emanuele Mancuso conferma di essere a conoscenza del legame tra il professionista e il clan di ‘ndrangheta di Limbadi.

I presunti legami con la cosca Mancuso

Sui presunti rapporti di Pasqua con la mala vibonese, sono ritenute rilevanti le dichiarazioni rese da due dirigenti dell’Asp datate novembre e dicembre 2014. Il racconto cita il sequestro di un ingente quantitativo di alimenti effettuato dai Carabinieri di Catanzaro in un supermarket di Vibo Valentia, Cesare Pasqua sarebbe intervenuto insieme ad un altro medico per «insabbiare il tutto a causa dell’interessamento di Luigi Mancuso in tale vicenda». Due interlocutori parlano al telefono e commentano l’accaduto. «E mi hanno detto, mi hanno detto, che tutto questo è stato fatto perché è intervenuto il boss, Luigi Mancuso, che era amico di questi, di questa industria la sai questa storia?», chiede un soggetto e l’altro risponde: «Ma secondo te è vero che Luigi Mancuso gli dice: “Fammi questo ” e lui lo fa?». La risposta: «Per la miseria, ma tu stai scherzando!».

I presunti legami con la cosca Fiarè

E’ ancora una conversazione intercettata a dare impulso alle indagini sul presunto legame del medico anche con la cosca Fiarè. «Lui è legato… purtroppo è legato a persone poco raccomandabili,», «Ma sempre ti riferisci ai Mancuso e ad altri…» «ai Mancuso e ai Fiarè. Tu sai da chi è gestito… sai da chi è gestito…».
«I rapporti tra Pasqua e la cosca Fiaré sono emersi anche da una conversazione tra Francesco Fiaré e i fratelli Giuseppe e Antonio D’Amico (entrambi imputati del delitto di associazione mafiosa) avente ad oggetto una pratica amministrativa relativa all’apertura di un frantoio».

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