CATANZARO Il dolore, immenso, per una ferita del passato che non si è ancora rimarginata e forse mai si rimarginerà, e un monito per il futuro, il nonio a non violentare l’ambiente. Come adesso, 23 era una notte tra un sabato e una domenica e fu una notte che Catanzaro e la Calabria non dimentica più, non dimentica mai. Come adesso, nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2000 l’esondazione del torrente Beltrame, provocata da un’alluvione frutto di di due giorni ininterrotti di pioggia sostenuta, travolse il camping “Le Giare” che ospitava una cinquantina tra operatori dell’Unitalsi e disabili, provocando la morte di 13 persone e segnando per sempre la storia di questa terra. A perdere la vita in quella drammatica notte furono Ida Fabiano, Serafina Fabiano, Mario Boccalone, Raffaele Gabriele, Paola Lanfranco, Iolanda Mancuso, Giuseppina Marsico, Franca Morelli, Rosario Russo, Antonio Sicilia, Salvatore Simone, Concetta Zinzi e infine Vinicio Caliò, il custode del camping, giovane conosciutissimo e amatissimo da tutta Catanzaro: il corpo di Vinicio Caliò non è mai stato restituito e questo rende ancora più doloroso il ricordo di quella tragedia che sconvolse tutta l’Italia, che ripropose drammaticamente il tema della scarsa cura del territorio, tema oggi addirittura più attuale e urgente di allora.
Sul piano giudiziario un approdo è stato raggiunto, con le condanne in Cassazione, con l’accusa di omicidio colposo, del proprietario del camping, di un funzionario dell’Agenzia del territorio e di un funzionario della Regione Calabria, ma ci sono ancora tante zone d’ombra, che probabilmente non si potranno più spazzare via (la più pesante risponde all’interrogativo del perché quel camping era lì, nel greto di un torrente), e poi rimpianti e disillusioni. Resta in tutta la sua drammaticità la sensazione di una tragedia che forse poteva essere evitata, una tragedia che comunque continua a interrogare tutti per come disse l’allora arcivescovo di Catanzaro, monsignor Antonio Cantisani, ai funerali carichi di emozione ai quali prese parte anche l’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi: «Di chi è la colpa?», si chiese il presule ricordando che «Dio ci ha donato la libertà di creare e non di distruggere». Oggi, a distanza di 23 anni, dunque, la tragedia del camping Le Giare è una ferita eterna ma anche un monito, un allarme continuo e quasi disperato. Una tragedia che fece vedere due Calabria: quella straordinaria dei volontari e quella dei poteri pubblici che mostrarono anche in quell’occasione il loro volto freddo e distaccato.
Sul luogo dell’alluvione che 23 anni fa causo la morte di 13 persone all’interno del camping “Le Giare”, autorità militari, religiose e civili parteciperanno alla deposizione di una corona di fiori nei pressi delle stele installata negli anni scorsi a ridosso del torrente Beltrame, in ricordo delle vittime. Saranno presenti tra gli altri: il prefetto Catanzaro Enrico Ricci, il questore di Catanzaro Paolo Sirna, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro- Squillace Mons. Claudio Maniago, il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro colonnello Giuseppe Mazzullo, il sindaco di Soverato Daniele Vacca e i vertici delle autorità militari e religiose territoriali. (redazione@corrierecal.it)
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