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Artigianato addio, la scomparsa silenziosa delle botteghe in Calabria

Spariti in 10 anni 5.303 piccoli artigiani nella regione. Barbalace: «Con loro vanno via storia, cultura, tradizione»

Pubblicato il: 10/09/2023 – 12:30
di Roberto De Santo
Artigianato addio, la scomparsa silenziosa delle botteghe in Calabria

CATANZARO Sulla via del tramonto. I vecchi mestieri artigianali sembrano essersi avviati verso l’estinzione. Via via negli anni quelle botteghe che animavano città e piccoli borghi hanno chiuso. Impoverendo ancor di più il tessuto produttivo soprattutto delle aree interne, già alle prese con un processo di spopolamento continuo. Un fenomeno che sembra allo stato irreversibile e che sta facendo strage di quella costellazione di attività che garantivano servizi diffusi e occupazione sui territori. Dal calzolaio, al sarto passando da fornai e orologiai. Un microcosmo fatto di persone fisiche che garantivano sostentamento alle famiglie e che progressivamente sta svanendo. Nell’indifferenza generale.
Ed i dati in questo senso sono impietosi, in dieci anni si sono volatilizzati in Italia 325mila artigiani, tradotto in termini percentuali, significa che dal 2012 (anno, preso ad esame dall’ultimo studio della Cgia di Mestre) ad oggi sono venuti a mancare il 17,4 per cento di queste figure finora fondamentali per i cittadini.
Stando al report, si è passato da 1.866.904 piccoli artigiani di dieci anni addietro a 1.542.299. Un patrimonio di professionalità che si va perdendo e che non viene ereditato neppure dalle nuove generazioni. Per gli analisti della Cgia di Mestre infatti, «i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore». Occasioni perse di autoimprenditorialità che stridono con contesti economici – come quello calabrese – particolarmente affamati di iniziative per creare lavoro vero. E in cui il tasso di disoccupazione raggiunge punte da record.

I dati calabresi


E la Calabria, seppure in misura minore rispetto al resto del Paese, assiste alla scomparsa progressiva di quella miriade di attività artigianali che popolavano l’intero territorio. Ne sono testimonianza le tante, troppe saracinesche abbassate nelle cittadine calabresi. Ancor più evidenti nei piccoli borghi delle aree interne della regione dove questa rete di attività garantiva anche la tenuta del tessuto sociale del territorio.
Stando ai dati Inps elaborati dall’ufficio studi della Cgia, in dieci anni sono svaniti nel nulla in Calabria 5.303 artigiani.
In particolare si è passato da 40.310 figure professionali che dedicavano tempo e risorse per garantire servizi alle persone a 35.007 del 2012. Numeri che si traducono in termini percentuali, in una perdita di oltre tredici punti. Un tasso, come si diceva, inferiore alla media nazionale e dell’area del Sud Italia e soprattutto lontano dall’emorragia registrata nel Nord del Paese, dove la percentuale di attività artigianali garantite dai maestri. sparite in dieci anni ha raggiunto punte del 18 per cento.
Dati che se da un verso dimostrano una certa capacità di resilienza del settore artigianale in Calabria a sopravvivere agli eventi, dall’altro non riducono la portata del fenomeno che anche per questo territorio si sta trasformando in una desertificazione del comparto.

Barbalace: «Senza attenzioni Made in Calabria a rischio»

«Senza le giuste attenzioni ed i sostegni tesi a far innovare queste realtà ed aiutarle a competere, per loro è difficile proseguire». Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Calabria, analizza il fenomeno della scomparsa progressiva di botteghe e laboratori di artigianato nella regione. Si tratta per lo più. Sottolinea l’esponente di categoria. della chiusura di attività legate all’«artigianato artistico». «Molte piccole botteghe abbassano la saracinesca – denuncia a questo proposito – e con loro vanno via storia, cultura, tradizione

Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Calabria,

I dati indicano che è in atto da anni una vera e propria emorragia dei piccoli artigiani. Anche in Calabria sono sempre più le botteghe che hanno abbassato la saracinesca. A cosa attribuire questo fenomeno?
«Guardando ai dati dall’Osservatorio Mpi di Confartigianato Calabria, non posso che confermare questa circostanza sebbene con alcune precisazioni. Se analizziamo i dati in valore assoluto degli ultimi dieci anni, il numero di imprese artigiane è diminuito, perdendo diverse posizioni. Anche i dati della Confartigianato di Mestre (CGIA) su questo sono chiari. Dall’altro però occorre evidenziare che tale riduzione si è avuta fino al 2020, anno dal quale si registra una lieve ripresa, tanto che nel 2021 abbiamo trovato l’aumento di un +1,62% e nel 2022 un altro lieve aumento sebbene contenuto: parliamo, infatti, dello 0,62%. In valore assoluto siamo passati da 32.512 imprese artigiane iscritte in Calabria nel 2021 a 32.897 del 2022. Purtroppo però quello che diminuisce in termini maggiori è l’artigianato artistico: molte piccole botteghe abbassano la saracinesca e con loro vanno via storia, cultura, tradizione. È un grido di allarme che Confartigianato in Calabria ha lanciato da tempo soprattutto con le istituzioni che per lungo tempo sono state troppo disattente al settore. Oggi però dobbiamo anche rilevare che qualcosa è cambiato. Da un lato il mercato ha riscoperto da alcuni anni il valore e l’importanza di un prodotto artigianale bello e ben fatto. Questo vale soprattutto per quelle botteghe che sono riuscite nel tempo anche ad innovarsi per stare al passo con i tempi. Dall’altro siamo riusciti a fare comprendere anche alle istituzioni l’importanza del comparto ed il fenomeno in atto e dunque la necessità di sostenerlo. Tanto è vero che dal 2019 sono state messe in campo alcune azioni a supporto ed anche il presidente Occhiuto con la sua Giunta ha preso contezza della problematica, tanto è vero che hanno dedicato all’artigianato artistico proprio una misura ad hoc. Senza i giusti sostegni economici che possano consentire alle piccole botteghe di innovarsi e quindi di competere con il resto del Paese ed il giusto accompagnamento sui mercati, per gli artigiani è difficile proseguire». 

Ed emerge anche che l’attrazione dei giovani ad aprire piccole attività in Calabria è sempre minore. Il mestiere dell’artigiano sta scomparendo?
«Purtroppo scontiamo anni di disattenzione da parte delle istituzioni tutte, di cui oggi nostro malgrado ci troviamo a raccogliere i frutti amari. Partiamo però dalla generale considerazione che ci troviamo di fronte a quello che viene definito “inverno demografico”, ovvero alla decrescita di consistenza delle classi più giovani, che certo non favorisce l’inserimento dei nostri ragazzi nel mondo nel lavoro. La Calabria è una regione che invecchia e i giovani emigrano all’estero. In generale vi è comunque una difficoltà nella nostra regione più che in altre di avvio e gestione di impresa per le tante problematiche conosciute, dal credito ai trasporti alla concorrenza sleale. Il lavoro artigiano in senso stretto sta scomparendo perché non si è creato e sostenuto nel tempo un ricambio generazionale. Su questo ha inciso anche una politica e una cultura tesa a considerare gli artigiani quasi un mestiere di serie B. Negli ultimi anni, ripeto, il valore dell’artigianato è stato riscoperto, anzi oggi quasi spesso si abusa del termine. Sono fiducioso che lavorando anche con le scuole i giovani possano concretamente riavvicinarsi al settore, sempre che siano mantenuti gli strumenti e i sostegni perché un giovane artigiano possa crescere nella nostra regione. Oggi ci sono».

Eppure il recupero di questo genere di attività – ancora importante per la società – potrebbe contrastare la fuga dei giovanissimi dalla Calabria?
«Sì, ne siamo convinti. Potrebbe concretamente, se si creassero i giusti presupposti, offrire un’alternativa ai tanti giovani inoccupati della nostra regione». 

Molte botteghe hanno chiuso i battenti da anni impoverendo i centri storici calabresi

La chiusura degli esercizi soprattutto nelle aree interne finisce per facilitare la scomparsa dei borghi. E la Calabria in questo senso rischia qualcosa in più.
«Le botteghe artigiane sono quelle che raccontano la storia, la tradizione, la cultura di un territorio e possono servire ad attrarre il turista proprio perché raccontano il territorio attraverso il prodotto che viene realizzato. I segreti e le tecniche di lavorazione dei prodotti artigianali rappresentano un patrimonio che andrebbe preservato e trasmesso provando a coniugare innovazione e tradizione. Sono molti i piccoli centri in Calabria che rischiano di spopolarsi e sono convinto che con una attenta politica di sviluppo delle aree interne e dei borghi che punti sui giovani e sulle attività artigianali si potrebbe intervenire in maniera più incisiva. su questo fenomeno, dando una prospettiva di sviluppo ai nostri giovani ma anche all’intere comunità che popolano quei territori. Su questo abbiamo lanciato lo scorso anno un progetto sperimentale: si tratta del progetto “Fado” (Fabbrica artigianale diffusa e ospitale). Un progetto che mette in correlazione le produzioni artigianali identitarie con la comunità locali. Incentivando e realizzando un sistema produttivo diffuso di fatto che diventa anche un percorso di conoscenza ed esperienza».

Ed a svanire ci sono anche le piccole imprese familiari. Quelle che si tramandavano i mestieri. Anche in questo senso la Calabria sta perdendo molto?
«Vale quanto detto prima sulla scarsa attrazione che nel tempo il mestiere artigiano ha avuto per i giovani non adeguatamente supportato e sostenuto. È ovvio che un padre di famiglia, titolare di una bottega artigiana, piccola e con grande fatica portata avanti, aspira per il proprio figlio ad un futuro più sereno, anche se in cuor suo certamente amareggiato per non poter tramandare il proprio sapere. Il giovane artigiano che subentra nella struttura familiare ha bisogno di fare investimenti per coniugare l’esigenza di mantenere le tradizioni e nello stesso tempo di competere con i mercati oggi sempre più esigenti. Per evitare questo, non vorrei esser ripetitivo, ma occorre una seria presa di coscienza del fenomeno e correre ai ripari prima che il made in Italy ed il made in Calabria, apprezzato e conosciuto da tutti nel mondo, scompaia sostituito da prodotti in serie che di artigiano hanno solo il nome». (r.desanto@corrierecal.it)

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