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Un mese con i resti del Mig libico nel cuore della Calabria: «Era ancora integro…»

Il dubbi del superteste Linguanti, ex maresciallo dell’Aeronautica, sulla vicenda dell’aereo schiantatosi in Sila in relazione alla strage di Ustica

Pubblicato il: 10/09/2023 – 17:46
Un mese con i resti del Mig libico nel cuore della Calabria: «Era ancora integro…»

LAMEZIA TERME Giulio Linguanti oggi ha 87 anni, 43 dei quali passati a convivere con uno dei più grandi misteri d’Italia: la strage di Ustica del 27 giugno 1980 con tutto il carico di misteri che ancora si porta dietro e che sono stati di nuovo risollevato di recente dall’intervista di Giuliano Amato. Linguanti è un ex sottufficiale dell’Aeronautica, di stanza a Bari, e fu il primo del suo corpo ad arrivare – il 18 luglio del 1980 – in Sila, nel cuore della Calabria, dove si era da poco schiantato un Mig libico con il suo pilota, un episodio che in tanti ricollegano in realtà a quanto avvenuto a Ustica al DC9 con l’abbattimento deo volo Itavia. Linguanti ne parla in un’intervista a “Repubblica” nella quale conferma i dubbi sulla temporalità di tutta la vicenda, propendendo per la contemporaneità dei due fatti e dunque – indirettamente – per la ipotesi di una battaglia nei cieli di Calabria quella tragica tarda serata del 27 giugno 1980. «Questa storia per me è stato un tormento, 43 anni di tormento», dice Linguanti, affetto da due glaucomi che gli hanno fatto perdere la vista. «Quando ho ascoltato le parole di Giuliano Amato a Repubblica, ho pensato: finalmente. Magari – sostiene Linguanti – quando andrò anche io in cielo, dovessi incontrare anche uno solo di quegli 81 poveretti che stavano sull’aereo, non mi sputeranno in faccia. Per aver visto. E non aver fatto nulla».

«Quell’aereo non era caduto lì»

Linguanti dunque arriva il 18 luglio 1980 in Sila dove si era schiantato il Mig libico: secondo le sentenze italiane fu un incidente, ma secondo altri no, secondo l’allora presidente Spadolini «chiave «per risolvere il giallo di Ustica», chiave che Linguanti ha. «Un pomeriggio il mio superiore colonnello Tramacere mi disse “Linguanti, in Calabria è caduto un aereo, Roma vuole sapere, vai lì e non ti muovere…”. Io con il Mig ci sono stato un mese. Era in un dirupo, lungo quasi due chilometri, e si trovava a metà. Era incastrata questa carcassa e sembrava quasi intera, come fosse un camion rivoltato. Quando la vidi per la prima volta – racconta l’ex maresciallo dell’Aeronautica a Repubblica – pensai: come fa a essersi schiantato in un dirupo ed essere integro? Quando lo raggiungemmo a piedi ebbi la conferma che ci stavano prendendo in giro: quell’aereo non era caduto lì. E soprattutto il pilota non era morto da 24 ore come dicevano». Per Linguanti perizie e sentenze «sbagliano, io ho visto tutto con i miei occhi. L’aereo sembrava essere stato scaricato da un mezzo pesante, preso chissà dove e portato lì. Ma soprattutto il cadavere, ne ho visti tanti e quello puzzava da stare male, era in avanzato stato di putrefazione. Stava lì da almeno due mesi».

«Il Mig è stato abbattuto insieme al Dc9»

Linguanti poi specifica di avere avuto «una ulteriore conferma della mia sensazione: «Nella fusoliera c’erano fori di proiettile di circa 3 centimetri. Tornando in macchina verso il paese lo dissi a un mio superiore: “Ha visto quei fori?”. Lui girò la testa, guardò verso il cielo e disse “Chissà da che parte è arrivato questo aereo”…». Capii subito che di quella faccenda dei fori era meglio non parlare. Ma capii anche un’altra cosa, su cui non ho dubbi: il Mig matematicamente è stato abbattuto insieme al Dc9 la sera del 27 giugno». Linguanti inoltre riferisce che nessuno gli ha detto di non parlare di quello che aveva visto: «Non potevano perché appunto avevo visto, nessuno poteva immaginare che un aereo che si schianta contro la roccia resta intatto». Infine, l’ex maresciallo dell’Aeronautica ringrazia il giudice istruttore Rosario Priore «perché mi ha salvato la vita, perché mi ha trovato tardi, dopo 9 anni, se avesse saputo subito che potevo essere un testimone importante mi avverrebbero fatto fuori come è successo a molti altri…». (c. a.)

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